La letale tutela dei padroni dell’euro

Il piano del governo Monti è simile a quelli già imposti a Grecia, Portogallo e Spagna: l'austerità più le famigerate riforme di struttura minacciano di avere un effetto, duraturo e sconvolgente sugli equilibri sociali, senza mitigare la crisi. L’unica soluzione sarebbe l’intervento della Bce, impedito dalla Germania. Siamo al paradosso che due economisti Usa si appellano alla Fed perché agisca al posto della Bce

Il piano del governo Monti concordato con le Autorità europee è in via di definizione. Esso non è fondamentalmente diverso da quelli che nell’ultimo anno sono stati imposti alla Grecia, al Portogallo e alla Spagna in nome dell’austerità e delle riforme di struttura. Purtroppo ne conosciamo gli esiti. La crisi di liquidità della Grecia è diventata un’irrisolvibile crisi di solvibilità e il default è considerato inevitabile. I tioli pubblici del Portogallo sono ridotti al rango di “spazzatura”. La Spagna, che pure aveva un debito pubblico pari a un terzo di quello italiano, dopo aver attuato tutte le riforme ingiunte dall’asse Francoforte-Berlino (pensioni, salari, mercato del lavoro, tasse), continua ad avere uno spread compreso fra il 4 e il 5 per cento e tassi d’interesse sui titoli pubblici superiori al 6 per cento.

Siamo dunque incamminati su una strada che non porta da nessuna parte. Nouriel Roubini, autorevole economista internazionale, scrive sul Financial Times che il governo guidato da Mario Monti è molto più credibile del precedente governo Berlusconi, ma “l’austerità che la Banca centrale europea e la Germania stanno imponendo all’Italia muterà la recessione in una vera e propria depressione”. La conclusione è che questa politica ha uno sbocco inevitabile in un defalut che sarebbe meglio prevedere e programmare in anticipo. Una previsione drammatica, ma che a livello internazionale non è più esclusa.

E’ possibile scongiurare quest’esito? La risposta ormai senza quasi eccezione fra gli economisti è che l’unica soluzione sarebbe nell’impegno della Bce ad agire come prestatore di ultima istanza per gli Stati, ponendo un tetto ai catastrofici livelli dei tassi raggiunti sui mercati finanziari.

Di fronte al rischio di una nuova crisi peggiore di quella che seguì il collasso della Lehman Brothers nell’autunno del 2008, la Federal Reserve, la Banca centrale americana, è intervenuta nei giorni scorsi insieme con le altre maggiori banche centrali per offrire un’illimitata disponibilità di dollari e rompere il circolo vizioso di una crisi di liquidità nel rapporto fra le banche. Ma non è sufficiente. Secondo due economisti del Center for Economic and Policy Research di Washington, Dean Baker e Mark Weisbrot, è venuto il momento che la Federal Reserve intervenga direttamente nei mercati del debito sovrano europeo. Vale la pena di riprendere la loro argomentazione.

“La crisi si aggrava, perché gli oneri finanziari italiani sono a livelli insostenibili, e possono puntare ulteriormente verso l'alto in qualsiasi momento. Finché non ci sarà l'intervento delle banche centrali ad abbassare i tassi di interesse, e a mantenerli bassi, l'attuale crisi finanziaria in Europa non sarà risolta. Il contagio di questa crisi ha già rallentato la crescita economica mondiale, compresa la crescita degli Stati Uniti. Questa settimana l'Ocse ha dichiarato che l'area dell'euro appare già in una condizione prossima alla recessione, e ha abbassato le sue previsioni di crescita del Pil Usa per il prossimo anno al 2,1 per cento, dal 3 per cento in maggio. Sono state anche abbassate in modo significativo le previsioni di crescita per Cina, India e Brasile.

Facciamo appello alla Federal Reserve perché intervenga direttamente nei mercati obbligazionari sovrani europei, in particolare italiani, per tenere i tassi di interesse più bassi. Si tratta di un intervento a costo zero per i contribuenti americani, come lo è stato il quantitative easing della Fed dal 2008. Al contrario, una recessione negli Stati Uniti causata dalla crisi finanziaria in Europa sarebbe molto costosa e potrebbe gettare milioni di americani nella disoccupazione.
 
Rientra nel mandato della Fed, che include la promozione della piena occupazione negli Stati Uniti, adottare queste ulteriori misure per contribuire a prevenire un aggravarsi della crisi finanziaria in Europa, e il danno conseguente per l'economia degli Stati Uniti."(www.insightweb.it).

Siamo di fronte a una commedia da teatro dell'assurdo alla Ionesco. Ciò che sarebbe ragionevole e ovvio, come l’intervento della Bce, esce dalla scena, mentre s’immagina l’intervento della lontana Fed per evitare quella che si annuncia come una possibile crisi globale peggiore di quella degli ultimi tre anni. Ma Berlino e Parigi hanno chiesto a Mario Monti di non fare menzione di un possibile intervento della Bce…

Le misure annunciate dal governo Monti (l'austerità più le famigerate riforme di struttura) non possono bloccare la crisi. Ma un effetto, duraturo e sconvolgente rispetto agli equilibri sociali, possono averlo, attaccando ancora  il sistema pensionistico, già sottoposto a un quindicennio di ininterrotte riforme, riducendo salari e pensioni, liberalizzando i licenziamenti, demolendo il potere contrattuale del sindacato.

La fine del governo Berlusconi meritava un brindisi e una grande quantità di italiani ha celebrato l’evento. Ma questo non giustifica una stagione di apatia e rassegnazione, che sarebbe fatale alla stessa sinistra, così come è già accaduto a tutti gli altri governi sotto la letale tutela dei padroni dell’euro.
Giovedì, 1. Dicembre 2011
 

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