Un effetto boomerang che fa bene

L’espressione si usa di solito per indicare le conseguenze negative di un’azione, ma se invece si applica a investimenti produttivi il risultato cambia di segno: la spesa può essere abbastanza rapidamente recuperata grazie alla tassazione degli incrementi di reddito che produce. Una piccola simulazione può aiutare a chiarirlo
Questa nota si propone di dimostrare che, sotto certe condizioni, il conflitto fra rigoristi e "sviluppatori" può essere conciliato; anzi è proprio la crescita da un investimento pubblico iniziale che assicura il mantenimento ed il miglioramento dell'equilibrio di bilancio. A più alti livelli, però, di reddito e di occupazione.
    
Qualcuno osserverà che si tratta di un recupero di reperti archeologici del keynesianesimo degli Anni '30 (ma osserviamo noi, anche di quello degli Anni '60, gli anni del boom vero e non delle bolle di sapone del comico di turno). Ebbene sì: si tratta proprio di una rivisitazione di modelli ritenuti obsoleti dai sacerdoti liberisti che per un ventennio hanno esaltato le virtù salvifiche del mercato autoregolato e autoregolatore: con i bei risultati che ognuno può constatare di persona. Si tratta in realtà di verificare con un esempio quanto sostenuto nel documento programmatico sottoscritto da 700 economisti mondiali. Il numero non è necessariamente "potenza", come scriveva il Duce buonanima, ma il convergere di molti intellettuali tutt'altro che sprovveduti su un'opinione comune dovrebbe pur significare qualcosa.
 
Prima di affrontare questo tema è interessante chiarire i motivi per i quali si è formato quell'ingorgo di crediti delle imprese nei confronti della P.A., che certamente costituisce un freno allo sviluppo. Motivi tecnici si sono intersecati con scelte decisionali volte a creare consenso a breve periodo. Difetto tipico della classe politica, soggetta alle fasi alterne delle votazioni; difetto che, però, potrebbe essere corretto da una amministrazione i cui dirigenti fossero capaci di assumere l'atteggiamento che gli Spagnoli chiamano da "hombre vertical".
    
Le fasi della spesa pubblica sono tre: stanziamento, impegno, erogazione (per cassa). Lo stanziamento è una scrittura contabile e al tempo stesso un'autorizzazione istituzionale, di norma di tipo previsionale, a cui fa da contrappunto la previsione delle entrate; conseguentemente a bilancio in pareggio il totale degli stanziamenti eguaglia quello delle entrate. La non sincronizzazione dei due flussi può creare residui attivi o passivi, e cioè eccedenze di segno opposto. L'impegno implica l'individuazione del beneficiario, ad esempio l'impresa vincitrice di un appalto. Il processo termina con il pagamento per cassa. Tenendo conto dei tempi tecnici delle verifiche e dei collaudi sugli stati di avanzamento o sulle merci o servizi acquisiti dalla P.A. un ritardo di qualche settimana o anche di qualche mese nei pagamenti effettivi è normale; le aziende si tutelano ritoccando i prezzi di un importo equivalente al tasso di sconto cambiario. Ciò spiega il divario tra i costi degli acquisti della P.A. e quelli di un privato che pagasse in anticipo o per pronta cassa, escludendo, per carità di Patria, il peso della corruzione.
   
Come si è creata la situazione anomala di un credito delle aziende di 70 miliardi di euro maturati per ritardi di anni? E' stata carente la pianificazione finanziaria; sono stati sottostimati gli impegni e sovrastimate le entrate; è mancato il coordinamento fra i vari centri di spesa. Ma, soprattutto, si è voluta creare un'illusione finanziaria mediante stanziamenti mirabolanti e impegni altrettanto fantascientifici, confidando paradossalmente nei ritardi delle imprese o in entrate future altamente improbabili, creando così le basi per due fenomeni entrambi gravissimi: l'archeologia industriale delle "incompiute" e la nascita di una platea di creditori in stato prefallimentare.
 
Questo tipo di comportamento deve essere rigorosamente escluso dalla manovra di cui stiamo per occuparci, che dovrebbe produrre quello che definiremo "effetto boomerang"; senza comportamenti coerenti tale effetto sarebbe nullo o negativo. Che cos'è l'effetto boomerang? Tutti sanno che il boomerang è un'arma da caccia la cui caratteristica principale consiste nel ritornare nelle mani del lanciatore dopo aver colpito il bersaglio. Nel nostro caso si tratterebbe del reintegro dell'onere della spesa pubblica attraverso la tassazione degli incrementi di reddito che essa stessa produce.
 
Per dimostrare la possibilità che questo fenomeno si verifichi nell'economia italiana costruiremo un modello di simulazione. I parametri ipotizzati sono abbastanza realistici, perchè ricavati da analisi compiute da vari centri di ricerca, fra cui la Banca d'Italia.
    
Supponendo un investimento pubblico iniziale pari a 100 i suoi impulsi si propagheranno come le onde via via più smorzate che produce un sasso gettato in uno stagno. Le perdite (leakages) di forza dell'impatto originario (acquisti all'estero di materie prime e semilavorati, rendite, etc.) possono stimarsi intorno a un 20%; la pressione fiscale è attualmente di circa il 45%; il periodo medio di propagazione degli impulsi può essere calcolato in tre mesi, sotto certe condizioni come quelle attuali di sotto-occupazione di manodopera ed impianti.
    
La sequenza delle onde smorzate è dunque la seguente: 80, 64, 51, 41. Applicando a ciascuna di esse il precedente coefficiente di pressione fiscale, otteniamo una sequenza di "recuperi di gettito" di questo tipo: 36, 29, 23, 18. Il totale è 106 e cioè lievemente superiore all'esborso iniziale. Naturalmente si suppone una corretta scelta dell'investimento nei settori più sensibili, come quelli delle alte tecnologie e delle infrastrutture che hanno un elevato potere diffusivo e occorre che i meccanismi di propagazione siano bene oliati. Gioverà anche il diffondersi di un positivo clima di aspettative.
 
Se l'impatto iniziale fosse quello del rimborso crediti alle imprese, o l'impiego di project bond o ancora la sollecita adozione della golden rule, l'effetto boomerang potrebbe risultare più smorzato e i tempi di propagazione più lenti ma le dimensioni potrebbero raggiungere qualche punto di Pil. Contrariamente a quanto sostiene la vulgata liberista anche gli interventi socio-assistenziali, come sono in parte quelli annunciati per il Mezzogiorno, possono essere efficaci, liberando quote di domanda altrimenti vincolata a bisogni primari, come la cura dei disabili.
 
Si realizzerebbe, dunque, l'obiettivo di avere la botte (le casse dello Stato) piena e la moglie (la Signora Merkel) ubriaca, o, se si vuole, il miracolo pre-keynesiano della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Domenica, 20. Maggio 2012
 

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