Perché possiamo sperare in Barack

Un'America che non si sente più depositaria della verità assoluta da imporre anche con la forza, la presa di coscienza del problema ambientale, la crisi come oppurtunità di cambiamento. Il rischio più grande: i centri di potere, ancora forti, responsabili della crisi

Crisi “di sistema”? di questo capitalismo? del capitalismo? Ovviamente, anche io brancolo nel buio. Non rinuncio, però, a dire che cosa mi pare di aver capito. Non va dimenticato che c’è un versante politico ed uno economico della crisi.

Per il versante politico, sarebbe molto diverso se avessimo dovuto affrontare la “Crisi” con un presidente negli USA meno innovativo di Obama nell’impostazione e nelle relazioni con il resto del mondo. Eppure gli economisti e i politologi americani “liberal” più qualificati (l’ultimo che mi è capitato di leggere è Jeff Faux su E&L) spiegano che i loro timori sulla sua debolezza, ancor più che sulla insufficienza delle risorse economiche stanziate, sta nella sua difficoltà a mettere in crisi i vecchi centri del potere, a rimuovere gli uomini che lo rappresentano: le grandi banche, Wall Street, il mondo della grande finanza. Il clan clintoniano. Quello di Bush e di Greenspan. L’intrico di potere che è stato la causa prima della crisi difficilmente può esserne la cura.

La prima presidenza Clinton partì con un obiettivo centrale: realizzare la riforma sanitaria, garantendo l’assistenza ad ogni cittadino. Oggi, quasi 50 milioni di cittadini USA non hanno assistenza sanitaria. Hanno vinto le grandi case farmaceutiche.

Molti osservatori temono, appunto, che anche Obama, pur con diverso piglio e la straordinaria novità dell’impostazione politica, se non rimuove presto i responsabili della crisi, può essere fermato proprio da loro.

Due esempi del cambiamento per tutti. Uno tutto politico. Il G20 di Londra ha avuto grandi contestazioni di piazza. Ma è la prima volta, da molti anni, che non viene bruciata nessuna bandiera americana!

Uno di sostanza. La Casa Bianca ha annunciato di essere disposta a “salvare” la Crysler, a condizione che cambiasse il top management e si realizzasse entro aprile il matrimonio con Fiat. Ma le difficoltà non mancano. Dicono sia colpa dei sindacati. Può darsi. Sicuramente alle grandi banche non importa niente dell’industria automobilistica. Vogliono il fallimento, per rientrare dei propri crediti. Sono le stesse banche che sono all’origine della crisi dei mutui! Contraddizioni di questo genere andranno osservate e sciolte nei prossimi mesi.

Quanto alla strategia “politico-economica” di Obama, si può riassumere così. Gli Usa non sono depositari di nessuna verità da dispensare al resto del mondo. (Magari con la guerra preventiva). La Casa Bianca dice: “Ho le mie idee, le mie ipotesi forti. Non pretendo che siano verità. Le voglio confrontare con tutti. Anche con quelli che prima venivano considerati “Stati canaglia”, se sono disponibili: dall’Iran, a Cuba, alla Russia, ecc.”.

Il contrario dell’impostazione di Bush. Una novità formidabile nel mondo. Che può aprire le porte a un periodo di riduzione netta delle guerre locali e di quelle a “bassa intensità”.

La scommessa che propone Barack Obama è di trasformare la crisi più grave, i sacrifici soprattutto dei più poveri, in una grande opportunità di cambiamento. Quello che non si può fare in una situazione “normale”, può apparire “razionale” nell’emergenza della crisi .

Obama dice di più. Il “nuovo” capitalismo che uscirà dalla crisi, dovrà essere basato in primo luogo sulla salvaguardia e miglioramento dell’ambiente, quale “nuovo motore dell’economia”. Vi ricordate il sabotaggio di Kyoto da parte della Casa Bianca negli anni passati, anche con Clinton? Obama vuole entro il 2009, un “Nuovo patto ambientale”, con questi obiettivi, tra tutti i paesi disponibili. Propone di firmarlo in Italia quest’anno. Il governo italiano decide invece di tornare alle centrali nucleari. Al di là delle ragioni valide che lo sconsigliarono vent’anni fa, se tra vent’anni si riesce a costruirne una, ci sarà ancora uranio? A quali costi e prezzi? Se vent’anni fa era abbondante e “conveniente”, i consumatori attuali e gli aspiranti tali si sono moltiplicati. Ora è scarso, carissimo. La guerra in Niger fomentata dalla Francia il mese scorso si fa per conquistare uno dei pochi giacimenti esistenti. Dunque uno dei risultati della scarsità di uranio è la guerra in Niger, che provoca nuove migliaia di stremati profughi a Lampedusa dopo il Sahara.

E tra vent’anni?

Se sarà possibile continuerò le mie riflessioni sul futuro. Avremo tempo. Durerà a lungo. Certamente anche l’anno prossimo, secondo il parere degli osservatori più qualificati.

Vorrei introdurre un concetto nuovo anche per noi. Nelle crisi più gravi, guardiamoci intorno, innoviamo i nostri comportamenti. Un esempio. La gran parte della nostra migliore imprenditoria ha, giustamente, usato le proprie risorse negli anni scorsi per collegarsi con Cina, India, ecc.

Si continua su questa strada anche adesso. La Cina sta cercando di “salvare il mondo”. Primo obiettivo è salvare sé stessa. Molto impegnativo. Nei giorni scorsi una delegazione cinese ha passato una settimana a Torino, coordinata dalla Camera di Commercio, per incontrare le aziende della componentistica auto. Ottima iniziativa. I cinesi sono affascinati dalle piccole imprese di cui non sono esperti!

Se i nostri imprenditori fossero convinti che la crisi è proprio “nuova”, potrebbero pensare che c’è un’area vicinissima, con un grande spazio di collaborazione e innovazione di cui loro potrebbero essere protagonisti. Parlo del nostro “cortile di casa”, le sponde Sud, da Est ad Ovest del Mare Mediterraneo. Tra l’altro è una delle poche aree del pianeta nella quale si prevede, anche quest’anno, un aumento del PIL (5%), grazie ai massicci investimenti da parte dei paesi del Golfo.

Proviamo ad occuparcene insieme? E’ possibile. E’ utile.
 
*Renato Lattes, presidente di “Paralleli, Istituto Euro Mediterraneo del Nord Ovest” - già segretario nazionale della FIOM e dirigente nazionale della CGIL - è scomparso all'alba del 24 aprile. Ci aveva inviato due giorni prima questo articolo. Nel pubblicarlo, la redazione di EL lo ricorda con affetto, mentre rivolge le sue condiglianze alla famiglia e a tutti i suoi compagni.
Sabato, 25. Aprile 2009
 

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