Le tre Irpef del dopo-riforma

E’ assodato che fino a 50.000 euro sono avvantaggiati i redditi più alti e non c’è sgravio per i due scaglioni più bassi. La modifica rimedia comunque in parte alle incongruenze provocate dagli 80 euro di Renzi, ma di fatto genera tre imposte diverse per dipendenti, autonomi e pensionati. Ci sarebbe una soluzione decisamente migliore

L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha emesso la sentenza: fino a 50.000 euro la riforma fiscale premia chi ha più reddito. Sopra quel reddito lo sgravio si riduce ma arrivato a 75.000 rimane costante per 270 euro. Ha mentito allora Draghi quando ha affermato che la maggior parte dei sette miliardi vanno ai redditi medio-bassi? No, perché costoro sono molto più numerosi dei redditi medio-alti. Se do 100 euro a un milione di persone spendo 100 milioni, se do 10 milioni ad una sola persona spendo un decimo. Ma la distribuzione è molto più diseguale.

La decisione di ridurre da cinque a quattro scaglioni ed aliquote, tenendo ferma la prima aliquota al 23% e soprattutto la quinta al 43%, porta inevitabilmente al risultato segnalato da UPB.  Dalle dichiarazioni fiscali del 2020 risulta che il reddito imponibile medio del 2019 è stato di circa 21.000 euro (un poco di più per i dipendenti e un poco di meno per i pensionati). A questo livello la riduzione della seconda aliquota dal 27% al 25% determina uno sgravio di 120 euro; a 28.000 lo sgravio è di 260 e a 50.000 (il nuovo limite del terzo scaglione, con una riduzione da 38% a 35%) è di 920. Ma anche se si fosse ridotta la seconda aliquota di tre punti e la terza di due punti (aumentando però lo scarto a 12 punti percentuali da 24% a 36%), gli sgravi sarebbero stati rispettivamente di 180, 390 e 830. Comunque a maggior reddito vi sarebbe stato un maggiore sgravio.  Anche la fiscalizzazione dei contributi per 0,8 punti percentuali (peraltro per un solo anno e fino a 35.000 di retribuzione) determina un piccolo sgravio che cresce anch’esso con il reddito.

Si poteva agire diversamente, ma, prima di vedere come, va detto che un intervento di razionalizzazione della struttura dell’imposta era opportuna, in particolare per la platea dei lavoratori dipendenti. Infatti il “bonus Renzi” e le modifiche del 2020 del Conte 2 (Gualtieri ministro dell’Economia) avevano creato, insieme alle preesistenti detrazioni decrescenti, questa struttura effettiva di scaglioni ed aliquote:

 

Irpef al 2021               

 

Scaglioni                                                              Aliquote (in percento)                               

                                                       Dipendenti                 Pensionati               Autonomi

 

I fino a 15.000                                 27,51                      31,33                            25,22                          

II da 15.001 a 28.000                      31,51                      30,24                            29,22

IIIa da 28.001 a 35.000                  45,05                       41,24*                          40,22*

IIIb da 35.001 a 40.000                  60,82                       41,24*                          40,22*

IIIc da 40.001 a 55.000                   41,62                       41,24*                          40,22*                                                                

IV da 50.001 a 75.000                      41                            41                                  41

V da 75.001 in poi                             42                            43                                  43

* Per pensionati ed autonomi il terzo scaglione è unico

 

Come si vede, mentre pensionati ed autonomi (ovviamente, tra quest’ultimi, quelli che scelgono di, o devono, rimanere in Irpef) gli scaglioni sono cinque, per i dipendenti diventano sette, e al posto del terzo se ne sono creati tre con una struttura di aliquote strana (anche per i pensionati si può notare una prima aliquota maggiore della seconda). Per tutti questi scaglioni e relative aliquote sono i “veri” scaglioni ed aliquote. L’intervento della legge di bilancio, che oltre a modificare gli scaglioni ritocca anche le detrazioni (quest’ultime correggono in parte la regressività dei nuovi scaglioni) determina la  nuova struttura:

 

Irpef al 2022

Scaglioni                                                              Aliquote                                

                                                       Dipendenti                 Pensionati               Autonomi

 

I fino a 15.000                                   23                             29,44                    26,40

II  da 15.001 a 28.000                       34,15                        31,44                    28,40

III da 28.001 a 50.000                       43,68                        38,18                    37,27

IV da 50.001 in poi                             43                             43                          43

 

Come si vede c’è stata una razionalizzazione, con quattro scaglioni ed aliquote per tutti, anche se fino a 50.000 si deve parlare di tre imposte differenti piuttosto che di un’unica Irpef. Si noti anche per i lavoratori dipendenti, che hanno detrazioni più alte ma che terminano a 50.000 come le altre, la terza aliquota è leggermente più alta della quarta.    

Il commento finale di UPB è il seguente: “L’incidenza sul reddito della riduzione di imposta risulta sostanzialmente omogeneo lungo la distribuzione per decili (valori tra lo 0,8 e l’1,1 per cento), con l’esclusione dei primi due, in cui il beneficio in rapporto al reddito risulta inferiore allo 0,3 per cento. Di fatto, il 20 per cento delle famiglie in condizione economica meno favorevole, che sono già sostanzialmente escluse dall’ambito di applicazione dell’Irpef a causa dell’elevato livello dei redditi minimi imponibili, non sono coinvolte dalla revisione dell’Irpef. Ciò implica che se le future politiche sociali vorranno ulteriormente sostenere i redditi delle famiglie più povere dovranno affidarsi a strumenti diversi dall’Irpef, quali trasferimenti monetari diretti o meccanismi di imposta negativa”.

In realtà un meccanismo di imposta negativa esiste già dal 2014. Infatti se il calcolo dell’Irpef per i dipendenti dà almeno un euro di imposta positiva (calcolata sul solo reddito di lavoro), si ha diritto all’intero ammontare del bonus (prima 960 e dal l’anno scorso 1200 se si è lavorato per tutto l’anno). Quello che è assurdo è che bastano pochi euro di imponibile in meno e non si ha più diritto a nulla. La responsabilità è di Renzi, che voleva che nelle buste paga vi fosse un rigo “questi te li ha dati Renzi”, e al contempo tentava di far apparire il bonus come una diminuzione d’imposta. Nell’intervento di Conte-Gualtieri e nella riforma di Draghi-Franco però si sono perse due occasioni di correggere questa situazione, per cui oltre quattro milioni di dipendenti sono ancora oggi esclusi da qualunque beneficio.

Si poteva fare diversamente. Innanzitutto gli scaglioni non andavano ridotti ma al contrario aumentati; anzi la soluzione preferibile sarebbe quella di adottare una progressività continua, in cui ogni euro di reddito è uno scaglione. La funzione continua parte da aliquote medie e marginali iniziali pari a zero; l’aliquota marginale cresce più di quella media, ma per redditi bassi e medi entrambe risultano ridotte rispetto a quelle che verranno in vigore nel 2022. L’aliquota marginale può raggiungere il 43% verso i 70.000 euro, e non a 50.000. Ma può, e a mio avviso deve, aumentare ulteriormente, fino a raggiungere il 50% verso i 200.000. Si tratterebbe di un sistema più progressivo, ed unico per tutti i contribuenti. Ad accentuare la progressività si aggiungono delle detrazioni fisse per tutti, differenziate per tipologia di reddito sulla base di criteri oggettivi, come il riconoscimento di spese di produzione del reddito per i lavoratori dipendenti. Le detrazioni possono essere dimezzate rispetto a quelle proposte dalla legge di bilancio, proprio perché le aliquote partono da zero e non dal 23%. Essendo fisse non influenzano le aliquote marginali che restano le stesse per tutti i contribuenti. Funzioni continue sono in vigore da una cinquantina di anni in Germania, forse potremmo, per questo aspetto, prenderla ad esempio. 

Domenica, 2. Gennaio 2022
 

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