Per la prima volta nella storia tedesca del secondo dopoguerra, il nuovo governo non è composto da due partiti, come è avvenuto negli ultimi settant'anni, a cominciare dal cancelliere Adenauer, ma da tre partiti. Si tratta di una novità importante ma ben lungi dallo sconvolgere la politica tradizionale tedesca. I Socialdemocratici, i Verdi e Liberali sono abituati a gestire la cosa pubblica con l'obiettivo di tenere fuori Alternativa per la Germania di estrema destra (AfD) eLeft Partynato originariamente dalla scissione della SPD.
Secondo le dichiarazioni di Olaf Scolz, il leader socialdemocratico alla guida del nuovo governo, la Germania modificherà quanto necessario per soddisfare le richieste dei due partiti alleati, ma l'asse fondamentale resterà quello di Angela Merkel, rimasta a capo del governo per 16 anni, il più lungo cancellierato insieme a quello di Helmut Kohl. Un lungo periodo durante il quale la Germania ha consolidato la sua posizione di quarta potenza economica mondiale dopo Stati Uniti, Cina e Giappone.
A differenza della Germania, l'instabilità politica è stata la caratteristica comune dei principali paesi dell’eurozona. Una breve rassegna può essere utile. In Francia, durante il lungo cancellierato tedesco di Angela Merkel, si sono succeduti all'Eliseo quattro presidenti della Repubblica, insieme a un maggior numero di governi.
Nello stesso periodo lo scenario politico è cambiato radicalmente con la sostanziale liquidazione del Partito Socialista ridotto al 6 per cento dei voti nelle elezioni che seguirono la fine della presidenza di Hollande durata dal 2012 al 2017 - una fine ingloriosa per un partito le cui radici risalivano al la seconda metà del XIX secolo.
L'esito delle elezioni in Francia della prossima primavera è incerto. La sinistra non ha un effettivo candidato comune. È anche possibile che nel secondo turno Marine Le Pen, a capo del Rassemblement national, torni a sfidare Macron. In questo caso, se Macron prevalesse come candidato nello schieramento di centrodestra potrebbe riconquistare la presidenza. E l'alleanza tra Germania e Francia resterà al centro dell'eurozona.
Ma come si presenta il futuro dell'eurozona?
Italia e Spagna
Tra i tre maggiori Paesi dell'Unione Europea, dopo l'uscita della Gran Bretagna, l'Italia vive condizioni particolari. I partiti non sono riusciti, dopo la crisi del governo guidato da Giuseppe Conte, a concordare una nuova alleanza. Così, per evitare il ricorso alle elezioni anticipate, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiamato Mario Draghi, ex presidente della Bce, non affiliato ad alcun partito, a formare il governo.
Una situazione indubbiamente eccezionale. Repubblica ha scritto un commento che riflette l'opinione delle classi dirigenti: “In Italia – scrive – con la nascita del governo Draghi, voluto da Sergio Mattarella, i partiti sono stati di fatto emarginati. Hanno pagato il prezzo del loro fallimento… due governi di schieramenti opposti sono finiti male; hanno liquidato tutte le possibili formule politiche” (2 dicembre, 2021). Un giudizio severo per un Paese fondatore della Comunità europea.
Draghi potrebbe restare alla guida del governo fino alle nuove elezioni della primavera del 2023. Ma potrebbe anche essere eletto alla presidenza della Repubblica dopo la fine del mandato di Mattarella il prossimo febbraio. In questo caso, non è chiaro chi possa essere il suo successore alla guida del governo. In ogni caso, il fattore dominante in uno dei tre principali paesi fondatori della Comunità Europea e dell'Eurozona è l'incertezza del futuro.
La Spagna, con 47 milioni di abitanti, è il quarto Stato membro più popoloso dell'Unione Europea. Le elezioni del maggio 2021 nel dipartimento autonomo di Madrid, uno dei tre più popolosi della Spagna, sono state significative del clima attuale. Il PSOE, il partito socialista che guida il governo, ha subito la peggiore sconfitta della sua storia a Madrid, la capitale e la città più popolosa della Spagna. Allo stesso tempo Más Madrid, il partito nato dalla scissione del PSOE, è diventato il secondo partito a livello regionale scavalcando il Partito socialista.
La sua pesante sconfitta ha coinciso con lo straordinario successo del Partito Popolare di destra, guidato da Isabel Díaz Ayuso, che ha quasi raddoppiato il risultato elettorale del 2019 conquistando il 44 per cento dei voti. Dopo questi risultati Pablo Iglesias, storico leader di Podemos e vicepresidente del governo, ha annunciato la sua uscita dalla politica.
Il governo nazionale, che non ha una maggioranza parlamentare, dipende dall'astensione di Esquerra Republicana (Erc) della Catalogna e di Euskal Herria Bildu del País Vasco, sostenitori dell'indipendenza delle loro due regioni. Insomma, nel quarto Paese più importante dell'Eurozona, il centrosinistra ha un futuro incerto, governa senza una maggioranza propria, ha subito una pesante sconfitta nella regione di Madrid.
Gli altri maggiori paesi
Senza entrare in un'analisi dettagliata di ciascuno dei 19 paesi che compongono l'area dell'euro, possiamo considerare i nove principali che comprendono circa 315 milioni di abitanti, la grande maggioranza dei circa 340 milioni di cittadini che abitano l’eurozona. Ai fini di questo articolo daremo loro uno sguardo schematico, ma significativo.
- Nei Paesi Bassi, il maggiore tra loro, con circa 17 milioni di abitanti, Mark Rutte, per molti anni a capo del governo con il suo partito di centrodestra, è stato rieletto nel marzo 2021, ma non è riuscito a formare un governo di coalizione fino a metà dicembre. Infine, la nuova coalizione includerà, insieme al suo partito, VVD, di centrodestra, il D66 di centrosinistra, insieme ad altri due partiti minori di centrodestra – gli stessi partiti che erano all'origine della precedente crisi, provocata da uno scandalo nell'attribuzione di alcune prestazioni previdenziali.
Intanto, nel mezzo della lunga crisi politica si sono susseguiti eventi importanti, come il trasferimento da Amsterdam a Londra della sede della Shell, la compagnia petrolifera anglo-olandese, tra le quattro più importanti compagnie petrolifere nel mondo, precedentemente nota come Royal Dutch Shell.
Non è per l’Olanda l primo caso di perdita di un'impresa di dimensioni globali. Unilever, la vecchia compagnia anglo-olandese con più di 90 anni di esistenza e un fatturato annuo di oltre cinquanta miliardi di euro, ha trasferito alla fine del 2020 la sua sede da Amsterdam a Londra. È interessante ricordare che la Gran Bretagna era considerata un paese destinato a una profonda crisi dopo l' uscita dall'Ue per l'abbandono delle grandi aziende europee, mentre è avvenuto l'esatto contrario.
- Il Belgio, dove hanno sede le principali istituzioni europee, è sostanzialmente diviso tra Valloni e Fiamminghi che parlano due lingue radicalmente diverse e sono legate a un diverso passato storico. Bruxelles, la capitale del Paese, è un luogo separato dove si parlano le due lingue, con una prevalenza del francese all'interno delle istituzioni europee ivi situate. In sostanza, la capitale è unificata da istituzioni sovranazionali, mentre il Paese è diviso da storia e lingue diverse.
Tuttavia, l'unità multicolore di Bruxelles, come capitale di fatto dell'Unione europea, non ha paralleli nel Paese. Il Belgio resta un Paese profondamente diviso non solo etnicamente ma anche dalle caratteristiche politiche. La formazione del governo nazionale è molto complicata. Per 18 mesi, da marzo 2019, dopo le elezioni nazionali, a ottobre 2020, il Belgio ha vissuto all’insegna di un governo provvisorio senza maggioranza.
Il governo finalmente formato, guidato dal conservatore fiammingo Alexander de Crook, comprende al suo fianco, come stabilito dalla prassi, un pari numero di ministri della Vallonia e delle Fiandre.
Una sorta di doppio governo che si considera rappresentativo di diverse entità nazionali, mentre Bruxelles, la capitale di fatto dell'Unione europea, rimane una città etnicamente divisa, con valloni e fiamminghi che vivono in circoscrizioni fondamentalmente separate - l'unica caratteristica inconfondibile della città essendo la presenza dei rappresentanti dei 27 paesi dell'Unione Europea che si possono incontrare negli hotel e nei ristoranti più eleganti e costosi di Bruxelles.
Per molti versi una rappresentazione plastica dell'unità e, allo stesso tempo, della divisione che caratterizza l'Unione Europea che ha il suo riferimento in Belgio, e a Bruxelles la sua capitale di fatto.
- InPortogallo, il governo del socialista Antonio Costa è stato costretto a dimettersi a novembre dopo aver perso l'appoggio dei due partiti di sinistra, il Partito Comunista Portoghese e il Partito Popolare, che sostenevano il governo rinunciando a parteciparvi. La loro posizione era contraria al bilancio presentato dal presidente del Consiglio, attento esecutore delle stringenti politiche fiscali dettate dalla Commissione europea. Il risultato è stata la crisi di governo.
Il presidente della Repubblica, Marcelo de Sousa, appartenente alla destra politica, ha quindi indetto elezioni anticipate per la fine di gennaio del 2022. Secondo le previsioni, Il partito socialdemocratico, di centrodestra, potrebbe vincere le elezioni e guidare il nuovo governo in alleanza con Chela (Basta!), partito di estrema destra ultimamente in crescita.
- La Grecia rappresenta un'eccezione tra i paesi europei che stiamo osservando, nel senso che presenta uno stabile partito di destra, guidato da Kyrios Mitsotakis, alla guida del governo dal 2019. Il paese dipende totalmente dall'aiuto finanziario della BCE La sua storia è una prova concreta della politica dell'Unione europea nei confronti degli Stati membri.
La Grecia è reduce della più profonda crisi economica e sociale dell’eurozona. Ha visto aumentare povertà e diseguaglianza. L'attuale disoccupazione è intorno al 13 per cento dopo aver toccato il 27 per cento durante la crisi nell'ultimo decennio.
Il debito pubblico pari a circa il 100 per cento del PIL alla fine del secolo scorso, prima dell'ingresso della Grecia nell'Unione Europea, ha superato il duecento per cento del PIL, uno dei più alti a livello mondiale. L'attuale governo di destra, come del resto era già accaduto al governo di centrosinistra di Tsipras deve conformare la sua politica economica e sociale ai dettati della Commissione Europea per evitare un drammatico aumento del tasso di interesse sul suo elefantiaco debito pubblico.
L'Austria, infine, è il Paese minore, con meno di 9 milioni di abitanti, tra quelli che stiamo osservando. È un paese fortemente legato alla leadership dell’Unione europea di Bruxelles con la quale il capo del governo Sebastian Kurtz ha sempre mantenuto intensi rapporti di collaborazione. Nel 2019 Kurtz aveva anche ottenuto un notevole successo elettorale conquistando circa il 35 per cento dei voti.
Ma nell'autunno del 2021 il tribunale, dopo una lunga indagine, ha condannato Kurtz per il reato di corruzione avendo, durante il suo primo mandato, manipolato i dati sulle preferenze elettorali e reso false dichiarazioni alla Commissione parlamentare indagante. La conseguenza era inevitabile.
Nell'ottobre scorso ha dovuto lasciare il governo ritirandosi dalla vita politica. Era stato travolto dalla crisi, nonostante fosse fermamente sostenuto dalla Commissione europea. Dopo un breve intervallo durante il quale il paese è stato guidato da un governo provvisorio, l'8 dicembre è stato nominato un nuovo capo del governo conservatore.
Gli ultimi esempi mostrano che i governi della zona euro di sinistra, così come di destra, vivano in una condizione di permanente precarietà. Il tratto comune è il tentativo di essere fedeli esecutori delle regole imposte dalla Commissione Europea
Riassumendo, con una notevole differenza rispetto a Germania e Francia, l'instabilità economica e politica è aumentata nei principali paesi dell'Eurozona negli ultimi vent'anni dominati dal passaggio all'euro.
In ogni caso, l'eurozona resta depositaria di aspettative, che la politica ha dimostrato infondate. Ciò non significa che sia sull'orlo della dissoluzione. L'élite economica in ciascuno dei paesi della zona euro difende la moneta comune che è la protezione del loro benessere economico e del loro status sociale. È una classe che rappresenta l’aristocrazia economica sovranazionale. L'eurozona ha dato nel corso del tempo un'immagine di stabilità, anche se nessun governo è stato effettivamente stabile sotto la bandiera dell'euro, con l’importante e decisiva eccezione della Germania e, in parte, della Francia. Non è il caso di preconizzare il futuro che per sua natura rimane incerto. Ma il giudizio sul passato e sui suoi fallimenti difficilmente può essere controverso. Un passato che dovrebbe essere preso in considerazione quando si discute dell’incerto futuro dell'Unione europea.