Tutti i giornali hanno dato conto dell’elenco delle professioni gravose meritevoli di una possibilità di anticipo per il ritiro in pensione rispetto ai 67 anni previsti dal 2019 dalla normativa vigente. Ci sono anche le badanti. n verità l’inserimento di questa professione nell’elenco non è cosa di adesso, ma preesistente.
Di fatto si tratta di una presa in giro. Queste persone di fatto in pensione non ci andranno mai. La ragione è che i loro contributi sono talmente bassi che anche con molti anni versati non raggiungeranno mai un livello di pensione pari almeno a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (cioè 672,10 euro mensili). Quindi saranno rinviate a 70 anni per incassare il dovuto con il calcolo contributivo puro. Che potranno anche essere pensioni da cento euro mensili.
Quindi i contributi versati, ma non utilizzati per le badanti, andranno a beneficio di tutti gli altri che la pensione riusciranno a maturarla.
D’altra parte non è pensabile imporre alle famiglie che si fanno carico di curare a casa una persona non autosufficiente di pagare contributi pari a quelli di Cipputi. Anzi, la nostra proposta è offrire un grosso sconto fiscale a chi si prende questo onere ricorrendo alla badante. Potrebbe essere a costo zero con l’effetto di indurre alla regolarità la metà del lavoro nero esistente.
A maggior ragione occorre pervenire ad una misura che ristabilisca una forma di minimo pensionistico. Ci sono diverse proposte in campo che si dichiarano finalizzate ai giovani. Ma ci sono anche colf e badanti che sono a rischio di pensione zero.
Va segnalato anche che sono tutt’ora a zero per quanto riguarda il trattamento di malattia. Si temono i trucchi? Si faccia come per i co.co.co. Indennità Inps se c’è un ricovero in ospedale.
Aldo Amoretti è presidente dell’associazione Professione in Famiglia