La crisi, se la conosci la risolvi

Nell'interpretazione dell'attuale sconquasso economico si scontrano due scuole di pensiero, quella che ritiene che derivi da un problema di offerta e quella che al contrario pensa che la causa sia un gap della domanda. Ne derivano ovviamente soluzioni diverse

Premessa - Attualmente il favore popolare va al cosiddetto decisionismo, che può anche significare "sbagliare ad altissima velocità". Se la finanziaria non fosse stata deliberata in 9 minuti e mezzo, ora vi sarebbero stati margini di manovra per adattarla ai nuovi eventi... Il Parlamento non è più sede si dibattiti. E' ridotto ad "aule sorde e grigie" (Mussolini è presente anche fisicamente). Ma anche se ciò avvenisse non lo sapremmo mai per il ferreo controllo delle televisioni, accresciuto dalle auto-censure. Basti pensare alle ore dedicate ai Brunetta di turno, mentre gli interventi delle opposizioni, ridotti a un paio di minuti, sono opportunamente mutilati, così da renderli incomprensibili. Forse questo giornale può svolgere il ruolo di campo di battaglia di idee su problemi e scelte, che condizioneranno le nostre vite ed ancor più quelle dei nostri figli. Ho quindi deciso di fornire una traccia di problemi e soluzioni alternative, intorno alla quale mi auguro si accenda un proficuo dibattito.

 

Diagnosi della crisi mondiale - Gli interventi che i vari governi si accingono ad adottare rappresentano la terapia che discende dalle diverse diagnosi della crisi mondiale. Sintetizzando all'estremo possiamo individuare due diagnosi differenti.

1) Secondo la prima, il sistema soffre di una debolezza strutturale (finanziaria, organizzativa, in termini di costi, etc.) dal lato dell'offerta, e cioè dell'apparato produttivo compresi gli intermediari finanziari (supply side).

2) Secondo un altro filone diagnostico, la crisi trae origine - non da ora, ma i nodi sono venuti al pettine - da un gap della domanda globale, nei singoli paesi e fra gruppi di paesi (demand side). Il fenomeno è soprattutto imputabile ad una maldistribuzione del reddito, come chi scrive ha sostenuto in altro articolo.

 

Diagnosi supply side e relative terapie - Chi crede che la crisi derivi principalmente dal crollo del castello finanziario e dalla bassa produttività, nonchè dai costi delle strutture produttive, suggerisce, soprattutto in Italia, questo tipo di interventi.

- Garanzia pubblica sui depositi bancari e sui crediti alle imprese.

- Modifiche dei meccanismi contrattuali.

- Detassazione degli straordinari e dei premi di produttività.

- Ingresso di capitali pubblici nelle imprese in difficoltà, sia bancarie che industriali, compresi, con alcune cautele, i cosiddetti fondi sovrani.

- Investimenti in infrastrutture.

 

Diagnosi demand side e relative terapie - Se si ritiene che la crisi affondi le sue radici in una eccessiva concentrazione dei redditi verso l'alto ed in un impoverimento delle classi medio-basse, le terapie prioritarie, al di là dell'emergenza, consistono in:

- lotta a favore di una diminuzione dei prezzi (liberalizzazioni, concorrenza, accorciamento delle filiere distributive, miglioramento della logistica).

- Spesa sociale mirata a ridare potere d'acquisto ai consumatori potenziali cosiddetti incapienti, sui quali la detassazione non opera, perchè troppo poveri.

- Restituzione del fiscal drag che in sette anni ha taglieggiato nella misura di almeno il 14% i redditi medi e le pensioni anche medio-alte.

- Lotta all'evasione fiscale, con eventuale introduzione di imposte sulla ricchezza e sui beni di lusso.

 

Una scelta comune ai due indirizzi è quella degli investimenti in infrastrutture. Premesso che i tempi possono essere lunghi, i tipi di investimento potrebbero non coincidere, sia per la scelta delle combinazioni produttive (ad alta intensità di lavoro o di capitale), sia per le economie esterne (a favore delle imprese o dei servizi). Diverso anche l'approccio all'economia ambientale (un costo, per gli uni; un'opportunità, per gli altri).

 

Osserviamo, infine, che nell'ottica demand side le sacche di povertà sia a livello nazionale che mondiale, essendo un "arretrato di domanda insoddisfatta" costituiscono paradossalmente una formidabile molla di sviluppo.

 

Sabato, 1. Novembre 2008
 

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