Angela Merkel è stata generalmente apprezzata in Italia. Ha fornito un esempio di governo stabile. Si può capire il motivo di questo apprezzamento in un Paese politicamente molto instabile. Ma per verificare questa valutazione è utile risalire all'origine della crisi dieci anni fa, tra il 2011 e il 2012.
Come è stata affrontata la crisi?
1. In effetti, l'Italia non è stata la più colpita all'inizio della crisi, quando Mario Draghi era presidente della Banca d'Italia. Nel maggio del 2011, esponendo nel suo rapporto annuale le condizioni economiche del paese, era relativamente ottimista. La crisi del 2008-2010era stata affrontata senza subire gravi danni.
Ma tutto è cambiato nei mesi successivi. Merkel e Sarkozy, rispettivamente alla testa della Germania della Francia stabilirono che ogni paese doveva tornare ai tassi di deficit e debito fissati per l'eurozona. E Jean-Paul Trichet, capo della Banca centrale europea, divenne il protagonista di questo nuovo corso che nella seconda metà del 2011 contribuì a cambiare il destino di alcuni governi del Sud Europa tra cui Portogallo, Spagna, Grecia e Italia. Trichet alzò i tassi di interesse, erroneamente convinto che ci fosse un imminente rischio di inflazione. Poi la Bce, partendo da una valutazione errata, ha imposto che i paesi indebitati riducessero il loro deficit mentre l'Eurozona era ancora parte della crisi originariamente nata negli Stati Uniti.
Fu un segnale decisivo per i mercati finanziari che alzarono i tassi di interesse fino al 5-10 per cento. La crisi dei paesi più indebitati divenne inevitabile. I governi del Portogallo a luglio e poi di Spagna, Grecia e Italia furono messi in crisi sotto l'attacco dei mercati finanziari. La Germania, dove si distingueva per il suo rigore Wolfgang Schäuble, ministro delle finanze e numero due del governo tedesco, insieme con la Francia e la Banca centrale europea avevano deciso una politica destinata a colpire i paesi dell'eurozona che, com'era accaduto nel resto del mondo, non erano in grado di rispettare i parametri di disavanzo che la stessa Germania aveva imposto in un'epoca affatto diversa.
L’esito fu, in sostanza, da un lato, il consolidamento della ricchezza posseduta in euro con un valore stabile e con tassi di interesse crescenti; dall'altro, l'impoverimento degli strati sociali legati al lavoro dipendente in un contesto di occupazione decrescente e precaria e, al contempo, la crisi dei sindacati nella contrattazione dei salari, mentre si riduceva pesantemente il potere d’acquisto, e delle condizioni di lavoro, con l’esplosione della disoccupazione e del lavoro precario.
2. In America, dopo la crisi del 2008, era successo il contrario. Barack Obama era intervenuto appena eletto, iniettando 800 miliardi di dollari nell'economia per favorire la ripresa. La somma fu considerata insufficiente da illustri economisti democratici. Ma la ripresa, per quanto lenta, iniziò, prendendo slancio negli anni successivi.
In Italia, Mario Draghi, aveva dovuto seguire – non sappiamo quanto volentieri – la politica di Trichet alla cui successione era candidato. Poi, nell'estate del 2012 Draghi, alla testa della BCE cambiò la politica monetaria, in nome della difesa dell'euro. “Nell'ambito del nostro mandato – affermò, come è noto, – la Bce è pronta a fare tutto il necessario per preservare l'euro. E credetemi, basterà”. In effetti, l'euro fu salvato. Ma l'economia dell’eurozona oscillò negli anni successivi fra recessione e stagnazione. E la crisi non ha riguardato solo i paesi del Mediterraneo. Il caso della Francia è stato significativo.
Fino a un certo punto la Francia di Sarkozy sembrava aver guidato, insieme alla Germania, lo sviluppo della crisi e il suo futuro. Ma non era così. Francois Hollande vinse nel 2012 le elezioni con il Partito Socialista dopo aver annunciato nella campagna elettorale una politica sociale decisamente progressista. Ma l'impegno durò lo spazio di un mattino. La difesa dell'euro impose anche alla Francia una politica deflazionistica con la riduzione della crescita, il peggioramento delle condizioni sociali e l'aumento della disoccupazione. La delusione della sinistra francese portò a una drammatica sconfitta del Partito socialista. Con le elezioni della primavera del 2017, uscì di scena subendo la peggiore sconfitta della sinistra francese dopo l’instaurazione della Terza Repubblica, un secolo e mezzo prima. In effetti, la crisi francese segnò il culmine della crisi al cui aggravamento aveva partecipato anche la Francia in stretto rapporto con la Germania di Angela Merkel. Non a caso, durante la cancelleria di Angela Merkel, la Francia aveva assistito al cambio di presidenza quattro volte e a un maggior numero di cambi di governo.
3. La pandemia del coronavirus arrivò nel 2020 in una eurozona segnata da difficoltà economiche e politiche come nel caso dell’Italia, della Spagna del Belgio, mentre la Gran Bretagna metteva in atto la sua uscita. È in questo contesto che Germania e Francia, su iniziativa principalmente di Angela Merkel, proposero la distribuzione di 750 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti agli Stati membri dell'Unione Europea a determinate condizioni, nel corso di cinque anni, di cui circa 190 miliardi destinati, all'Italia e 140 miliardi alla Spagna.
La decisione fu accolta con entusiasmo dal sistema delle grandi aziende che avrebbero potuto disporre di risorse inaspettate.
Il confronto con gli altri Paesi colpiti dalla pandemia è illuminante. Gli Usa hanno investito 4.900 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2021. Intanto Jerome Powell, capo della Federal Reserve, continua a comprare titoli pubblici e privati per la ripresa dell'economia (anche se da novembre i 120 miliardi al mese verranno ridotti, ma con gradualità) e tassi di interesse vicini allo zero, finché la disoccupazione non sarà sotto il 4% .
Biden ha ottenuto la disponibilità di 1,2 trilioni di dollari per investimenti pubblici nei prossimi dieci anni, mentre i Democratici avevano proposto anche maggiori risorse aggiuntive per investimenti pubblici in infrastrutture e aiuti alle famiglie.
La differenza con la politica dell'eurozona è impressionante.
Nell'Unione Europea le grandi aziende gioiscono perché potranno ottenere 750 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti agli Stati membri dell'Unione Europea per investimenti nel quadro delle condizioni poste da Bruxelles. Ma sullo sfondo i problemi del calo del reddito e dell'occupazione durante la pandemia non sono stati risolti. Nonostante i primi segnali di ripresa, la disoccupazione, che colpisce in particolare le nuove generazioni, è del 7 per cento in Francia, del 10 per cento in Italia e del 14 per cento in Spagna.
In particolare in Italia l'esito economico e sociale è stato disastroso nei 20 anni successivi al passaggio all'euro. Secondo l'Economist, l'Italia “anche prima del covid-19, era poco cresciuta in questo secolo: in termini reali, il PIL italiano nel 2019 era solo del 4 per cento in più rispetto al livello del 2000…(ma) Il PIL reale pro capite era inferiore dell'1% alla fine del periodo, mentre si erano registrati aumenti del 16 per cento in Francia e del 24 per cento in Germania” (“Italy’s new prime minister has had a good first nine months”, 6 novembre).
Non sorprende che la disoccupazione abbia raggiunto in Italia il 20 per cento nelle principali regioni del Mezzogiorno. La ricchezza nazionale non solo è diminuita, ma si è concentrata al vertice della scala del reddito, a vantaggio in particolare del 10 per cento più ricco della popolazione.
Il ritorno al reddito anteriore alla crisi del 2020 è stato previsto dal governo Draghi tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023, quando, tuttavia, l'Italia registrerà ancora un Pil nazionale inferiore a quello del 2007, prima dell'inizio della Grande recessione.
La crisi economica ha avuto un impatto sulla politica. Quando, all'inizio del nuovo anno, scadrà la presidenza della Repubblica di Mattarella, Draghi, secondo le attuali previsioni, sarà candidato alla successione. Ma gli eventi potrebbero andare diversamente e lui potrebbe continuare come capo del governo.
Ma per quanto tempo? Già nel prossimo autunno l'attuale maggioranza di governo potrebbe sciogliersi, aprendo la strada a nuove elezioni. Ma, in ogni caso, nella primavera del 2023 si andrà alle urne. Secondo le attuali previsioni, la nuova maggioranza potrebbe essere composta dalla Lega guidata da Salvini e Fratelli d'Italia di Meloni, con il probabile accordo di Berlusconi. In questo caso troveremmo l'Italia, uno dei paesi fondatori della Comunità europea, in una chiara collocazione di destra mai sperimentata in passato.
Si potrebbe concludere che la politica italiana ha caratteristiche molto particolari. Ma non è vero. Il governo spagnolo di Pedro Sánchez è in una coalizione di minoranza, dopo che il PSOE ha subito una dura sconfitta alle elezioni nella Comunità autonoma di Madrid. In Francia, la presidenza di Macron sarà messa a dura prova nelle prossime elezioni primaverili del 2022, posta tra la tradizionale opposizione di Marine Le Pen e i nuovi agguerriti concorrenti di destra.
Vent'anni fa, con il passaggio all'euro, l'eurozona si candidava, insieme agli Stati Uniti, a essere ai vertici del mondo occidentale. Questo non è stato il caso. Le previsioni sono sempre incerte. Ma il futuro dell'Eurozona non è solo condizionato da un passato deludente. Dovrà fare i conti con un nuovo ordine dell'economia e della politica globale. I nuovi paesi dominanti sono gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina, che affacciano sul Pacifico.
L'Eurozona, che aveva suscitato tante speranze all'inizio del secolo, potrebbe trovarsi alla periferia del nuovo ordine globale. Agli storici spetterà il compito di stabilire se sia stato un destino predeterminato, o la conseguenza di una politica ostinatamente in contrasto con le sfide poste dal nuovo secolo.