Gli irresponsabili

Dalla finanza pubblica all'industria, lo stato dell'economia è gravissimo. Se non fossimo nell'euro saremmo vicini a una crisi come quella del '92. Il governo fa come al solito, cioè male. Ma sembra che anche i leader del centro sinistra abbiano smarrito il senso della situazione
Se tredici anni fa l'Italia scampò per un pelo a un crack finanziario come quello di cui si sono viste le conseguenze in Argentina fu sì grazie al governo di Giuliano Amato, ma anche grazie a quello che è passato alla storia politica come "il Parlamento degli inquisiti". Tangentopoli era al culmine e oltre un terzo dei membri delle Camere vi era coinvolto.

Eppure, quella classe politica sbigottita e, per il resto, non certo da portare ad esempio, almeno per la maggior parte, in un momento che non è esagerato definire drammatico seppe trovare il senso di responsabilità necessario ad approvare una manovra di finanza pubblica da "lacrime e sangue", nonostante le elezioni non lontane. Poi fu in buona parte spazzata via, e non credevamo di doverla rimpiangere. Non dovremmo, in effetti, perché se eravamo arrivati sull'orlo del baratro ne portava intera la responsabilità. Ma il problema è che a quell'orlo ci siamo vicini di nuovo, come ben si vedrebbe se avessimo ancora la lira invece dell'euro: ma di sussulti di responsabilità la classe politica attuale non sembra ancora averne.
 
A distanza di un paio di settimane le analisi sulla situazione del paese dell'Istat e della Banca d'Italia ci hanno fornito un analogo, preoccupante scenario, allineando i pesantissimi numeri di quel declino che il governo aveva continuato a negare contro ogni evidenza. Un declino strutturale, iniziato almeno da un decennio: ma sarebbe ingiusto dividere in parti uguali le responsabilità con i governi di allora. Su questo problema, certo, qualche colpa l'hanno avuta anch'essi, ma allora l'urgenza era di risanare la finanza pubblica e piegare l'inflazione, in modo da poter entrare nel club della moneta unica, mentre dall'estero ci guardavano con profondo scetticismo giudicando l'Italia impari al compito. Farebbe sorridere il fatto che la Lega imputi oggi come una colpa, al centro sinistra e a Ciampi, quello che è stato quasi un miracolo. Farebbe sorridere se la Lega non fosse nella maggioranza e nel governo.
 
Di fronte al rischio concreto che le condizioni dell'economia italiana si deteriorino irreversibilmente, Roberto Maroni - un ministro, sembra incredibile ma è così - non trova di meglio che accusare l'euro e proporre un ritorno alla lira che, se pure fosse possibile, farebbe precipitare immediatamente la situazione. Non vogliamo pensare che creda davvero a quello che dice. Ma se questa sarà la campagna elettorale della Lega, nell'anno che ci separa dalle elezioni, sarà appunto una fulgida prova di irresponsabilità: il tentativo di trovare un capro espiatorio per il malcontento dell'elettorato, un tentativo il cui successo è dubbio, ma che danni ne farà di sicuro.
 
E' solo la prova più recente, ma c'è da temere che non sarà l'ultima, di un governo che in quattro anni ha dissipato il risanamento della finanza pubblica che avevamo pagato a caro prezzo, dalle nostre tasche, negli anni '90. Il saldo primario (cioè la differenza fra entrate e spese pubbliche, al netto degli interessi sul debito) era positivo e pari al 5,9 % del Pil quando Berlusconi ha vinto le elezioni; oggi viaggia intorno all'1 % (salvo sorprese negative) senza nemmeno che sia scesa la pressione fiscale. Il taglio alle imposte dirette (le uniche progressive e quindi con un maggior carico sui più abbienti) è stato compensato dall'aumento di quelle indirette e di quelle locali, forzate dalla riduzione dei trasferimenti statali. Il deficit è fuori controllo e la Commissione Ue ha ufficializzato la procedura di infrazione agli impegni di Maastricht a carico dell'Italia.
 
Di fronte a tanto sconquasso, e dopo che le elezioni amministrative avevano mostrato che un numero crescente di elettori è stufo di questo malgoverno, ci si aspettava che il centro sinistra marciasse compatto verso una vittoria elettorale che sembrava ormai a portata di mano. Sembra invece che si stiano concretizzando i peggiori timori che E&L aveva espresso, nel tentativo di esorcizzarli, subito dopo il trionfo elettorale e poi ancora due settimane fa. Il centro sinistra è lacerato da risse i cui motivi sfuggono a chiunque non viva di politica e per la politica. Se Francesco Rutelli, Franco Marini e Ciriaco De Mita sembrano aver deciso che le questioni che riguardono loro e il loro partito sono più importanti che vincere le elezioni, anche i Ds e lo stesso Prodi non sono esenti da errori e mosse sbagliate, che hanno fornito carburante alla voglia di polemiche della Margherita. Avanti così e avremo un'altra legislatura del Polo, un lusso che il paese non può permettersi.
 
I leader del centro sinistra affermano - giustamente - che la situazione è molto grave. Se sono convinti di quello che dicono, ritrovino un senso di responsabilità almeno pari a quello del "Parlamento degli inquisiti".
Martedì, 7. Giugno 2005
 

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