Il tema principale dell'incontro tra Emmanuel Macron e Joe Biden alla Casa Bianca all’inizio di dicembre era centrato sulla possibilità di un'iniziativa per porre fine al conflitto in Ucraina, coinvolgendo i Paesi occidentali e la Russia.È stato un incontro importante: il primo tra il capo della Casa Bianca e un capo di governo dopo gli anni della pandemia.
Biden ha preso tempo dichiarando di voler incontrare i capi dei paesi membri della Nato prima di un passo verso la Russia. In effetti, si tratta solo di prendere tempo. I colloqui riservati tra Stai Uniti e Russia vanno avanti da mesi. Il pomo della discordia rimane il destino della Crimea acquisita dalla Russia ormai da più di un decennio e la sorte delle province ucraine, a partire dal Donbass che la Russia ha incorporato dopo il 24 febbraio. Non è un caso che negli stessi giorni Putin abbia dichiarato che si tratta di territori che non possono rientrare in una possibile trattativa.
1.Qualcosa si muove. Da un lato, Macron continua ritenere importante un suo viaggio a Mosca. Dall’altro, negli stessi giorni Olaf Scholz ha avuto un lungo colloquio telefonico con Putin: non accadeva da alcuni mesi. Sembrava che il capo del Cremlino non attribuisse un effettivo valore ai rapporti con i paesi della Comunità europea, considerando come unico interlocutore effettivo il capo della Casa Bianca.
I due maggiori paesi dell’Unione rientrano nella scena. Non è casuale il colloquio telefonico del 2 dicembre tra Scholz e Putin. Un’iniziativa che segue Il recente viaggio diScholz in Cina accompagnato da una vasta delegazione diretta rafforzare i rapporti commerciali ed economici tra i due paesi. Un'iniziativa di cui non si può nascondere il significato politico oltre che economico. Si tratta di iniziative che testimoniano il ruolo speciale che Francia e Germania intendono esercitare nei rapporti sovranazionali e in particolare con la Russia.
Ma è significativo che l’Europa si divida. Da una parte la Commissione europea che con la presidente Ursula von der Leyen punta alla sconfitta della Russia: dall’altra, i due maggiori paesi dell’Unione europea che seguono la propria strada diplomatica e politica.
2. L’Italia si caratterizza per la sua assenza dal dibattito che coinvolge i maggiori paesi della Nato.
All’inizio la Commissione europea era stata profondamente sospettosa in relazione al nuovo governo presieduto da Giorgia Meloni – timore superato in un giro rapido di giorni. Il nuovo governo di destra, da un lato, ha sposato senza se e senza ma la linea americana sul conflitto; dall’altro, ha preso le distanze da una posizione moderata – più semplicemente, francese e tedesca - nei confronti della guerra in corso, auspicando una sostanziale sconfitta russa e il ritorno alla situazione che ha preceduto l’inizio del conflitto.
Il timore della Commissione europea che il nuovo governo italiano potesse assumere una linea propria, distante da Bruxelles, si è dimostrato infondato. C’era il timore che il nuovo governo potesse assumere una linea vicina a quella tedesca. La Germania senza consultare la Commissione europea aveva deciso di investire 200 miliardi accrescendo la spesa pubblica e il sostegno alle famiglie.
Non si trattava di un caso isolato. Il Giappone ha investito 200 miliardi di dollari a sostegno della ripresa economica. Un esempio seguito in Europa dall’Austria. Il timore della Commissione era che, in contrasto con i limiti rigorosi imposti alla spesa pubblica dalle regole dell’Unione europea, questa linea potesse essere adottata dal nuovo, imprevisto, governo italiano.
In Italia si poteva pensare a un investimento pubblico ben inferiore a quello tedesco, nell’ordine di cento miliardi, da utilizzare immediatamente e nel corso dei mesi successivi del nuovo anno. Ma questo – era il timore della Commissione - avrebbe definitivamente cambiato lo scenario governato dalla politica restrittiva europea.
Una politica per la quale l’Italia deve ridurre il debito di anno in anno indipendentemente dalle circostanze, più o meno sfavorevoli, come l’annullamento della crescita e riduzione dei magri redditi reali a sostegno degli strati più in difficoltà della popolazione.
Il timore della commissione era infondato. Il nuovo governo ha scelto la linea dell’austerità. La spesa pubblica prevista in bilancio di circa 35 miliardi è in larga misura destinata al contenimento del prezzo dell’energia nei primi mesi del nuovo anno. Il sostegno destinato al rilancio degli investimenti pubblici e al sostegno effettivo delle famiglie è sparito dalla scena. Al contrario non mancano gli accenti tipici di un governo di destra come il tentativo di blocco dell’immigrazione. E l’eliminazione progressiva del reddito di cittadinanza e la riduzione della spesa pubblica.
La Commissione europea si è ritenuta soddisfatta. Il nuovo governo si è adattato alle regole che hanno visto ridurre nel corso degli ultimi 15 anni il reddito nazionale, minando la stabilità dei ceti medi e accrescendo la povertà. Una circostanza che non ha eguali nei grandi paesi del capitalismo avanzato.
3. La scena internazionale presenta novità non previste. La scelta americana di mettere in difficoltà il governo della Russia e puntare alla liquidazione di Putin si è rivelata inconsistente. La Russia ha dovuto prendere atto della rottura con l’Unione europea dopo l’invasione dell’Ucraina, ma ha ampliato e rafforzato suoi rapporti con la Cina.
Non è un caso che il conflitto in corso abbia aperto nuove spaccature in Medio Oriente a favore della Cina. “Xi Jinping farà questa settimana la sua prima visita in Arabia Saudita in sei anni – scrive il Financial Times – come parte degli sforzi per rafforzare le relazioni della Cina con la regione del Golfo…. La visita del presidente cinese…- sottolinea il desiderio della Cina di rafforzare i collegamenti in una regione che tradizionalmente è vista da Washington come rientrante nella sua sfera di influenza” (Xi steps on US toes with Saudi trip, 6 December 2022). Il viaggio segue l'accordo tra l'Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati con la Russia in relazione al prezzo del petrolio e del gas liquefatto ai mercati globali. Gli Stati Uniti sono stati profondamente irritati da questi accordi in netto contrasto con la loro politica nei confronti del Medio Oriente.
Le conseguenze del conflitto si sono riversate sull’Europa in termini diseguali. Germana e Francia intensificano, come abbiamo visto, i rapporti con la Cina e puntano a ristabilire le relazioni con la Russia. L’Italia si chiude in una politica di destra senza prospettive di ripresa in ossequio alle disposizioni di Bruxelles.
La guerra poteva essere evitata. Era l’autunno del 2021 quando Angela Merkel aveva stipulato un accordo con Putin sull’apertura del secondo gasdotto sfociante in Germania. L’incontro si era concluso con un grande mazzo di fiori offerto da Putin alla Cancelliera. Dopo il ritiro di Merkel è prevalsa la linea, prevalentemente americana, di contrasto con la Russia che ha avuto il torto di rinunciare a una trattativa ancora possibile e passare all’invasione dell’Ucraina. Una guerra che fino all’autunno era lontana da ogni previsione. Ma ora è inutile piangere sul latte versato.
L’Italia è sostanzialmente scomparsa dalla scena. L’iniziativa europea, in un sostanziale contrasto con la Commissione, rimane nelle mani di Franca e Germania. Ma gli stati Uniti sono ancora una volta al centro della scena. Nell’ultimo mezzo secolo hanno perduto le guerre del Vietnam e dell’Iraq, abbandonato l’Afghanistan dopo venti anni di conflitto, si sono ritritati a da una parte del Medio oriente e dell’Africa settentrionale.
Il futuro del confitto con la Russia rimane incerto. Ma non possiamo ignorarne le conseguenze che colpiscono popoli non responsabili della guerra nel cuore dell’Europa.
I passati decenni sono stati segnati da guerre sanguinose quanto evitabili. Era difficile immaginare che la guerra avrebbe colpito direttamente l’Unione europea e i suoi rapporti con la Russia. Ma è quello che si è verificato in un quadro non previsto e, in effetti, lontano da ogni ragionevole previsione.