Il sovranismo parla tedesco

Dallo scambio di lettere tra Makron e la nuova presidente della Cdu, che probabilmente succederà alla Merkel, emergono due visioni diverse dell’Europa. Quella della futura Cancelliera è incentrata sugli Stati nazionali ed esclude “centralismo europeo, statalismo europeo, comunitarizzazione dei debiti, europeizzazione dei sistemi sociali e del salario minimo”, cioè la maggior parte delle riforme propugnate da chi spera di poter cambiare l’Unione

Nelle elezioni europee di maggio si confronteranno gli europeisti, che vogliono andare avanti con il processo d’integrazione europea, e i sovranisti, che invece intendono frenare le politiche d’integrazione e riportare il controllo dell’Unione in mano ai governi nazionali. Mentre nel fronte sovranista sono in corso le grandi manovre tra Salvini, Le Pen e i governi di Visegrad per definire meglio il contenuto della loro proposta politica, il fronte europeista ha già lanciato le sue proposte di base attraverso due lettere ai cittadini europei scritte, rispettivamente, dal presidente francese Emmanuel Macron e dalla presidente della CDU tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer (Akk, nella foto). Due lettere che, pur provenendo dallo stesso campo, in realtà propongono strade differenti.

Macron nella sua lettera del 4 marzo vola alto, parlando di costruire un nuovo Rinascimento europeo su tre ambizioni: la libertà, la protezione e il progresso. Sul tema della libertà, Macron lancia l’idea di creare “un’Agenzia europea di protezione delle democrazie” a difesa di cyberattacchi e manipolazioni, vietando inoltre il finanziamento dei partiti politici europei da parte delle potenze straniere.

Sul tema della protezione, il presidente francese propone di “rivedere lo spazio Schengen: tutti coloro che vogliono parteciparvi devono rispettare obblighi di responsabilità (rigoroso controllo delle frontiere) e di solidarietà (una stessa politica di asilo, con le stesse regole di accoglienza e di rifiuto). Una polizia comune delle frontiere e un ufficio europeo dell’asilo, obblighi stringenti di controllo, una solidarietà europea a cui ogni paese contribuisce, sotto l’autorità di un Consiglio europeo di sicurezza interna.”

In tema di progresso, Macron chiede l’introduzione di un salario minimo europeo, “adatto ad ogni paese e discusso ogni anno collettivamente”, e una lotta più incisiva a difesa dell’ambiente, attraverso l’istituzione di una Banca europea per il clima per finanziare la transizione ecologica e una forza sanitaria europea per i controlli sugli alimenti.

Akk nella sua lettera del 9 marzo - pur riaffermando la validità della way of life europea e concordando con Macron su alcuni punti - mostra un approccio più pragmatico sui grandi temi sollevati dal presidente francese e puntualizza una visione diversa su alcune questioni specifiche. Macron non dà mai l’idea nella sua lettera di voler cambiare sostanzialmente il processo di integrazione europeo imperniato su regole e istituzioni sovranazionali. Afferma soltanto che, rispetto al passato, questo processo di integrazione dovrebbe vedere una maggiore partecipazione dei cittadini e, a questo scopo, propone la convocazione alla fine dell’anno di una Conferenza per l’Europa, alla quale partecipino oltre ai rappresentanti istituzionali anche “gruppi di cittadini”.

Akk parla invece di una strategia verso la convergenza, “che colleghi in modo intelligente approcci nazionali ed europei.” E dice che “dobbiamo puntare in maniera coerente a un sistema di sussidiarietà, auto-responsabilizzazione e responsabilità civile a queste connessa.” La presidente della CDU afferma esplicitamente che: “Il lavoro delle istituzioni europee non può rivendicare la superiorità morale nei riguardi della cooperazione dei governi nazionali. Una rifondazione dell’Europa non può prescindere dagli Stati nazionali: essi creano legittimità democratica e identificazione. Sono gli Stati membri che formulano e riuniscono i propri interessi a livello europeo. Solo allora emerge il peso internazionale degli europei. L’Europa deve puntare sulla sussidiarietà e sulla responsabilizzazione degli Stati nazionali ed essere al contempo in grado di agire nell’interesse comune. La nostra Europa dovrebbe pertanto porsi su due pilastri paritari, quelli del metodo intergovernativo e del metodo comunitario.”

Da questa forte sottolineatura del ruolo degli Stati nazionali discendono conseguenze importanti. La prima delle quali è contenuta nella frase chiave, che rivela la visione dei popolari tedeschi sulle questioni concrete: “Centralismo europeo, statalismo europeo, comunitarizzazione dei debiti, europeizzazione dei sistemi sociali e del salario minimo costituirebbero la strada sbagliata.” Un no secco quindi alla proposta di Macron sul salario minimo europeo, alla visione, cara alla sinistra, di un sistema sociale europeo ed anche all’idea di un bilancio europeo con conseguente messa in comune di una parte del debito pubblico.

Altra importante conseguenza ricade sulla politica migratoria, che “deve essere organizzata sul principio di vasi comunicanti. Ogni Stato membro dà il suo contributo per combattere le cause delle migrazioni, proteggendo i confini oppure prendendosi immigrati. Più uno Stato fa in un'area, meno deve fare in un’altra area”. In sostanza, nessun obbligo né di accoglienza né di protezione delle frontiere, ma tanto spazio per politiche differenziate e per accordi fra Stati europei. Nessuno spazio né per la solidarietà né per una visione comune sulla politica migratoria, come invece Macron propone.

E’ con queste premesse quindi che il campo europeista si presenta al grande scontro del 26 maggio. Al di là dei soliti, triti e ripetuti slogan che sentiremo in campagna elettorale, non c’è una visione comune dell’Europa tra le posizioni di Macron e quelle della presidente della CDU. Macron tenta di rilanciare la costruzione europea con uno slancio ideale, che però difetta di concretezza e viene immediatamente stoppato dalla realpolitik tedesca. E in questo modo cresce anche il sospetto che i popolari tedeschi sotto sotto non chiudano completamente la porta alla destra nazionalista, nonostante le smentite dello Spitzenkandidat del Ppe, il bavarese Manfred Weber. Per i cittadini europei aumenta invece il senso di impasse e di confusione.

Domenica, 7. Aprile 2019
 

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