Per l'inflazione l'Istat è ancora fuori dall'Europa

Secondo i dati diffusi con grande rilievo, ad agosto i prezzi hanno rallentato; secondo il dato Eurostat, invece, hanno accelerato. Da che cosa deriva questa differenza e perché è più attendibile il metodo europeo

Colpo di sole ad agosto sull'inflazione. Secondo l'Istat e secondo la più avvertita stampa, Sole 24 Ore compreso, l'inflazione ha abbassato la testa scendendo dal 4,1 al 4,0% allineandosi - nota il quotidiano color salmone - alla tendenza europea, il cui indice secondo le stime flash si è ridotto dal 4,0 al 3,8%.

 

Tutto bene? Purtroppo no. L'inflazione, misurata con i criteri certificati da Eurostat, è salita in Italia in agosto, in controtendenza quindi rispetto a Eurolandia, passando dal 4,0% del mese precedente al 4,2%. Un dato preoccupante ma che proprio nel nostro paese viene nascosto dall'Istat. Infatti - non si sa se per rispetto delle tradizioni o per l'orgoglio nei propri sistemi - l'Istat continua a comunicare all'opinione pubblica il dato calcolato con il vecchio paniere, secondo il quale ad agosto l'inflazione non è salita ma è scesa dal 4,1% di luglio al 4,0%. L'Istat calcola anche il dato corretto ma lo tiene sottotraccia e anzi nel comunicato ufficiale lo considera quasi come meno affidabile perché soggetto a variazioni stagionali. Per l'Istat sembra quasi che ad essere interessati all'indice dei prezzi calcolato con il metodo armonizzato Eurostat siano solo i banchieri centrali Mario Draghi e Jean Claude Trichet .

 

Discutere se sia preferibile il metodo del vecchio paniere Istat o quello nuovo certificato da Eurostat è un nonsense. Da quando c'è l'euro esiste un solo modo in Europa di calcolare l'inflazione e porta ai risultati che si sono detti e che campeggiano per esempio sulla prima pagina del sito www.bancaditalia.it.

 

In ogni caso, sono più che sufficienti due esempi per capire che il vecchio paniere Istat porta a risultati più lontani dalla reale spesa dei consumatori. Primo esempio: da un mese all'altro una casa di medicinali riduce il prezzo sulla scatola da 10 a 9 euro ma nello stesso mese il governo sposta il medicinale da quelli gratuiti a quelli a pagamento. L'Istat segue il suo vecchio metodo e guarda solo quello che c'è sulla scatola, cioè lo sconto di un euro. Per Eurostat conta l'effettiva spesa del cittadino e cioè per quel medicinale si passa da 0 a 9 euro. Secondo esempio: un'azienda di calzature alza il listino di un paio di scarpe da 100 a 110 euro e dimezza una promozione del 20%  portandola al 10%. L'Istat guarda solo il prezzo di listino e misura il più 10%. Eurostat calcola anche lo sconto e misura la differenza tra gli 80 euro effettivi iniziali e i 99 finali misurando l'aumento effettivo. Che non è il 10% ma il 24%. E' vero quindi che l'indice armonizzato è influenzato da fenomeni stagionali come i saldi, ma ciò non è certo un male visto che la vita dei consumatori è fatta anche di ricerca di prezzi scontati e ha un rilievo non secondario sapere se in un determinato mese gli sconti siano stati più o meno generosi rispetto all'anno precedente.

 

Naturalmente il metodo dell'Istat può portare sia a una sottovalutazione sia a una sopravvalutazione dell'inflazione e talvolta errori di segno diverso si compensano nel corso della medesima rilevazione riducendo la distanza tra i due indici, che spesso presentano risultati simili. Tuttavia quando, come in questo mese, addirittura la tendenza dell'inflazione risulta opposta, si corrono rischi molto seri a volersi fidare soltanto dei calcoli tradizionali.

 

Continuare a misurare l'inflazione con il vecchio metodo non aiuta né il governo, né le parti sociali, né le istituzioni a capire se le politiche seguite stiano o meno producendo risultati sul delicato fronte dei prezzi. Prima si inviterà l'Istat ad adeguarsi alle regole europee e meglio sarà per tutti.

 

Sabato, 13. Settembre 2008
 

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