Una proposta per il Tesoretto

Risorse scarse da usare in modo selettivo e razionale: come alleviare la situazione dei soggetti che, a vario titolo, si trovano in situazione di povertà
 Nel "Signore degli anelli" Gollum chiamava "tessoro" (in italiano; in inglese "precious") il più prezioso degli anelli; i circa tre miliardi di maggiori entrate, che possono essere ragionevolmente usate senza correre rischi di dover poi procedere ad una finanziaria 2008 di ri-aggiustamento, sono state definite con un diminutivo, ma suscitano bramosie non dissimili a quelle descritte da Tolkien.

Che possano essere usate è una valutazione ragionevole: le entrate di inizio anno procedono bene e perfino la Banca d'Italia, nell'ultimo bollettino economico, ha ammesso che l'andamento dell'IVA mostra un recupero di adempimento spontaneo dei contribuenti, dovuto ad un drastico mutamento di atteggiamenti da parte del fisco. Indizi più certi verranno dall'autotassazione di giugno. Ovviamente da parte di organismi vari, che vanno dalla Commissione alla Banca Europea e al FMI si susseguono inviti a non usare queste risorse; viene da chiedersi di che entità sarebbe la possibile riduzione del debito, e la risposta è semplice: all'incirca uno 0,15%, cioè impercettibile.

Il problema è piuttosto quello di usare nel modo migliore le scarse risorse disponibili; in una lettera al Corriere della Sera del 13-4 Prodi ha indicato una ripartizione in cui due terzi delle risorse vengono indirizzate verso le situazioni di bisogno, ed un terzo verso misure atte a stimolare la crescita economica. Si tratta di un'indicazione ragionevole; infatti con somme di quella entità non si possono mettere in campo provvedimenti che investano la totalità dei lavoratori dipendenti, o dei pensionati, o dei proprietari della casa d'abitazione. Tuttavia esiste una fascia di povertà che troviamo tra i disoccupati, i lavoratori precari, i pensionati con pensioni basse (persone che siano prive di altre risorse, che possano provenire vuoi dal coniuge vuoi da patrimoni posseduti), ma anche tra i lavoratori con remunerazioni medie ma con numerosi carichi familiari. La fascia di povertà è persistente ed è anche cresciuta in questi anni; basti la semplice constatazione che il PIL è stato in semi-stagnazione per ben cinque anni, dal 2001 al 2005.

I circa due miliardi e mezzo quindi possono essere usati per alleviare la situazione di questi soggetti che, a vario titolo, si trovano in situazione di povertà. Certo si tratta di un intervento limitato, che non cambia la vita  delle persone beneficiarie; tuttavia in questo modo le risorse scarse vengono usate in modo razionale. Ciò significa ovviamente rinviare il discorso sulle politiche abitative, ivi compresa la tassazione immobiliare ed anche l'ICI. In effetti è più logico che il tema, di grande rilevanza, venga affrontato in modo organico e con calma.
 
Non è che una riforma della tassazione immobiliare non si possa fare, ma poiché essa, per la componente ICI, impatta sulla principale fonte di finanziamento dei Comuni, è bene farla a ragion veduta. Si può ad esempio ragionare sul rapporto tra l'ICI e la nuova tassa di scopo introdotta dalla finanziaria 2007, per finanziare una quota delle spese di investimento dei Comuni. Dato che la base imponibile della tassa di scopo si sovrappone a quella dell'ICI, si può ragionare sulla possibilità di differenziare i due prelievi secondo criteri che si ispirano di più al principio del beneficio in un caso (tassa di scopo) e di più al principio della capacità contributiva nell'altro (ICI). Ma si tratta di temi che vanno affrontati senza l'urgenza di misure che sembrano ispirate più ad una logica di risultato elettorale che ad una di obiettivo economico da perseguire.  
Domenica, 15. Aprile 2007
 

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