Il programma del Pd, non si vede ma c’è

La quasi totalità dei mass media, persino quelli vicini al centro sinistra, continua a scrivere che il maggior partito di opposizione è privo di una proposta alternativa valida di governo. In realtà non è così, il progetto c’è ed è anche dettagliato. Al contrario dell’ennesimo annuncio del governo sulla riforma fiscale

Da molto tempo ormai, anche nei giornali accreditati come obiettivi e persino in quelli considerati fiancheggiatori del centro-sinistra, si è andata consolidando una vulgata secondo la quale il Partito Democratico sarebbe privo di un programma alternativo di politica economica. Questa tesi, peraltro apodittica perchè non documentata, si collega a quella della incerta identità dello stesso partito, nonchè della conflittualità attribuita a dibattiti del tutto normali nei movimenti politici non padronali. Queste affermazioni - sussurrate con atteggiamento intriso di falsa pietas dai guru della cosiddetta stampa di opinione (e cioè quella finanziata da gruppi industriali o da costruttori, con l'occhio attento alle fortune politiche di congiunti stretti) insinuano una conclusione apparentemente ovvia: non esisterebbe una reale alternativa all'attuale maggioranza. Se ne deduce che il male è migliore del peggio e che tutto sommato, con qualche correzione a favore del "marchionnismo", la barca va - come disse a suo tempo non solo una cantante nazional-popolare, ma anche un grande (di statura) presidente del Consiglio.
 
Questa tesi è totalmente artefatta e collega schegge di verità, derivanti dai dibattiti su scelte volte a conciliare gli interessi conflittuali dei protagonisti del corpo sociale, con una disinformazione che, proprio per l'autorevolezza dei citati opinionisti, non può che essere colpevole.
 
Dopo una serie di dibattiti e approfondimenti che si sono snodati lungo l'arco di molti mesi, i mille delegati dell'Assemblea del Pd hanno approvato a larghissima maggioranza un dettagliato programma di politica economica e fiscale del Partito. Non si tratta di una novità, ma di una evoluzione coerente dell'indirizzo di fondo caratteristico di questo movimento che poggia sull'individuazione della natura degli squilibri mondiali e nazionali, nell'ottica coerente con il pensiero dei maggiori economisti contemporanei, da Siglitz, a Sen e a Roubini. La crisi che stiamo vivendo, secondo questo tipo di analisi, avrebbe le sue origini, al di là delle bolle finanziarie, nel processo di impoverimento dei ceti medi e nell'anomalo aumento della concentrazione dei redditi e ancor più della ricchezza nelle classi apicali dell'Occidente ed anche nella Cina capital-comunista. Questo programma sarà presentato il 16 novembre a sindacati e imprese.
 
Il Piano è dettagliatissimo: è quindi l'esatto contrario  di quanto si sostiene praticamente ogni giorno nella stampa quotidiana. Ne segnaliamo alcuni punti particolarmente significativi.

Una politica di sostegno della scuola nei suoi aspetti organizzativi (politica edilizia e ruolo delle Regioni); prospettici (potenziamento della formazione dei docenti); sociali (asili nido anche nell'ottica della ripresa della natalità e della partecipazione femminile al mondo del lavoro). Nella stessa linea compare un bonus per i figli, esteso a tutte le categorie di lavoratori, in rapporto al livello di reddito.

Questa, è bene sottolinearlo, è l'importante novità del programma, che è "inclusivo" e non "classista", perchè abbraccia tutte le forme di lavoro, da quello dipendente, al piccolo imprenditore, all'artigiano, al professionista. Così la riduzione al 20% della prima aliquota Irpef viene estesa al cosiddetto "forfettone" che riguarda il lavoro autonomo al di sotto di un certo giro d'affari; si propone una radicale revisione degli studi di settore, la semplificazione amministrativa, l'introduzione negli appalti dei requisiti di qualità, compatibilità ambientale e innovazione e, infine, si accetta l'agenzia per le imprese solo con un forte incremento dei controlli.

Sono previste ulteriori liberalizzazioni, sistemi di "venture capital" per le piccole e medie imprese, fondi di garanzia per gli start-up e per l'accesso dei giovani alle professioni, detassazione degli utili reinvestiti e delle spese di ricerca, eliminazione dell'Irap sul costo del lavoro e restituzione del fiscal drag. E scusate se è poco...!!
 
Questo complesso di proposte è decisamente innovativo in senso social-liberista (se ci si passa l'ossimoro) ma richiederà un formidabile sforzo finanziario, una forte redistribuzione della pressione fiscale e un riposizionamento dei protagonisti del gioco socio-economico. La copertura andrà ricercata nella tassazione delle rendite, dei redditi da intermediazione, compreso il ceto politico e il suo sottobosco, nonché nella radicale revisione dei meccanismi che consentono l'elusione e nel conseguente recupero dell'imponibile a vario titolo evaso.
 
E' una constatazione di fatto che, accanto alle pressioni sindacali ed imprenditoriali, il piano del Pd un primo effetto lo ha già provocato su di un governo attentissimo all'impatto massmediatico: l'accelerata presentazione del progetto della maggioranza sulla riforma fiscale.

Le differenze vi sono e vistose. Il primo è completamente dettagliato e il secondo è il solito annuncio della "più grande riforma fiscale mai attuata da un governo europeo"; il primo prevede fonti di finanziamento note ed accertabili, mentre il secondo non intende avvalersi dell'evasione recuperata (strano, perché ne vanta continuamente i successi), ma adombra l'ipotesi fortemente regressiva di trasferire il carico fiscale dalle persone alle cose, ripiombando così in pieno Medioevo. In sostanza, il piano Pd tende chiaramente ad attuare una redistribuzione più equa dei redditi e quello governativo certamente no. Inoltre Tremonti, come Alice nel Paese delle Meraviglie ha scoperto, dopo un decennio di governo, l'esistenza di 240 agevolazioni, molte introdotte da questa stessa maggioranza. Ci sarà da ridere, come ha detto sull'annuncio della localizzazione dei siti nucleari il nostro allegro presidente, quando ci si inoltrerà in questa giungla. Facile previsione: colpiti i più deboli, esentati i più forti, premiati gli amici e puniti gli avversari. Quote latte docent.

La ciliegina sulla torta è la procedura: prima fase, raccolta dei dati (a quanto pare la politica fiscale è stata sinora condotta nella più perfetta ignoranza sotto il profilo statistico); seconda fase, legge delega; terza fase, decreti delegati. L'arco temporale non è indicato, ma certamente il Parlamento verrà ancora una volta di fatto privato delle sue prerogative, stravolgendo il rapporto fra esecutivo e legislativo.

Lunedì, 8. Novembre 2010
 

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