Il modello di sviluppo nella trottola dei redditi

La distribuzione dei redditi dovrebbe somigliare ad una trottola, con pochi poveri e pochi ricchissimi e una grossa pancia di medi. Ma negli ultimi anni la trottola si è deformata: un problema non solo sociale, perché da questo fattore dipende che cosa si produce e con quanta occupazione

I dibattiti che hanno preceduto le votazioni, concluse con una risicata fiducia al governo in carica, sono stati, sotto il profilo economico, quanto meno "short-sighted". Al contrario, in una recente allocuzione, il Papa ha invocato la creazione di un "nuovo modello di sviluppo". Tenendo conto dell'evoluzione della dottrina sociale della Chiesa da fine '800 sino ai nostri giorni non vi è dubbio che quello che potremmo chiamare “modello Ratzinger” sarà caratterizzato dal solidarismo, dall'attenzione ai più poveri, da un contenimento dei consumi di lusso e da una forte valenza etica. La lotta contro il "relativismo", propria del pensiero di questo pontefice, nel campo economico non può che implicare la negazione dell'individualismo (padroni in casa propria) e dello slogan "meno Stato più mercato", che ha contraddistinto, in Italia, il lungo periodo del liberalismo delle chiacchiere. Nel frattempo la politica economica concreta si è manifestata facendo, in realtà, mercato delle attività dello Stato, in forme non sempre legali.

 

L'attenzione alla valenza etica dell'economia ha caratterizzato questa disciplina sin dai suoi primordi, come appare nelle pagine meno note o, comunque, meno citate dell'opera principale di Adamo Smith (che, non dimentichiamolo, era un prete).

 

Secondo alcuni osservatori la crisi che si è abbattuta sui paesi "maturi" e le difficoltà che tuttora intralciano il cammino di una ripresa lenta con persistente disoccupazione, sarebbero imputabili ad una troppo accelerata e intensa globalizzazione. Questa tesi è in totale contrasto con la teoria dei vantaggi della divisione internazionale

del lavoro, sotto le cui bandiere l'imperialismo economico dell'800 e del primo '900 portò le economie occidentali alla conquista commerciale del mondo.

 

E' una tesi poco sostenibile. Proprio nel nostro paese essa mostra le corde, se è vero - come è vero - che proprio le esportazioni stanno trainando la faticosa uscita dalla crisi. Ritenere, come sembrano fare i nostri Marchionne, che, costringendo gli operai di Mirafiori e Pomigliano ad usare i pattini a rotelle per correre a far pipì si possa recuperare la produttività per battere la concorrenza internazionale non è solo ridicolo: è un'offesa all'intelligenza. Basti pensare al fatto che l'incidenza del costo del lavoro su quello totale di un autoveicolo è dell'8%, mentre, ad esempio, le oscillazioni del cambio dell'euro hanno superato il 10% negli ultimi mesi.

 

Ma, soprattutto, come abbiamo più volte rilevato, serpeggia il timore di uno sviluppo senza incrementi di occupazione. Ciò creerebbe frustrazione sociale e instabilità politica e potrebbe suscitare correnti di neo-luddismo e neo-protezionismo, con il  rifiuto dei vantaggi del progresso tecnologico e della liberalizzazione degli scambi che, in un mondo in cui un terzo della popolazione è al di sotto del livello di sussistenza, appare quanto meno paradossale. Anche rivolgendo lo sguardo all'interno del nostro paese e constatando una crisi della domanda globale, non si può affermare che i bisogni dellla collettività siano soddisfatti, se milioni di famiglie sfiorano la soglia della povertà e se si lamentano carenze nell'edilizia sociale, nella sanità, nel trasporto locale, nel decoro urbano, nella manutenzione del territorio, e via elencando.

 

Occorre dunque affrontare le cause strutturali e non solo congiunturali dello squilibrio delle economie contemporanee, ritornando all'inascoltato mantra della maldistribuzione dei redditi. Esso è il sottofondo inespresso del modello Ratzinger, nel filone dell'insegnamento evangelico nel quale, con efficace paradosso, solo i cammelli passerebbero per le crune degli aghi.....

 

Un'elegante raffigurazione grafica della distribuzione dei redditi la rappresenta come la sezione di una trottola. I perni superiore ed inferiore della trottola indicano le fasce dei redditi massimi e minimi (i ricchissimi e i poverissimi); il corpo della trottola raggruppa tutti gli altri redditi che vanno dai medio-alti ai medio-bassi. Una trottola "bombata" con perni relativamente piccoli indica una distribuzione reddituale abbastanza equilibrata. Se si immagina che all'interno della trottola vi siano dei fluidi, i movimenti verso il basso o verso l'alto rappresentano la mobilità sociale. Si tratterebbe dunque di quell'ascensore sociale di cui, a suo tempo, Prodi e Padoa Schioppa lamentarono il blocco. Le statistiche dimostrano che la probabilità che il figlio di un operaio divenga imprenditore o che il figlio incapace di un imprenditore svolga un lavoro manuale è molto bassa. Se all'interno della trottola la mobilità sociale è quasi azzerata, a lungo andare essa si deforma. La parte superiore si allarga, la fascia centrale si schiaccia, il perno inferiore si espande molto, indicando la presenza di una classe troppo numerosa di poco abbienti. Il meccanismo ristagna. Il bello o il brutto di questa situazione è la sua tendenza a stabilizzarsi sotto il profilo economico, cristallizzando, per così dire, l'iniquità: generando, però, instabilità socio-politica che può sfociare alternativamente nella repressione o nella rivoluzione.

 

Prescindendo dagli aspetti etici o di psicologia di massa (il blocco dell'ascensore sociale uccide le speranze di due generazioni, quella dei padri e quella dei figli) questa trottola deformata origina un product-mix ed un tech-mix che impediscono l'aumento dei livelli occupazionali. Spieghiamo brevemente questi concetti che gli anglicismi rendono oscuri. Con product-mix si intende la struttura dei prodotti immessi sul mercato articolata per tipologie e quantità. Essi verranno fabbricati (con tecnologie diverse: tech-mix) all'interno o importati a seconda del livellamento dei costi di produzione più i costi di trasporto e commercializzazione. La domanda esterna garantisce gli sbocchi alla produzione nazionale.

 

Ma la struttura della domanda è direttamente correlata alla distribuzione dei redditi. L'omogeneizzazione dei consumi, di cui  cianciano i sociologi d'accatto che popolano i programmi televisivi, è una delle tante favole metropolitane. Alla mensa della Caritas il caviale non va alla grande. I flussi di domanda saranno diversi per quanto concerne la tipologia di prodotti, a seconda che sgorghino dai redditi alti o medio-alti o da quelli bassi o medio-bassi. E poichè la tipologia dei prodotti è correlata alla tipologia dei processi di produzione ed alle tecniche relative, avremo un tech-mix  che rispecchia il product-mix e quindi la trottola dei redditi; non escludendo peraltro per gli acquisti a chilometri zero la persistenza di tecnologie obsolete, perchè le differenze di produttività possono essere compensate dalla riduzione dei costi di trasporto e di stoccaggio.

 

E' noto che vi sono spettri di tecniche che assorbono differenti quantità di manodopera per unità monetaria di domanda. Conseguentemente, se la trottola dei redditi è deformata verso l'alto e verso il basso potremo avere effetti negativi sullo sviluppo ed ancor più sull'occupazione. L'assorbimento di manodopera è spesso minore per i prodotti di alto lusso perchè i prezzi elevati facilitano l'impiego di tecnologie capital intensive, perchè consentono di scaricare sui clienti gli ammortamenti accelerati. I grandi redditieri inoltre investono spesso ingenti somme in fastose abitazioni, la cui utilità sociale è nulla. I vulcani artificiali e le piramidi funerarie di certi nuovi ricchi non lasceranno ai discendenti neppure quell'eredità artistica che è il segno distintivo delle ville palladiane dei mercanti veneziani.

 

Al contrario i servizi alle persone, l'istruzione, l'arte, la cultura e la sanità - soprattutto quando assumono la veste di beni pubblici, ceduti gratuitamente o sotto costo - assorbono una forte dose di manodopera. Ad esempio nell'insegnamento l'efficacia è tanto maggiore quanto minore è il numero di discenti rispetto ai docenti. Ecco perchè sono ridicoli gli stupori dei guru della stampa prezzolata quando lamentano le alte percentuali di spese di personale nella scuola e nell'università. Dimenticando che, invece, certi giornalisti affetti da cupidigia di servilismo potrebbero comodamente essere sostituiti da una fotocopiatrice. I beni pubblici, inoltre, contribuiscono all'aumento del “FIL” e cioè di quell'indicatore della felicità collettiva, che può integrare quello del Pil e attenuano di fatto le distanze fra le varie classi di reddito, garantendo la fruizione universale di beni o servizi essenziali.

 

Le considerazioni sin qui svolte delineano i tratti di un ipotetico modello di sviluppo atto a coniugare un'elevata crescita con un buon livello occupazionale. Esso dovrebbe generare una trottola dei redditi di forma sferica schiacciata con ridotti puntali e forte  mobilità verticale e orizzontale (fra settori). Ciò comporta non solo un uso accorto della leva fiscale (con l'eventuale impiego dell'imposta di successione come strumento per evitare il riprodursi della concentrazione dei redditi con i cicli generazionali) ma anche l'abbattimento delle barriere corporative e la diffusione della flex-security. Un sistema di questo tipo concilia la valenza etica del modello Ratzinger con le esigenze del sentiero di sviluppo equilibrato indicate da Sen, Stiglitz o Roubini. A seconda dei paesi le politiche concretamente adottate varieranno e anche di molto. Quel che importa, però, è la visione strategica degli obiettivi e la presenza di una classe dirigente, non solo politica, ma anche sindacale, imprenditoriale, professionale eccetera, normodotata e cioè in grado di coniugare la corretta impostazione scientifica con il buonsenso e la capacità operativa.

 

Tale modello non potrà prescindere dal mutato scenario mondiale. Il pendolo della storia ha ricominciato ad oscillare. Per un quindicennio si era fermato sulla disarmonia distributiva. Lo sviluppo era garantito dalle briciole dei banchetti degli Epuloni: li chiamavano "leakages", e cioè sgocciolature. L'eventuale instabilità politica era bilanciata dalla cosmesi massmediatica, dal credito facile e da una legislazione che mostrava sorrisi compassionevoli di fronte ai reati dei colletti bianchi e visi arcigni verso quelli dei diseredati. Paradossalmente il lievito finanziario è stato un fattore di mutamento, perchè svuotando questi instabili soufflés ha generato l'effetto del Re nudo, evidenziando così le ragioni intrinseche e non estemporanee della crisi delle società dell'abbondanza.

Mercoledì, 29. Dicembre 2010
 

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