Il 'trilemma' di Berlusconi

Rilanciare l'economia, ridurre il deficit, fare una politica utile a conquistare voti: tre necessità, ma anche tre obiettivi incompatibili tra loro. E il disavanzo non è solo un problema di immagine
La relazione del Governatore della Banca d'Italia, il cui titolo ufficiale è "Assemblea generale ordinaria dei partecipanti", è divisa, come la Gallia di Giulio Cesare, in tre parti: un ponderoso testo, un'altrettanto ponderosa appendice, ed un volumetto ben più agile, le "Considerazioni Finali". Sono quest'ultime quelle sulle quali si concentra l'attenzione del mondo politico ed economico.
 
E' interessante mettere a confronto la chiusura delle considerazioni finali del 31 maggio 2001 con quelle del 31 maggio 2005, all'inizio e alla fine della legislatura berlusconiana. La prima affermava che, pur "in un contesto internazionale più difficile", il miracolo economico italiano degli anni cinquanta-sessanta "può essere ripetuto". Nella seconda invece il tono si capovolge: "in un contesto economico internazionale che rimane essenzialmente favorevole", il Governatore rivolge un accorato appello al mondo politico ed economico, alle istituzioni e alle parti sociali "per riprendere….la via dello sviluppo economico e civile".

Che cosa è avvenuto in questo periodo? Uno sguardo all'andamento del PIL dei paesi dell'area dell'euro nel triennio 2002-2004 può essere utile:
 
                    Tasso di crescita annuo 
Francia                                         1,4 %                   
Germania    0,6 %
Italia    0,6 %
Spagna   2,9 %
Area dell'euro   1,2 %
 
 Come si nota nel caso di Germania ed Italia si può parlare di una sostanziale stagnazione, ma anche nel caso della Francia il ritmo di crescita cala sensibilmente rispetto alla seconda metà degli anni novanta. Come è noto però le previsioni per il 2005 sono ancora peggiori per l'Italia (mentre per la Germania si prospetta un 1% di crescita), sia dal punto di vista del PIL, sia da quello del deficit, con l'avvio della procedura di infrazione per disavanzo eccessivo da parte della Commissione.

Non è qui il caso di illustrare come il governo (ed in particolare il ministro dell'Economia) abbia sbagliato diagnosi e terapie; la cosa è troppo evidente. Vale la pena di illustrare invece il "trilemma" di fronte al quale si trova Berlusconi:
 
1) deve rilanciare l'economia ed in particolare le esportazioni, che sono risultate il nostro tallone d'Achille (in tre anni l'area euro ha fatto + 8,6% mentre noi  -1,9%);
2) deve affrontare il problema del deficit con la Commissione, che vorrebbe una manovra correttiva subito;
3) ma soprattutto deve andare alle elezioni politiche del 2006.
 
Il problema è che i tre obiettivi sono incompatibili tra di loro. Il primo infatti suggerisce di concentrare le risorse sulle imprese che hanno lavoratori dipendenti (in numero significativo) e che sono circa mezzo milione; una riduzione del costo del lavoro (che sia Irap o contributi) non risolve certo il problema della concorrenza asiatica, ma anche una boccata d'ossigeno è utile a chi ha l'enfisema. Il secondo invece implica una manovra correttiva nell'ordine dei due punti di PIL (circa 27 miliardi di euro), tra tagli di spese o aumenti d'imposte (per la Commissione è lo stesso, purchè non siano una tantum). Il terzo invece incita Berlusconi ad andare avanti con elargizioni che coinvolgano il più ampio numero di elettori; ma naturalmente ciò implica che le somme in gioco diventano molto più ampie.

Uno sgravio per le imprese, ad esempio, potrebbe essere coperto con aumenti del prelievo sulle rendite finanziarie o dell'Iva (il che vuol dire aumento dei prezzi); questo potrebbe consentire una (anche se difficile) coesistenza dei primi due obiettivi, ma urterebbe contro il terzo, perché tutti hanno qualche BOT o deposito postale, e tutti consumano. D'altra parte la prospettiva di un taglio di quattro miliardi dell'Irap sul costo del lavoro ha subito spinto commercianti ed artigiani a protestare; pare che si pensi ad un ulteriore miliardo per loro. Con che risultato? Un taglio di 200 euro a testa può ri-difelizzare queste categorie scontente col governo?

E' chiaro anche che per quanto riguarda il disavanzo il problema per Berlusconi non è la perdita di immagine; non è neppure che la procedura arrivi fino al deposito previo infruttifero. La vera minaccia che pende è quella del differenziale dei tassi sui titoli pubblici; un punto di differenza rispetto ai bund vale 65-70 milioni di euro; attualmente sono 22, per circa un miliardo e mezzo di maggior onere del debito pubblico. Se il differenziale dovesse allargarsi le residue risorse disponibili sparirebbero del tutto.   
Mercoledì, 15. Giugno 2005
 

SOCIAL

 

CONTATTI