Il 19 di agosto ci ha lasciato Marcello Colitti, per molti anni collaboratore di Eguaglianza e Libertà. Marcello mancherà allaffetto dalla famiglia e a tanti amici che lhanno conosciuto, apprezzandone il rigore intellettuale e morale. Scriveva soprattutto delle questioni dellenergia, analizzandone i riflessi nelle relazioni economiche e politiche internazionali. Nella sua lunga esperienza professionale aveva conosciuto direttamente i luoghi e i protagonisti delle vicende che spesso ci appaiono estemporanee e indecifrabili.
I suoi articoli erano generalmente molto brevi. Privi di enfasi, anche quando presentava uninterpretazione dei fatti che rovesciava le analisi e i giudizi della narrazione mediatica corrente. Adoperava pochi aggettivi. Era stato abituato a scrivere rapporti in inglese, una lingua che esige una sintassi rigorosa e un linguaggio chiaro e diretto.
Marcello Colitti attraversò quei passaggi storici, occupando ruoli di primo piano nella strategia internazionale dellENI che incrociava per molti versi la politica estera dei governi italiani. Dopo aver diretto il dipartimento economico dellente, occupò ruoli di prestigio negli organismi internazionali. Fu tra i fondatori dell Oxford Energy Policy Club, presidente dellObservatoire Méditerranéen de l'Energie, e del Comitato dei consiglieri industriali dellAgenzia Internazionale per lEnergia.
Avevo conosciuto Marcello nei primi anni sessanta. Era socialista vicino ai gruppi di Lelio Basso e Riccardo Lombardi. Lo rividevo di tanto in tanto negli anni successivi, quando andavo a trovarlo nel palazzo di vetro dellENI sul laghetto dell'Eur. Era una straordinaria fonte di analisi e di valutazione sulle vicende che toccavano, oltre ai problemi energetici, leconomia e la politica internazionali.
La nostra frequentazione diventò nuovamente assidua negli anni più recenti. Ora i discorsi erano più casuali, senza un preciso filo conduttore. Un po banalmente, un po come nei tempi passati, continuavo a interrogarlo sugli strani capovolgimenti dei prezzi petroliferi, i massici investimenti americani nelle nuove tecniche di fratturazione degli scisti, lemersione delle nuove energie.
Ma, col passare del tempo, venivano alla luce altri lati della sua vasta e sorprendente rete di interessi intellettuali. Dopo aver pubblicato durante gli anni dimpegno diretto nellENI uno studio su Le grandi imprese e lo stato (Einaudi, 1972), oltre ai saggi e alle ricerche sui mercati globali delle fonti energetiche, rivisitò criticamente la storia, i successi e gli errori dellente di cui era stato per quarant'anni uno dei massimi dirigenti (ENI: cronache dall'interno di un'azienda,EGEA, 2008). Ma i suoi interessi culturali toccavano campi più vasti e, per alcuni versi, sorprendenti, dedicandosi per alcuni anni a un saggio su Spinoza ( Etica e politica di Baruch Spinoza Aliberti Editore, 2010).
Nellintroduzione al libro, scrive con ironico disincanto: Ho scritto anni fa un libro sulla felicità che credo nessuno abbia mai letto, ma ciò non mha scoraggiato (Si trattava di La felicità è un'antenna parabolica del 2004). Lautore vuole quasi giustificare la sua incursione in un sofisticato tema della filosofia moderna che investe la ridefinizione del rapporto fra etica e scienza. In effetti, del filosofo olandese lo attrae quella che considera la modernità di una teoria politica al cui centro intravedela parola chiave democrazia (che) è la stessa parola chiave della vita e della politica di oggi.Spinoza, scrive,è stato un uomo straordinario, che in mezzo a mille difficoltà è riuscito forse per primo nel mondo post -classico a disegnare un uomo libero.
Spesso cincontravamo in un caffè sotto gli alberi che costeggiano il laghetto dellEur. Potevano passare delle ore nelle mattine primaverili. A volte la cronaca, diventava lo spunto per andare indietro nel tempo. Marcello aveva un modo di raccontare spontaneamente affabulante, come quando ricordava i suoi incontri con gli esponenti sauditi, signori del petrolio, ma anche membri della Casa reale, o i seguaci degli Ayatollah iraniani.
Nel 2005 aveva pubblicato un libretto con uno pseudonomo: No Mama No Una storia africana - in realtà un racconto autobiografico di uno dei suoi tanti viaggi africani. Con uno stile favolistico racconta lAfrica insanguinata dalle guerriglie degli ultimi decenni del secolo. Le ultime immagini del suo racconto ce lo mostrano in un viaggio apparentemente misterioso ma drammaticamente reale, che ha come missione il riscatto di un vecchio amico catturato nel groviglio delle lotte tribali.
IL protagonista, si muove presumibilmente fra il Congo e lAngola, benché il luogo non sia rivelato, su una jeep che attraversa i luoghi della guerriglia, i cui combattenti, sotto il dominio di capi senza scrupoli, sono bambini armati di fucili e machete, addestrati a uccidere. Luomo che viaggia su una jeep è stato annunciato come lAngelo bianco dagli avventurieri che attendono il riscatto. Passa indenne, erigendosi con la sua inconsueta figura, vestito di bianco, sulla jeep che attraversa i minacciosi confini della guerriglia, come una sorta di sciamano bianco, che i guerriglieri bambini non osano toccare.
Una missione rischiosa, che si conclude con la liberazione del suo vecchio amico portoghese coinvolto nella guerriglia angolana. Un raccionto suggestivo quanto drammaticamente realistico dellAfrica che il petroliere Marcello Colitti aveva conosciuto viaggiando in lungo e largo nello svolgimento del suo lavoro, e ora ci consegnava in una narrazione, drammaticamente realistica, che ricorda lAfrica oscura e drammatica di Joseph Conrad.
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Commenti
Carissimi, vi ringrazio per il bellissimo articolo, che mi dà tanta gioia ma rende ancora più vividi e dolorosi il ricordo di un uomo (e padre) straordinario.Mi mancherà molto la sua capacità di analizzare con quasi crudele chiarezza e sintesi fatti apparentemente indecifrabili, nella politica come nella vita quotidiana.La sua guida era per me, come penso per molti altri, preziosa e insostituibile. Con la scomparsa di mio padre sembra finita un'epoca di speranza per l'Italia. D'altra parte, il suo testamento etico di coraggio e coerente onestà rimarrà sempre vivo nella nostra vita. "L'idea an guida" era il suo motto. Lo faccio mio, come penso e spero faranno tanti che l'hanno conosciuto.
Michela Colitti