Il crollo dell'inflazione

In Italia si continua a guardare il vecchio indice dei prezzi invece di quello riconosciuto da Eurostat. Se lo si fosse fatto, ci si sarebbe accorti che a gennaio i prezzii hanno frenato dell'1,7% rispetto a dicembre, cosa mai accaduta prima, e che il dato annuo non al 2,4% ma è sceso all'1,4

I sindacati (tutti tranne uno, ma qui si vuol parlar d'altro) firmano il nuovo modello contrattuale. Va in soffitta l'inflazione programmata e si prende come riferimento l'indice Ipca. L'Istat il 23 febbraio fornisce il primo Ipca del 2009 e i giornalisti italiani cosa fanno? Continuano imperterriti a riportare i soli dati dell'ormai inutile indice Nic, ovvero dell'indice storico che l'Istat pervicacemente pubblicizza con maggiore enfasi e dettagli rispetto all'Ipca, nonostante sia quest'ultimo il solo indice dei prezzi certificato da Eurostat.

Qualche titolo dai giornali del 24 febbraio 2009. "L'Istat conferma l'1,6% di gennaio contro il 2,2% di dicembre" (la Repubblica). "L'inflazione a gennaio scende a 1,6%. 0,1% il calo dell'indice dei prezzi tra dicembre e gennaio " (Corsera).

Se invece di guardare il vecchio indice Nic ci si fosse soffermati sull'Ipca si sarebbe scoperto che il dato è l'1,4% contro il 2,4% di dicembre con una frenata del tendenziale annuo di un punto tondo, record dal 1996, cioè da quando esiste l'Ipca. E si sarebbe scoperto che la variazione congiunturale, ovvero tra un mese e il precedente, non è di 0,1 punti come per il Nic bensì di 1,7 punti. Nuovo record di tutti i tempi.

Ha senso discutere e commentare un -0,1% mensile di riduzione dei prezzi quando il dato reale è -1,7%? Intanto bisogna esser convinti che l'indice armonizzato Ipca sia più attendibile del paniere tradizionale Nic. Sono pronto a fornire qualsiasi motivazione tecnica ne ho già parlato in questo articolo) ma forse possono bastare due semplici considerazioni. La prima: l'Ipca come detto è autorizzato da Eurostat mentre il Nic no. La seconda: è la stessa Istat "in seno a una commissione di studio rappresentativa delle istituzioni e della parti sociali" a sostenere che "l'indice armonizzato europeo sia l'opzione strategica da perseguire", come leggo in un documento firmato dal direttore della Comunicazione del nostro istituto di statistica, Patrizia Cacioli.

E allora, se lo dice l'Istat, se lo certifica Eurostat, se lo prevede il nuovo modello contrattuale perché noi pigri giornalisti che scriviamo di economia non facciamo un piccolo sforzo di aggiornamento e nel 2009 guardiamo per primo l'indice armonizzato Ipca, lasciando il Nic al suo destino di indice valido per i confronti storici? Magari si potrebbe capire meglio cosa fa davvero l’inflazione.

Sabato, 28. Febbraio 2009
 

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