Forse dovremo minacciare sanzioni, ha detto il vicepresidente della commissione Ue, Jirky Katainen, cane da guardia delle politiche di austerità imposte dalla Germania di Angela Merkel, da un gruppo di tecnocrati e dai politici di contorno. I tagli ai bilanci pubblici, come le riforme strutturali, non bastano mai e se le cose non vanno bene è perché non se ne sono fatti abbastanza. E le cose proprio bene non vanno. Gli ultimi dati parlano di unEuropa in deflazione, di crolli della fiducia di imprese e consumatori, di un nuovo record della disoccupazione in Italia, mentre in quasi tutti i paesi europei crescono a destra o a sinistra, a seconda dei casi i partiti di opposizione e insieme lastensionismo elettorale.
Mentre accadeva tutto questo dai porti irlandesi continuavano a salpare alla volta dellInghilterra decine di navi cariche di grano, e nessun sostegno alla popolazione faceva il percorso inverso. Lo storico Tim Pat Coogan, nel suo libro sulla vicenda uscito poco più di un anno fa (The Famine Plot: Englands Role In Irelands Greatest Tragedy ed. Palgrave Macmillan), non esita a parlare di genocidio: La colpa ha dichiarato allAvvenire fu del governo Whig guidato da Lord John Russell, tenace sostenitore di un liberismo sfrenato incentrato sulla dottrina del laissez-faire. Il ministro del Tesoro inglese, Charles Trevelyan, non fece nulla perché riteneva che inviare scorte di cibo avrebbe avuto leffetto di togliere agli irlandesi la voglia di lavorare. Ma, osserva Coogan, i motivi erano anche altri: La radicalizzazione delle teorie economiche dellepoca fu accompagnata da un calcolo opportunistico, poiché la crisi del raccolto delle patate offrì loccasione propizia per operare una profonda riorganizzazione delleconomia attraverso il consolidamento delle piccole proprietà terriere e lo smaltimento della popolazione in soprannumero.
Non siamo alle morti per fame, ma non siamo nemmeno più a metà dell800. Quello che non sembra essere cambiato è il furore ideologico che, mascherato dallobiettivo dellefficienza economica, persegue una politica profondamente reazionaria. Non serve nemmeno aspettare che qualcuno scriva un libro di storia per chiamare le cose con il loro nome.