Il sindacalismo americano alla ricerca di strade nuove

Con la frantumazione del mondo del lavoro la percentuale di iscritti è scesa drammaticamente

Il sindacalismo americano, che fu tra i più potenti del mondo industriale, cerca nuove strade per recuperare affiliati e rappresentatività nella società americana. Nel corso degli ultimi due decenni, fra il 1980 e il 2000, gli occupati sono aumentati da 100 a 135 milioni, ma il numero degli iscritti al sindacato si è complessivamente ridotto dal 24 al 14 per cento circa. E la percentuale si abbassa ulteriormente nel settore privato, dove gli affiliati non superano il nove della forza lavoro.

Il declino sindacale ha diverse cause. La prima è il profondo cambiamento nella composizione della popolazione attiva: i lavoratori dell’industria manifatturiera, dove era il nerbo della presenza sindacale, sono scesi da un quarto al 15 per cento degli occupati totali, la cui crescita si è concentrata nei servizi. A questo cambiamento strutturale si deve aggiungere che la contrattazione si svolge a livello aziendale, per cui il sindacato, indebolito nei tradizionali punti forti del sistema produttivo, non è riuscito a recuperare potere contrattuale nei settori nuovi.

Le conseguenze di questa perdita di potere hanno contribuito a cambiare profondamente la fisionomia del mondo del lavoro negli Stati Uniti. Dove il sindacato è riuscito a mantenere la sua presenza, i salari e le assicurazioni sociali (Fondi pensione, assicurazione sanitaria, sussidi di disoccupazione) sono stati difesi con un certo successo. Ma si tratta, come abbiamo visto, di una presenza sempre più ridotta col risultato che una grande parte dei lavoratori ha subito nel corso degli ultimi due decenni un sostanziale blocco dei salari reali e un netto deterioramento delle tutele sociali.

A questo si aggiunge che, per entrare in azienda, il sindacato deve seguire una complessa procedura “referendaria”. Il sindacato è legalmente costituito e abilitato a trattare, solo se ha raccolto il consenso della maggioranza dei lavoratori presenti nel luogo di lavoro. Considerata la precarietà delle nuove forme di lavoro – temporaneo, part time, a contratto - e la libertà di licenziamento, è diventato sempre più arduo impiantare il sindacato in azienda e acquisire il diritto alla contrattazione collettiva.

L’esempio più spettacolare della difficoltà di contrattare a livello aziendale è probabilmente quello della Wal Mart, la più grande impresa di distribuzione al dettaglio a livello mondiale, con oltre 700.000 addetti nei soli Stati Uniti. Nonostante l’impegno decennale della Confederazione, il sindacato non è mai riuscito a entrare in nessun luogo di lavoro appartenente a Wal Mart.

L’assenza di una contrattazione di settore rende aleatori i livelli salariali e le condizioni di lavoro. Come racconta Barbara Ehrenreich in un libro inchiesta (Nickel and Dimed), quando entri in un'azienda non sai qual è la paga e quali i benefit. La mancanza di una contrattazione di carattere generale ha portato a uno dei maggiori paradossi degli ultimi due decenni: a parità di lavoro, i lavoratori part time possono percepire salari orari fino alla metà di quelli percepiti dai lavoratori full time, titolari di un vecchio contratto. Partì da qui il più forte sciopero degli anni ’90 nella Ups, la più grande azienda di recapito con 300.000 lavoratori.

Non può stupire che in questo contesto caratterizzato dall’assenza di strumenti di contrattazione collettiva a livello generale, negli ultimi due decenni, mentre la ricchezza nazionale è continuamente aumentata, si sia creata una fascia di working poor, lavoratori poveri, il cui salario è al di sotto della metà del salario mediano. Il rafforzamento del sindacato è diventato un tema centrale. Il problema è diventato quello di allargare la base associativa superando i confini aziendali.

Per attrarre i lavoratori frustrati dalla mancanza di una dimensione di solidarietà collettiva, il sindacato americano si è sforzato di allargare e arricchire la sua iniziativa nel campo dei servizi offerti ai lavoratori. In qualche caso, con offerte bizzarre, come la distribuzione di carte di credito con minori tassi d’interesse. Ma non è, certo, questa la strada con la quale si conquistano i lavoratori giovani, quelli del lavoro contingente, precario, che hanno bisogno di un salario decente prima che di una carta di credito.

Di tutt’altra natura appare una recente proposta che ipotizza la costruzione di una piattaforma avente per oggetto la formazione continua. Si tratterebbe di una piattaforma che potrebbe interessare – sostiene Samuel Leiken, un esperto di questioni del lavoro, in un intervento apparso sul New York Times - uomini, donne e giovani per un totale di 40 milioni di lavoratori. L’idea di base è di sfuggire alla trappola della rappresentanza e della contrattazione aziendale che ormai esclude dalla solidarietà collettiva i nove decimi dei lavoratori americani del settore privato.

E’ difficile che lo strumento sia sufficiente, ma sottolinea il bisogno di iniziative in grado di ricomporre un’unità di interessi e di valori che i nuovi modelli d lavoro tendono a frantumare. La contrattazione aziendale è in crisi dappertutto. La rottura della solidarietà della contrattazione con caratteristiche di generalità segue, in effetti, la linea della rottura del mondo del lavoro. E riconsegna i lavoratori nelle mani delle imprese, allargando il solco delle diseguaglianze.

Sarà per questo che, anche in Italia, si annuncia la battaglia sui livelli di contrattazione, con l’intenzione della parte padronale di liquidare la contrattazione nazionale. In un certo senso, l’avvio della fine del sindacato come strumento di solidarietà, di difesa e di progresso collettivo.

Mercoledì, 4. Dicembre 2002
 

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