La manovra che taglia il futuro

Analisi delle componenti del Dpef: la pressione fiscale non scende, la spesa corrente cala circa un punto. La gran parte dei tagli è sulle spese in conto capitale e sui consuni internmedi. Suspence sugli impiegati pubblici: perdita di potere d'acquisto o 300.000 in meno?

Con la presentazione del Dpef e la pubblicazione del decreto legge “Robin tax” abbiamo un quadro completo di quello che il governo intende fare sia a breve che nell’arco della legislatura. E’ opportuno partire da quest’ultimo aspetto. Il governo conferma l’impegno preso da Prodi e Padoa-Schioppa a realizzare il pareggio del bilancio pubblico per il 2011; per la verità il Dpef prevede in questo anno ancora un piccolissimo deficit (0,1% sul Pil) ma che diviene un piccolissimo avanzo (sempre 0,1%) nel 2013, ultimo anno della legislatura. Insomma, tre anni di bilancio in pareggio; sulla sensatezza di questo obiettivo di politica fiscale si potrebbe discutere a lungo, arrivando ad una conclusione negativa; ma non vale la pena di farlo ora; prendiamo atto che due governi di segno opposto hanno sottoscritto questo impegno.

 

L’attenzione va spostata sul come realizzare l’obiettivo; il Dpef, secondo tradizione, presenta un quadro “tendenziale” e poi uno “programmatico”; nel tendenziale si descrivono gli andamenti a legislazione vigente, cioè senza interventi normativi, senza rinnovi contrattuali e via dicendo. Nella tabella I abbiamo (in quota sul Pil) la spesa totale del settore pubblico e quella al netto degli interessi nel confronto tra il 2013 ed oggi; la spesa primaria scende di poco più di un punto, mentre la pressione fiscale diminuisce di solo 0,2%. Il deficit quindi tenderebbe ad assestarsi sull’1,8%.

 

                                               Tabella I: scenario tendenziale

 

Anni

Spesa totale in % sul Pil

Spesa primaria in % sul Pil

Pressione fiscale in %

Altre entrate in %

2008

49,26

44,23

42,8

4,13

2013

48,12

42,98

42,6

3,74

 
Nella Tabella II  riporto i tassi di crescita complessivi nei cinque anni per i principali comparti di spesa e di entrate, confrontati con il tasso di crescita del Pil nominale (cioè crescita reale + inflazione, la prima costituisce solo il 37%, mentre la seconda il 63%); come si vede tre voci crescono più del Pil: gli interessi passivi (purtroppo) e le prestazioni sociali (welfare + sanità), i consumi intermedi. Le retribuzione ai lavoratori pubblici, le spese in conto capitale e un insieme eterogeneo di altre voci crescono nettamente meno del Pil. Per quanto riguarda le entrate solo le dirette crescono più del Pil, e la principale imposta diretta è l’Irpef, che è progressiva e quindi tende a crescere di più; è superfluo ricordare che i quattro quinti dell’imponibile Irpef è costituito dai redditi dei lavoratori dipendenti e pensionati.
 

                                      Tabella II: composizione del tendenziale

 

Spesa pubblica

lavoro dipendente

Consumi intermedi

prestazioni sociali

Altre spese

spese in conto capitale

Interessi passivi

Pil nominale

Variazione 2008-2013

6,99%

17,98%

18,33%

8,88%

7,60%

19,56%

 

 

17,00%

 

 

Entrate

dirette

Indirette

contributi sociali

altre

Variazione 2008-2013

19,28%

14,54%

15,10%

12,03%

 

Veniamo ora al bilancio programmatico, dove vi sono tutti gli interventi volti alla realizzazione dell’obiettivo principale di pareggio del bilancio.

 

                                                Tabella III:  scenario programmatico

differenze assolute e in % rispetto al tendenziale

 

Variazioni 2008-2013

Lavoro dipendente

consumi intermedi

prestazioni sociali

Altre spese

Spese in conto capitale

Interessi passivi

Entrate

Totali

Valori assoluti (milioni di euro)

+1.142

-11.849

+309

-2.870

-11.155

+4.776

 

Martedì, 8. Luglio 2008
 

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