Perché vince il populismo? Lo spiega un grafico

A volte per capire un fenomeno, almeno nelle sue motivazioni essenziali, un semplice grafico può essere più utile di sofisticate analisi politologiche. E’ il caso di quello proposto da Robin Brooks, capo economista di una importante organizzazione internazionale

A volte un semplice grafico può spiegare con un colpo d’occhio, senza tanti arzigogoli, perché le cose vanno in un certo modo. E’ il caso di quello pubblicato su Twitter da Robin Brooks, capo economista dell’Institute of International Finance, l’associazione globale dell’industria finanziaria di cui fanno parte 450 membri di 70 paesi. Quanto di più capitalistico e istituzionale ci possa essere, in poche parole.

Di Brooks abbiamo già parlato quando ha lanciato la campagna internazionale contro l’uso dell’otput gap, ossia la misura della differenza tra il Pil effettivo e quello potenziale, in base alla quale la Commissione europea decide se e quanta flessibilità concedere per i conti pubblici di un paese. Sempre a suon di grafici, Brooks ha mostrato a quali risultati assurdi si arrivi usando quella metodologia e l’ha talmente ridicolizzata da convincere persino i tetragoni politici e tecnocrati europei a decidersi ad abbandonarla.

Adesso Brooks ha pubblicato un grafico che ci riguarda direttamente, perché confronta l’andamento del Pil reale pro-capite di Italia e Germania. Eccolo.

Fatta 100 la situazione al 2007, cioè all’inizio della crisi, oggi il Pil pro-capite tedesco è il 12% al di sopra, quello italiano l’8% al di sotto. Commenta Brooks: “L’Italia non è cresciuta nel 2019, ma non è questo che conta. Ciò che conta è che l’Italia non cresce dal 2007, con il Pil pro-capite che da allora è diminuito dell’8%. Non sorprende che ci sia una deriva verso il populismo, risentimento verso la Germania e animosità verso l’euro. E’ la sfida politica fondamentale per l’Europa…”

Solo un grafichetto e tre righe di commento. Ma davvero non c’è niente da aggiungere.

Lunedì, 24. Febbraio 2020
 

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