Manovre sbagliate, danni assicurati

Le previsioni di un fosco futuro fatte su queste pagine si sono purtroppo puntualmente avverate. Le ultime mosse di un governo allo sbando provocheranno aumento della pressione fiscale, recessione, effetti sociali perversi. La prossima manovra “per lo sviluppo” potrebbe completare il disastro, mentre non vengono toccate le vategorie care alla destra

Nell'ambito dello "sciocchezzaio" che caratterizzò la fase  populistico-ottimistica di questo governo (all'incirca un anno e mezzo fa) spiccava la tesi secondo la quale, essendo la crisi di origine psicologica e non reale (l'economia italiana è solida, i risparmi delle famiglie abbondanti, la crisi è alle spalle, ne usciamo meglio degli altri), le profezie negative - proprie dell'opposizione anti-italiana - tendevano ad autoavverarsi. Esaminando la serie di articoli su questa rivista nell'ultimo biennio, si constata che ciò è puntualmente avvenuto, quasi per un malvagio sortilegio del Mago Merlino. Ciò non dovrebbe meravigliarci, perchè l'attuale classe dirigente - illuminata dai lampi intellettuali dell'odontoiatra di turno - sembra navigare in piena fantaeconomia.

 

Avevamo previsto e temuto:

- una lenta ripresa senza sensibile aumento di occupazione (jobless recovery).

- Il rischio di un double-deep (doppia recessione) o - quanto meno - di un andamento produttivo ad L.

- Primi sintomi di inflazione con tendenza a stagflazione.

- Debolezza strutturale dell'apparato produttivo, non sostenuto da un'organica politica industriale (il Piano Prodi-Bersani, detto "Industria 2015", per la promozione dell'innovazione tecnologica, è stato quasi completamente smantellato) e troppo dipendente dal mercato internazionale.

- La pericolosità di una compressione della domanda interna, per l'accentuarsi della concentrazione dei redditi ed ancor più delle ricchezze. Avevamo addirittura invocato per quanto concerne quest'ultimo punto l'autorevolezza del "modello Ratzinger", sottolineando il fatto che l'equità sociale non appartiene solo alla giustizia distributiva, ma disegna anche un sentiero di sviluppo.

 

Tutte queste profezie si sono autoavverate: in qualche caso le previsioni stanno peggiorando rispetto a solo sei mesi fa. La produzione industriale tende verso il basso; il Pil ha un incremento quasi nullo e quello pro capite - secondo la Confindustria -  è sceso del 7% rispetto al 2007. Se però si tiene conto dell'aumentata concentrazione, per i due terzi degli italiani la riduzione è probabilmente maggiore, soprattutto se il reddito è calcolato al netto della pressione fiscale e del fiscal drag. La signora Marcegaglia, dimentica dei vezzi e degli ammiccamenti di un paio di anni fa, sostiene la non efficacia delle manovre del governo. Il recupero di 4 o 5 miliardi di somme evase appare ridicolo rispetto alle dimensioni del fenomeno, favorito dalla provvida depenalizzazione del falso in bilancio e dagli innumeri condoni, che premiando i disonesti incitano gli onesti a fare altrettanto. Questa classe dirigente, peraltro, soffre di una "coazione a ripetere". Sotto le bandiere di Scilipoti, è stato accettato dal governo un ordine del giorno per un nuovo condono "tombale", al grido di "si scopron le tombe, si levano i morti, i nostri evasori son tutti risorti".

 

In questo quadro, nel quale l'Italia appare come uno dei malati d'Europa, quale giudizio può darsi della manovra approvata senza dibattito dal Parlamento? Per una valutazione obiettiva, dobbiamo distinguere: a) gli effetti monetari di breve periodo; b) gli effetti di carattere sociale, per quanto concerne il flusso dei servizi e la distribuzione del carico fiscale fra le varie categorie di cittadini; c) gli effetti economici di medio-lungo periodo.

    

Gli effetti monetari sembrerebbero complessivamente positivi, nella misura in cui i provvedimenti annunciati saranno rigorosamente realizzati, come hanno dichiarato Barroso, Van Rompuy, Juncker e Rehn. Le reazioni saltuariamente favorevoli delle Borse non debbono, comunque, trarre in inganno, perchè in un biennio certi titoli hanno perso dal 40 al 60% circa del loro valore. Anche lo spread rispetto al Bund rimarrà molto probabilmente elevato per qualche tempo. L'effetto combinato della modifica dei tassi di interesse, e del declino del ritmo di sviluppo del Pil, potrebbero comportare una revisione della struttura dei flussi monetari positivi e negativi della manovra. Ci sia consentito inoltre, a rischio di apparire dei menagramo, di sollevare qualche altro dubbio. In primo luogo perchè il governo italiano ha accettato di sottostare al rigore dell'azzeramento anticipato del deficit, mentre questo rigore non si applica ad altri Paesi, se non per l'inaffidabilità della sua dirigenza, ampiamente dimostrata dall'affollarsi di provvedimenti improvvisati in abitazioni private al termine di più o meno succolente colazioni di lavoro? Eppure in cifre assolute - che sono quelle che contano rispetto al Pil europeo - l'entità del debito pubblico tedesco è superiore a quella del debito pubblico italiano. Alcune voci della manovra sono, per così dire, ipotetiche. I cosiddetti tagli ai ministeri non sono stati ancora definiti; non sappiamo quali saranno le reazioni del sistema economico alla pressione fiscale crescente, così come l'ulteriore riduzione (per 856 milioni) dei Fondi FAS mal si concilia con un massiccio utilizzo dei contributi comunitari (ad essi strettamente collegati) che dovrebbero costituire le colonne portanti del fantomatico Piano Sud.

    

Con buona pace dell'apparentemente ingenuo on. Alfano, dall'aspetto pacioso tipico dei delfini ammaestrati, anche la riduzione degli sgravi fiscali, l'aumento dei ticket, il maggior costo dei servizi pubblici accrescono la pressione fiscale. Essa è collegata non solo ai tributi, ma anche alle cosiddette "imposte negative" che sono appunto i benefici di cui fruiscono categorie o funzioni ritenute meritevoli di protezione sociale.

    

Ancora un'osservazione, per ripulire l'aria da certi nebbiogeni giornalistici. I nostri futuri ragionieri al quarto anno di corso imparano che il peso effettivo della tassazione si calcola tenendo conto della traslazione, consistente nel trasferire l'onere a soggetti diversi da quello colpito, tramite variazioni di prezzo. Non ci meraviglieremmo quindi di scoprire che le Robin Tax dell'immaginifico Tremonti affiorino, nonostante la barriera di carta dei prezzi amministrati, nelle bollette di un pensionato al minimo.

 

Gli effetti sociali sono unanimemente considerati perversi. Tenendo anche conto del suaccennato fenomeno, l'onere tributario o delle riduzioni di servizi non è equamente ripartito. Sfido chiunque a sostenere che vi è una sia pur minima traccia redistributiva nella manovra e che quando essa avrà esperito tutti i suoi effetti, il reddito pro capite dei ceti medi sarà comparativamente migliorato.

 

Gli effetti economici di medio-lungo periodo appaiono indubbiamente recessivi. Servirà, dunque, una ulteriore manovra per lo sviluppo, che esamineremo quando i suoi contorni saranno meglio delineati. Ma se si svolgerà lungo le linee preannunciate, evitando qualunque intervento anti-concentrazione e alienando quote di patrimonio pubblico produttivo (quello improduttivo non lo compra nessuno) in un mercato depresso, assisteremo ad un saccheggio di risorse pubbliche di fronte al quale le gesta dei Fratelli della Costa sembreranno il té delle 5 di Mrs. Marple. Per ora, wait and see, come avrebbe detto il ministro dell'Economia quando era un anglicista; ora sembra stia studiando il mandarino.

 

Restiamo comunque in attesa di un megacondono, con il risultato scontato che il recupero parziale delle somme dagli evasori più incalliti inciterà ad una maggiore evasione tutti coloro che sono in grado di farlo. Quanto alle liberalizzazioni, nessuna illusione è possibile: saranno difesi fino all'ultima trincea professionisti, tassisti, autotrasportatori, gestori di pompe di benzina, mercanti d'arte e via dicendo. Verranno liberalizzate - indovinate un po'? - le municipalizzate, colpevoli di fornire servizi a prezzi sociali ai cittadini. Chiuderemo questa nota con l'ultima battuta comica dell'on. Tremonti, frutto delle sue frequentazioni compulsive delle play stations: "Occorre disegnare un cammino decennale dell'economia italiana, possibilmente in 3D (sic!)".

Mercoledì, 21. Settembre 2011
 

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