Un monte di plusvalenze esentasse. Anzi, Tremonti

Persino da An e Udc sono giunte dichiarazioni scandalizzate per il fatto che i guadagni su Bnl degli immobiliaristi e del Bilbao non sono stati sfiorati dal fisco. Stupisce che si stupiscano: proprio loro hanno approvato l'Ires, proposta dall'ex ministro dell'economia, che ha questo effetto
Mentre sembra che il destino italiano o olandese dell'Antonveneta verrà deciso non dal "mercato" ma dalla magistratura, quello italiano della BNL sembra ormai scontato. L'Unipol ha vinto il controllo, anche se solo il tempo dirà se l'investimento risulterà redditizio. La banca basca può comunque consolarsi con una ricca plusvalenza. Così come ricche plusvalenze sono state realizzate dai "contropattisti",  cioè dal gruppo di immobiliaristi che aveva acquistato rilevanti quote azionarie della BNL. La differenza è che mentre il Bbva aveva acquistato a suo tempo le azioni con l'obiettivo di assicurarsi il controllo della BNL, è difficile pensare che gli immobiliaristi avessero lo stesso obiettivo. In realtà il loro scopo era proprio quello di ottenere un cospicuo guadagno, oltre che difendere l'italianità della banca.
 
Tutto lecito, per carità. Fare contente le cooperative dell'Unipol e la Banca d'Italia e al contempo realizzare una ricca plusvalenza è meglio dei classici due piccioni con una fava. Il problema nasce nel momento in cui i giornali aggiungono, by the way, che quelle plusvalenze sono praticamente esentasse. E' infatti ormai in vigore da più di un anno l'IRES, che ha preso il posto dell'IRPEG. E' l'unico pezzo della "grande" riforma fiscale di Tremonti che abbia trovato piena attuazione (la parte riguardante l'IRPEF è rimasta incompiuta ed è ormai chiaro anche a Berlusconi che nell'ultima finanziaria non se ne parlerà).

Ora il punto è che tra le novità dell'IRES vi è la partecipation exemption, cioè l'esenzione (fiscale) delle plusvalenze derivanti dalla vendita di pacchetti azionari. Vi sono due condizioni: le azioni devono essere possedute da almeno un anno ed essere state iscritte tra le immobilizzazioni finanziarie. Per la gran parte delle azioni BNL queste condizioni ci sono, e pertanto gli immobiliaristi hanno fatto un affarone esentasse.
 
La partecipation exemption non se l'è inventata Tremonti. E' nata in Olanda e Lussemburgo, ed è stata adottata in Germania; in effetti l'IRES del governo è copiata sostanzialmente dalla riforma tedesca del 2000. Ma in Germania vi era una ragione molto precisa per adottare questa misura, oltre al più generale motivo di rispondere alla concorrenza fiscale dei paesi vicini. Infatti le banche tedesche erano appesantite da pacchetti azionari iscritti tutti a valori vecchi di decenni. Era impossibile effettuare operazioni di vendita di tali pacchetti senza versare praticamente metà del ricavato in imposte. In Italia una serie di interventi fiscali ad hoc aveva largamente risolto questo problema.

La tesi sostenuta da Tremonti è però che la partecipation exemption era la soluzione logica al problema della doppia tassazione, una volta che la Corte di giustizia europea aveva stabilito che il credito d'imposta sui dividendi violava le regole del mercato unico. Se gli utili di una società vengono tassati, i dividendi che la società distribuisce (magari ad un'altra società, e così via) devono essere esentati. Ma se la società non distribuisce nulla ed il valore delle sue azioni aumenta in seguito ai maggiori utili messi a riserva, anche questa plusvalenza deve essere esentata.
 
Questa tesi è risibile: in un mondo in cui vi fosse assoluta certezza è chiaro che il valore di un'azione sarebbe data esattamente dal valore attuale di tutti gli utili futuri, da qui all'eternità. Ma il nostro mondo non ha queste caratteristiche, che probabilmente, come pensava Schumpeter, sarebbero incompatibili col capitalismo. Che Unipol abbia fatto un affare a comprare a 2,70 le azioni BNL, nessuno può dirlo. Ma quello che è certo è che l'affare l'hanno fatto gli immobiliaristi.

La cosa più divertente è la reazione che si è determinata nella stessa maggioranza, segnatamente in AN ed UDC. E' stato un coro di "non va bene", "bisogna cambiare" e così via. Ma dove erano questi signori quando l'IRES veniva approvata? Si rendevano conto di quello che facevano?
Giovedì, 28. Luglio 2005
 

SOCIAL

 

CONTATTI