La democrazia vicina all'Anno Zero

Il governo ha creato il “caso Annozero”, ma il problema è che è ormai la democrazia del nostro paese ad essere molto vicina all’anno zero. Scandalizzate e veementi proteste, ma neppure uno straccio di smentita ai contenuti della trasmissione. I rischi di deriva non sono da sottovalutare

Il governo ha creato il “caso Annozero”, ma il problema è che è ormai la democrazia del nostro paese ad essere molto vicina all’anno zero. Berlusconi, per via del suo sottoposto ministro Scajola, è intervenuto al di fuori da ogni regola formale e sostanziale convocando i vertici della Rai. Che, come tutti dovrebbero sapere, non dipende in alcun modo dal governo: il controllo sulla correttezza del suo comportamento spetta alla Commissione di vigilanza, i cui membri sono nominati dal Parlamento e il cui presidente, secondo un uso ormai consolidato, è indicato dall’opposizione, per rafforzarne il ruolo di garanzia verso tutte le forze politiche.

 

Ha peccato di omissione, la Commissione di vigilanza? Ha mancato di sanzionare qualche comportamento scorretto che si sia verificato nella trasmissione di Santoro? Né dal ministro Scajola, né dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi, né dai numerosi portavoce più o meno ufficiali, né dai dichiaratori di professione della maggioranza si è udita una sola smentita su una sola delle affermazioni e dei fatti di cui si è parlato nella trasmissione contestata. Solo veementi proteste contro il tono. L’ultimo organismo istituzionale che ha impartito direttive anche sui toni da usare nell’informazione è stato il ministero della Cultura Popolare, più noto come Minculpop. Ma, appunto, vigeva un altro regime.

 

“Alcune radio e tv stanno diffondendo odio e violenza”, è stato affermato domenica 27. Solo che stavolta le parole non sono di qualche esponente del “Popolo delle libertà” (George Orwell avrebbe potuto fare interessanti osservazioni sulla scelta di questo nome). Erano contenute nel decreto con cui il presidente golpista dell’Honduras, Roberto Micheletti, ha limitato i diritti costituzionali e previsto la possibilità di chiudere i mezzi di informazione. Frasi analoghe, rivolte specialmente ad alcuni giornali, le abbiamo purtroppo già sentite varie volte. Non siamo in America centrale. Ma sarebbe un grave errore sottovalutare il pericolo per la democrazia del signor Berlusconi e della sua corte.

 

Soltanto un’osservazione su un altro importante avvenimento di questi giorni, ossia le elezioni tedesche. I socialdemocratici, privi di un leader e di proposte politiche riconoscibili, sono crollati al loro minimo storico. Ma c’è un altro partito che non aveva mai preso così pochi voti: la Cdu della “trionfatrice” Angela Merkel. Insomma, le elezioni tedesche non sono una nuova manifestazione del "vento di destra". Se a destra il partito liberale guadagna il 15 per cento, è anche vero che a sinistra Link si porta al 12,5 per cento. La sconfitta sembra essere quella del “centro” verso il quale ha veleggiato l’SPD da Schroeder in poi. Che il principale partito di governo, guidato da Angela Merkel,  abbia sofferto nell’attuale situazione di crisi può non stupire. Ma il risultato più significativo è che quello che fu un grande partito di sinistra moderata è crollato a poco più del 20 per cento: succede quando si diventa troppo moderati e troppo poco di sinistra. I voti che ha perso li hanno presi la Linke di Oskar Lafontaine, che uscì da sinistra dalla Spd, e i Verdi, che certo di destra non sono e hanno obiettivi che la gente capisce. Ci riflettano gli esponenti del Pd, una metà almeno dei quali ha deciso che il termine "sinistra" non si deve più pronunciare.

 

www.carloclericetti.it

Mercoledì, 30. Settembre 2009
 

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