Si dice che i proverbi esprimano in forma sintetica la saggezza popolare. Tutti conoscono quello che afferma nessuna nuova, buona nuova: ebbene, lesito del vertice rovescia il significato del proverbio, perché di nuove decisioni in questo momento cera estrema necessità e invece a Bruxelles non se nè vista neanche lombra. Tutti i problemi che la riunione del 29 scorso aveva lasciato in sospeso (vedi I rischi della vittoria tradita) non sono stati risolti ed è difficile, stavolta, leggere questo risultato come un nuovo rinvio, che già sarebbe stato negativo: no, la sola interpretazione possibile è che la Germania e i suoi alleati persistono nel rifiuto di adottare le sole misure che la stragrande maggioranza degli economisti internazionali ritengono indispensabili per frenare il rotolamento verso il precipizio dellintera area euro.
La più importante di queste misure sarebbe il ruolo della Bce o del Fondo salva-Stati, a seconda della forma tecnica che si potrebbe scegliere e che sarebbe indifferente rispetto allo scopo qualora rispettasse la sostanza del problema. La sostanza è che se si vuole contrastare come le dichiarazioni politiche affermano un orientamento dei mercati ritenuto incongruo e tale da far auto-realizzare le previsioni più disastrose, allora bisogna che lo strumento scelto per questo scopo abbia risorse non adeguate, ma illimitate. Solo a questa condizione i mercati considererebbero troppo rischiosa la scommessa contro i debiti sovrani (e, in ultima analisi, contro leuro) e se ne asterrebbero, rendendo lintervento effettivo non necessario. Lo scopo si poteva raggiungere autorizzando interventi illimitati della Bce sui mercati dei debiti (anche su quello primario, cioè allemissione), oppure consentendo che il Fondo potesse finanziarsi, sempre in modo illimitato, presso la Bce, cosa che lo statuto di questultima già permetterebbe. Dice infatti larticolo 18, comma 1, che la Bce può effettuare operazioni di credito con istituti creditizi ed altri operatori di mercato (il corsivo è nostro), erogando i prestiti sulla base di adeguate garanzie. Nessuna delle due cose è stata fatta.
Nessuna novità, almeno che si sappia al momento, nemmeno sulle modalità dintervento del Fondo salva-Stati, che non agirebbe di sua iniziativa, ma solo su richiesta del paese interessato, dando così ai mercati un segnale che si trova con lacqua alla gola. Unammissione di essere alle strette per ottenere un intervento inefficace? Chiunque può giudicare sullutilità di una tale invenzione.
Quanto alla Spagna, le si è concesso un anno in più per ridurre il deficit/Pil al 3%: solo unovvia presa datto che mai sarebbe riuscita a farlo entro lanno prossimo, visto che è ancora a più del doppio. E si è rinviata al 20 la stesura di un protocollo dintesa per gli aiuti alle sue banche, annunciando un prima tranche da 30 miliardi entro luglio. Se comunque viene tenuta ferma la decisione che la ricapitalizzazione diretta (cioè senza far aumentare il debito pubblico di Madrid) sarà attuata solo dopo aver realizzato la vigilanza unica europea, per il resto degli aiuti ci vorranno molti mesi.
Di ulteriori interventi per la crescita, a quanto pare, non si è proprio parlato: si resta fermi a quei 120-130 miliardi annunciati nella scorsa riunione che però sono finti, visto che le risorse davvero nuove messe in campo sono di appena 10 miliardi, un pro-forma.
Insomma, si può avanzare il fondato sospetto che Mario Monti abbia lasciato il vertice in anticipo non perché i problemi erano ormai risolti, ma perché ha pensato che non era il caso di perdere altro tempo. Sperando (irrazionalmente) di sbagliarci, crediamo che i prossimi giorni dimostreranno che quello che si è tenuto è stato lennesimo vertice inutile.