Non ci si può stupire che Silvio Berlusconi resti aggrappato al suo governo come un naufrago a un relitto, perché sa bene, come tutti sappiamo, che solo quello ancora lo salva da tutti i processi che lo inseguono. La sua fantasia propagandistica è arrivata a evocare ora un complotto di mafia. I comunisti, purtroppo per lui, non ci sono più e agitare quel tipo di spauracchio sarebbe ormai fuori tempo massimo; il complotto dei magistrati è stato troppe volte ripetuto e del resto non è da quella parte che è stato suscitato lultimo scandalo, quello delle ninfette. Che cosaltro si poteva inventare?
Certo, lidea è un po fiacca, ma anche questo fatto testimonia ormai la confusione di chi palesemente non è più in grado di controllare la situazione. Perfino la spazzatura lha tradito e la settimana entro la quale il problema - quello già risolto due anni fa - avrebbe dovuto sparire è ormai da molto tempo alle nostre spalle. E nemmeno risulta che il governo abbia sconfitto il cancro, altra mirabolante promessa pre-elettorale.
Per di più anche le gerarchie ecclesiastiche sembrano ora pensare che la misura sia colma. Del resto, cè poco da stupirsi: si può mentire, corrompere magistrati, politici finanzieri e quantaltri, falsificare bilanci, evadere le tasse, rubare, persino divorziare, e a tutto questo si può passar sopra, a fronte di sufficienti contropartite offerte da un governo (scuole cattoliche, insegnanti di religione, norme su problemi etici, finanziamenti, esenzioni ecc.). Ma quando il libertinaggio sessuale viene portato in piazza - ché, se è discreto, anche quello è tollerabile - allora è troppo: quello le gerarchie non lo possono davvero perdonare.
Il dopo-Berlusconi è alle porte, ma i suoi sviluppi sono resi ancor più problematici dalla crisi economica internazionale e dagli attacchi speculativi a cui potrebbe essere soggetta lItalia se si percepisse un vuoto di potere che facesse allentare il controllo sui conti pubblici. Il "tanto peggio, tanto meglio" è impensabile, perché potrebbe precipitarci in una situazione drammatica. Ricordava Eugenio Scalfari che in analoghe circostanze si fece ricorso a un Ciampi che salvò la situazione. Qualunque possa essere lo sbocco politico di quanto sta accadendo non possiamo permetterci niente di meno.