Sono tra quelli che Elly Schlein non l’hanno vista arrivare, anche se l’avevo vista partire e l’avevo incoraggiata con una lettera pubblica: ma tra le strade che avrebbe potuto prendere, quella che ha scelto alla fine mi sembrava la più impervia e la più rischiosa (ha avuto comunque l’intelligenza di rifiutare a priori l’ipotesi di un ticket in caso di sconfitta).
Ora sono tra quelli che la sorpresa l’hanno presa molto bene e devo complimentarmi con lei. Bravissima! È riuscita a fare quello che uno stuolo di dirigenti politici di sinistra non è riuscito a fare da lungo tempo: riunire attorno a un unico atto politico di sinistra (questo è stato il senso della sua candidatura) alcune centinaia di migliaia di militanti di sinistra. Non credevo proprio che potesse farcela, la storia annosa del PD (quello dei 101 diventati padroni del campo), con la sua forza respingente, e le dinamiche centrifughe e narcisistiche che hanno fatto della sinistra un campo di Agramante, con il loro effetto disgregante, mi facevano considerare un’utopia la “presa del PD”.
Davanti a sé ha un compito durissimo, ma se è arrivata fin qui dimostra di poter fare altri passi avanti. Su questo penso davvero che si debba scommettere. Non ho affatto intenzione di riprendere la tessera del PD che nel 2015 ho lasciato insieme a Elly. Sono però convinto che il campo di Agramante, in cui mi aggiro, ha bisogno di una scossa da parte di quelli che, al suo interno, sono convinti come me che sulla sfida di Elly si debba scommettere (vedo commenti interessanti in questo senso, non solo da parte di chi ha scelto di votare ai gazebo). E che da questo versante non si debba essere spettatori passivi ma la si possa aiutare vincere la scommessa.
Per quel che mi riguarda, porto il mio mattoncino proponendo una riflessione attorno alla sfida più grande a cui è chiamata, quella su cui il PD sta tradendo il nocciolo profondo del suo essere. Molti altri sono errori di analisi, conformismo derivante da superficialità e perbenismo (ben retribuito) ma qui c’è una caduta verticale sul piano dei valori. Ed è proprio su questo tema che la attendono al varco: la destra nazifascista, al servizio dell’atlantismo guerrafondaio, l’ha già presa di mira con i suoi argomenti “di sfondamento”, contando sul fatto che sia questo il suo punto di maggiore debolezza nel tentativo di tenere insieme il rapporto con il PD “reale” e il posizionamento a sinistra. Mi sento però di affermare che proprio questo può diventare il suo maggiore punto di forza.
Tra l’altro, questo è il tema che i giovani vedono strettamente connesso a quello ambientale e su cui si stanno creando una coscienza del tutto nuova come generazione (quella che ha portato il “di più” nella prova dei gazebo). L’importanza del tema generazionale per Elly è evidente, se non altro perché la sua, quella del G20, del 99% e di Occupy WS (e il PD dei 101) ha fin qui ceduto il passo a quelle che hanno la maggiore responsabilità dei due disastri a sinistra di cui ho parlato all’inizio.
Partiamo dalla storia che tutti conosciamo. La guerra fredda ha impedito di portare a compimento il disegno che i leader politici di maggiore statura avevano concepito dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale: all’ordine disegnato dalla la Carta dell’ONU (e alla Dichiarazione Universale) si era sovrapposto quello dei blocchi. Ma quando uno dei due è collassato, anziché il disegno concepito nella Carta, è prevalso, da parte del blocco rivale, l’Occidente, l’idea di proclamarsi vincitore e di assumere su di sé il compito di gestire l’ordine mondiale.
Lascio stare tutte le considerazioni sulle motivazioni “strutturali” (direbbe Marx) alla base di questa concezione (da “fine della storia”) che allungano solo il discorso. La sostanza è che la forza di interposizione dell’ONU agisce di rincalzo o a completamento, mentre l’esercizio della forza è monopolizzato dalla NATO. Lascio stare anche il discorso stucchevole e fariseo su Putin, che ovviamente è un tiranno, aggressore, cinico e funzionale a un disegno che sul piano “strutturale” è concorrente e non certo alternativo né migliore di quello in vigore in Occidente (che la destra ora possa etichettarlo come comunista dimostra come la sinistra non abbia più una narrazione del futuro da proporre). La sostanza è che un nuovo ordine mondiale, basato fino in fondo sui principi della Carta, è inconciliabile con l’esistenza della NATO.
Ovviamente la segretaria del PD non può uscirsene con l’affermazione precedente: avrebbe chiuso prima di cominciare. Ma nessuna persona che abbia condiviso lo spirito e la lettera della Carta dell’ONU può vederla diversamente come prospettiva. Perfino Biden e Stoltenberg potrebbero dire che il loro obiettivo è di rendere la NATO superflua, senonché vorrebbero arrivarci attraverso la guerra, stravolgendo dunque la Carta stessa, fondata sulla condanna della guerra come strumento di composizione delle controversie internazionali. Al di là di questo, è una velleità irrealizzabile, che però potrebbe rivelarsi tale solo al culmine di un conflitto che cambierebbe il volto del pianeta e della nostra specie fino a minacciarne la sopravvivenza (ma se anche si combattesse senza ricorso al nucleare, riporterebbe la nostra specie, come preconizzava Einstein, a condizioni primordiali).
All’unica alternativa possibile, fermare la deriva verso la devastazione, dovrà lavorare la generazione che domenica ha dato fiducia a Elly. Difendendo l’ambiente e la pace indissolubilmente. È una parete senza appigli impossibile da scalare? No, c’è qualche punto di forza su cui far leva. La considerazione che suggerisco posso riassumerla in qualche numero. L’ultima mozione dell’Occidente sull’Ucraina è stata votata da 141 paesi, che sommano una popolazione totale di poco inferiore ai 3,5 miliardi di persone. Hanno votato contro la Russia e altri 6 paesi che insieme fanno meno di 230 milioni di abitanti. Si sono infine astenuti 42 paesi, la cui popolazione supera i 4,1 miliardi. Più di metà della popolazione del pianeta. Ebbene, una delle principali questioni che si dovranno risolvere nel momento in cui si riprenderà il cammino per una riforma dell’ONU, c’è inevitabilmente la previsione di una rappresentanza, in Assemblea, basata sulle persone: sugli uomini e le donne che popolano il pianeta, che sono distribuiti secondo i numeri che ho dato.
Ecco allora una prima fondamentale pista. Parlare a quel mondo che rifiuta logiche egemoniche avendo sempre come guida il progetto di completare il disegno del 1942-1945. Non mancano persone di grande statura, soprattutto nella mia generazione, quella che è cresciuta con l’immagine del fungo atomico negli occhi, che a questo stanno lavorando anche in Italia e certamente Elly troverà da parte loro grande attenzione. Ascoltandoli, come mi sembra abbia fatto finora, non ne può ricavare che indicazioni preziose. Per di più, si troverebbe a confrontarsi direttamente con la Meloni che, come appare dalla Conferenza di Delhi Europa Indopacifico, si propone come testa di ponte dell’atlantismo verso l’Asia puntando sulla sintonia politica con il premier indiano.
Già che ci sono, aggiungo qualche considerazione telegrafica. Sui diritti sociali, ne abbiamo parlato molto in passato e certo non ha cambiato idea: le sue parole sul Jobs Act non ammettono equivoci. Con i Cinquestelle non potrà che essere competizione: se sarà chiara la scelta di campo farà bene a entrambi. E nel nuovo clima chissà che non maturi qualcosa anche nel campo della sinistra dispersa.
Sulla legge elettorale, tifo per il Mattarellum senza scorporo e con doppio turno ma l’importante è varare una legge (anche il proporzionale puro, benché lasci spazio agli opportunismi) che restituisca la parola agli elettori: che non sono ignoranti o ignavi ma si rapportano alla politica per ciò che offre.
Sull’apparato, infine: dai maestri che ho avuto la fortuna di incontrare ho imparato che la leadership comporta un onere: stare, già oggi, dove coloro che hanno affidato quel ruolo saranno domani. Chi non ha visto dove stava arrivando Elly dovrà raggiungerla. In piena convinzione, per di più, vedendo un orizzonte in fondo a quella strada. Sennò, no. E comunque non dovrà essere lei a tornare indietro per ricongiungersi.