La micromanovra degli incentivi

Una falsa manovra anticrisi, pari a due decimillesimi di Pil, a uso elettorale con stanziamenti esigui e distributi a pioggia. Di cui, per giunta, potrà usufruire solo chi non fatica ad arrivare a fine mese

Tanto tuonò che piovve. Presentata con il consueto rullo di tamburi la manovra anticrisi "ad orologeria" rispetto alla tornata elettorale di fine marzo, come direbbe il "nostro caro leader". Ad una prima valutazione, prescindendo da qualche oscurità tecnica di cui parleremo al termine di questa nota, la manovra si presta a tre ordini di considerazioni, riguardanti: a) le sue dimensioni relative; b) il riparto settoriale; c) le categorie sociali presumibilmente beneficiarie.

 

 

A) Sulle dimensioni assolute e relative la Confindustria, nel suo giornale ufficiale, parla di "topolino". In realtà siamo nel campo della microbiologia. Raffrontando i 300 milioni di incentivi (i 120 di sgravi fiscali sono la reiterazione di provvedimenti già in atto) con un Pil di meno di 1.600 miliardi di euro si ottiene una frazione di 2 decimillesimi (!).

 

Per capirci meglio facciamo un esempio micro. Per un lavoratore che guadagni 20.000 euro netti all'anno, e cioè 1.600 euro al mese, la manovra peserebbe per 4 euro annui o 30 centesimi al mese. Per potersi comprare il Corriere dello Sport una volta ogni 30 giorni gli servirebbero 4 manovre.

 

Nell'enfasi della presentazione del provvedimento in una delle cosiddette conferenze stampa, sotto l'occhio vigile del presidente del Consiglio, il ministro Sacconi, forse consapevole dell'esiguità dell'intervento, ha affermato che esso potrebbe rialzare dall'1% all'1,5% il previsto tasso di sviluppo dell'economia italiana. Ciò equivale ad ipotizzare che una manovra di 300 milioni produca un indotto di 8 miliardi, e cioè che esista un moltiplicatore (o effetto leva) pari a 26. Nella letteratura corrente i moltiplicatori statisticamente verificati non superano, in casi molto favorevoli, il coefficiente 3 nel primo anno. L'unico caso di dimensioni sacconiane si rintraccia in un testo del Collodi, in cui figura il cosiddetto modello GV (che sta per il Gatto e la Volpe) che ipotizza una mirabolante moltiplicazione di zecchini d'oro sepolti da Pinocchio sotto un albero.

 

B) Il riparto fra settori appare casuale o, meglio, frutto delle pressioni delle lobby, delle mediazioni dei singoli ministri e di considerazioni elettorali, ma non rientra certamente in un disegno razionale. Avevamo più volte rilevato l'assenza ormai quasi totale della funzione di coordinamento del presidente del Consiglio, che sembra privilegiare il ruolo di tribuno itinerante.

 

Esaminiamo qualche caso. Il settore del bianco è abbastanza soddisfatto, perchè la domanda si era contratta del 16% e gli incentivi sono di 110 milioni rispetto ai 250 richiesti, anche se sono escluse le lavabiancheria, che rappresentano un comparto importante. Viene inoltre prorogato il bonus del 20% sui frigoriferi ecocompatibili (peraltro in vigore da quattro anni).

 

Perplessi i venditori di motorini. Lo stanziamento copre solo il 7% del mercato. Non è però neppure così, per la verità. Poiché il provvedimento è ad esaurimento, se gli acquisti si concentrassero sulle moto elettriche, con un bonus di 1.500 euro ciascuna, dopo averne vendute 8.000 - e cioè un cinquantesimo dell'attuale produzione, che è di 400.000 - i soldi sarebbero finiti. Gli esperti ritengono, comunque, che i benefici, anche se spalmati su vari tipi di due ruote, si esauriranno nel giro di tre settimane.

 

Il settore tessile continuerà a ricevere sgravi fiscali per ricerca e sviluppo e per la cosiddetta predisposizione dei campionari. Esulta il settore della nautica, che prevede di vendere 10.000 fuoribordo in più, con un impatto sociale e occupazionale molto dubbio. 

 

Per gli immobili ecologicamente efficienti spunta un bonus di 7.000 euro al massimo; viaggiamo intorno al 3-4% del valore ed è quindi poco significativo. Notevoli gli sconti sulle gru a torre per l'edilizia. Maliziosamente, potremmo ipotizzare che ciò consenta ai costruttori di recuperare parzialmente le spese per le ormai consuetudinarie tangenti.

 

Non possiamo seguire minutamente i vari bonus spruzzati qua e là; così come non sappiamo se altri nasceranno da emendamenti in corso di approvazione del decreto alle Camere: ad esempio Zaia ha promesso bonus per il gasolio ad uso agricolo. Se diventerà governatore del Veneto, qualche elettore glielo rammenterà.

 

Per quanto concerne la struttura settoriale degli interventi, rileviamo che alcune categorie li accolgono con un certo favore; altre ne lamentano il livello risibile; gli esclusi, come è ovvio, piangono calde lacrime.

 

C) Per quanto concerne gli effetti sui consumatori e, più in generale, su lavoratori e pensionati, è opportuno ricordare le richieste dei sindacati e delle imprese, alle quali sembrava che il governo intendesse dare ascolto, almeno secondo il profluvio di dichiarazioni sia da parte dei ministri competenti che di quelli incompetenti, come Brunetta, che spazia dalla politica industriale al diritto del lavoro, dimenticando gli amati tornelli che hanno fatto la sua fortuna mediatica. In particolare i sindacati chiedevano sgravi fiscali sui redditi medio-bassi e sulle pensioni, per recuperare almeno in parte il fiscal drag e l'aumento dei prezzi sui beni di consumo primari (che risulterebbe maggiore dell'indice del livello generale dei prezzi). Le imprese invocavano una riduzione dell'IRAP, che avrebbe potuto avere effetti positivi sul costo e, quindi, sulla domanda di lavoro.

 

Queste richieste sono state per ora disattese. Anzi, i plauditores della politica fiscale del governo, fra cui, purtroppo, Alberto Quadrio Curzio, si rallegrano per la relativa costanza del gettito tributario nel gennaio 2010 rispetto allo stesso mese dell'anno precedente; fingendo di ignorare che il dato rappresenta un aumento della pressione fiscale rispetto ad un reddito sensibilmente diminuito.

 

La natura dei contributi, legati alla tipologia dei prodotti ed alla priorità temporale della domanda (data la relativa esiguità degli importi) tende a favorire i consumatori con redditi più elevati e soprattutto con una immediata disponibilità di risorse, ed ha quindi una chiara impronta per così dire "classista". Con tutta la buona volontà e con un atteggiamento il più possibile amichevole nei confronti delle iniziative di questo governo, ci riesce difficile immaginare pensionati al minimo che acquistano gru a torre, cassintegrati che comprano motori fuoribordo o precari in attesa di reimpiego che riescano ad acquisire appartamenti ecocompatibili di categoria A.

 

Un'ultima osservazione di carattere solo apparentemente tecnico. Le imprese che praticano gli sconti verranno rimborsate, dietro presentazione di fatture quietanzate, tramite il sistema postale. A parte i prevedibili ritardi, il meccanismo è difficilmente controllabile (anche perchè non è chiaro come si individua il prezzo al quale andranno applicati gli sconti), così da offrire l'opportunità di truffe ben organizzate, con false fatturazioni per ridurre il costo di prodotti che verranno venduti, dopo qualche mese, a prezzo pieno.

Mercoledì, 24. Marzo 2010
 

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