Michele Tiraboschi (Il Sole 24 ore del 25 novembre) propone il radicale superamento di meccanismi consolidati che, almeno in parte, hanno sicuramente fatto il loro tempo, come la cassa integrazione, le liste di mobilità e tanti altri sistemi ad hoc per tipologia di settore o attività. Propone poi una valorizzazione degli enti bilaterali anche al fine di individuare prestazioni aggiuntive rispetto a quelle garantite dal sistema generale ed in particolare lerogazione della indennità di disoccupazione solo a condizione che un ente bilaterale si faccia carico di una prestazione aggiuntiva.
Sono fra quelli favorevoli alla diffusione di enti bilaterali che promuovano la mutualità. Ma come si fa a dire che ci vuole il superamento dei sistemi ad hoc per tipologia di settore e poi proporre lo sbriciolamento settoriale che di più non si può nei sistemi di integrazione al reddito? La mutualità sta in piedi a base molto larga. Meglio se mette insieme ricchi e poveri di modo che si possa dare luogo ad un tantino di solidarietà; se no i poveri devono sempre vedersela fra di loro.
Proviamo ad immaginare il mondo delle imprese di pulimento. Si tratta di mezzo milione di persone in regola, soprattutto donne a tempo parziale. Adesso hanno diritto alla indennità di disoccupazione pari al 60% per sei mesi e il 50% per il settimo e lottavo mese e un altro 40% fino al dodicesimo se hanno più di 50 anni. Tiraboschi gli dice: fatevi lente bilaterale, date vita ad una indennità di disoccupazione mutualizzata e autofinanziata, allora vi si pagherà anche la indennità generale riformata che vale per tutti. Leffetto concreto sarebbe quello di levargli quel poco che hanno adesso.
Altro sarebbe una riforma che dia vita ad una indennità di disoccupazione decente. E insieme a questo sollecitare le categorie ad integrarla per il mezzo di enti bilaterali, che siano di dimensioni apprezzabili invece che sbriciolati come adesso e con il vincolo per le imprese a stare al gioco, e non come adesso, con lo stesso ministero che dice alle aziende fate pure quello che vi pare.
E anche riproposta una vecchia litania: rendere davvero effettiva quella elementare regola, prevista dalla legge Biagi (ma anche molto prima, dico io), che vuole sanzionato con la decadenza dal beneficio quel lavoratore che, pur percependo una indennità di disoccupazione o di mobilità, rifiuti una occasione congrua di lavoro o un percorso formativo di riqualificazione professionale.
Ok, si può cominciare dal caso Alitalia. Alitalia è in crisi, non il settore. Alitalia lascerà libero un mercato che sarà occupato dalle imprese concorrenti. Quelle imprese che occuperanno il mercato lasciato da Alitalia possono assumere le migliaia di persone messe a casa da Alitalia medesima. Non lo faranno spontaneamente e allora bisogna dir loro: se vuoi le concessioni per operare sul mercato liberato da Alitalia assumi questi disoccupati.
Conosco già lobiezione secondo la quale sarebbe una forzatura della legge imporre questa condizione alle aziende. Non è una obiezione proponibile da parte di chi ha dato luogo ad una violazione di legge clamorosa organizzando sette anni di cassa integrazione perfino con la abolizione del tetto. Se questa strada non verrà neppure tentata le aziende assumeranno gente nuova a minor costo e i cassintegrati Alitalia cercheranno qualsiasi lavoro nero anche per non passare il tempo ai giardinetti.
Non si avrà nessun diritto di criticare lavoratori di altri settori che rivendichino lo stesso trattamento.
(Aldo Amoretti è Consigliere del Cnel)