Lula punta a un'America Latina modello Ue

Gli Usa premono per allargare il Nafta, la zona di libero scambio con Canada e Messico. Ma il presidente vuole prima creare un'unione sudamericana come quella europea

Tra gli impegni d Lula in campagna elettorale c’era quello di rilanciare il Mercosur. Si tratta dell’unione doganale costituita nei primi anni ’90 fra Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay con l’associazione di Bolivia e Cile. L’idea originaria era di costruire nel cono sud dell’America latina un'unione economica sul modello europeo. Compito non facile per molte ragioni, la principale delle quali era l’avversione degli Stati Uniti a un blocco economico e commerciale in grado di mettere in discussione l’egemonia americana sul continente. Per gli Stati Uniti l’obiettivo era un grande NAFTA, l’estensione dell’accordo di libero scambio fra USA, Canada e Messico a tutta l’America latina.


In effetti, Il Mercosur era destinato a rimanere un sogno incompiuto. L’Argentina di Menem accettò la dollarizzazione della sua moneta, tramite il cambio uno a uno con il peso; e seguendo i precetti neoliberisti della scuola di Chicago svendette mezza Argentina alle multinazionali americane.

Poi arrivò l’onda lunga della crisi finanziaria del Sud est asiatico e fu l’inizio della fine della politica che il Fondo monetario aveva trionfalmente concertato con i governi argentini. Allora il Brasile rischiò di essere coinvolto nel crack, e ancora oggi il neopresidente Lula deve fare i conti con le ricadute di una crisi finanziaria annunciata, ed enfatizzata, alla vigilia delle elezioni.

Così il Mercosur si avviava a una deludente sepoltura, mentre Bush rilanciava la grande zona di libero scambio americana, dal Canada alla Terra del fuoco.

Per il Brasile si tratta di un’alternativa radicale. Da un lato, un blocco latino-americano nel quale esercitare il ruolo che spetta a uno dei dieci paesi più industrializzati del mondo; dall'altro, una pedina nella grande scacchiera degli Stati Uniti. Ora, Lula, a meno di due mesi dall'insediamento alla presidenza, torna sulla questione in un articolo pubblicato su Le Monde.

Naturalmente, i problemi immediati sono quelli di bloccare la minaccia di una crisi finanziaria che porterebbe alla spirale inflazionistica che spinge a tassi di interessi sempre più alti che a loro volta alimenterebbero il debito in un vortice che l’America Latina, e lo stesso Brasile, hanno sperimentato in passato.

Le prime mosse della nuova presidenza hanno finora allontanato questa minaccia. Il Fondo monetario si è dichiarato disponibile a collaborare, e del resto il Brasile è troppo grosso e la popolarità del nuovo presidente troppo grande per rischiare una rottura dopo la catastrofe argentina e con la crisi venezuelana in corso.

“Noi – scrive Lula – attraversiamo un periodo di transizione durante il quale dovremo confrontarci con i vincoli propri dell’economia brasiliana, al tempo stesso avviare le riforme sociali e politiche che attendono 53 milioni di brasiliani che mi hanno accordato la loro fiducia. E tutto questo esige una ridefinizione del ruolo del Brasile nel mondo”.

E’ in questo quadro che Lula riprende il discorso del Mercosur. In molti, dice, vorrebbero liquidarlo e tornare all’idea di una semplice zona di libero scambio.”La nostra posizione è diversa. Vogliamo che il Mercosur sia qualcosa di più di un’unione doganale. Vogliamo che possa trasformarsi in una zona di convergenza delle politiche attive nei campi industriale, agricolo, sociale, scientifico e tecnologico”. Lula si spinge oltre.”Il Mercosur dovrà elaborare un coordinamento della politica macroeconomica delle banche centrali per pervenire a una moneta unica”.

E’ evidente il riferimento alla storia dell’Unione europea che del resto il neo presidente ha seguito con attenzione nel corso degli anni. L’obiettivo è tutt’altro che facile, dal momento che evoca un differente tipo di globalizzazione basato su un modello regionale, invece che sottoposto alle regole del neoliberismo americano.

Consapevole degli ostacoli che saranno frapposti al rilancio di un Mercosur allargato virtualmente a tutta l’America del sud, Lula non esclude la creazione di una zona di libero scambio con la super potenza del nord. Ma non nasconde il nocciolo della questione. Infatti, “Un Mercosur consolidato e allargato avrà una politica estera comune che rafforzerà la nostra credibilità per un dialogo con l’Unione europea e gli Stati Uniti, in particolare nei negoziati che mirano alla costituzione di una zona di libero scambio”.

Il parallelismo fra Unione europea e Stati Uniti è fatto tutt’altro che per piacere all’amministrazione americana. Se l’Unione europea avesse una testa dovrebbe cogliere il senso profondamente innovatore di una strategia che partendo con grande realismo dai problemi interni del Brasile disegna una diversa mappa della geografia economica e politica della globalizzazione.

Ma è proprio l’Unione europea a esibire oggi tutta la sua debolezza dinanzi alle minacce della guerra. E a mostrare come sia difficile sfuggire alle pressioni americane, quando i paesi candidati all’allargamento dell’Unione, prima ancora di entrare, scelgono Washington (e i suoi alleati) piuttosto che Berlino o Parigi.

Mercoledì, 19. Febbraio 2003
 

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