Germania - Il salario minimo fra legislazione e tribunali

Il salario minimo tradizionalmente non è fissato per legge, ma viene esteso a tutti gli interessati con un provvedimento legislativo se l'accordo sindacale raggiunto riguarda almeno il 50% dei lavoratori del settore. Ora però una norma varata per gli addetti a imprese estere operanti nel paese, che aveva lo scopo sia di utela che di evitare il "dumping" salariale, si sta estendendo di fatto a tuti gli occupati, nonostante i problemi creati da una sentenza

Quello che segue è un articolo di Claudia Paul, ricercatrice di Brema presso l'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro), sui minimi salariali e il salario minimo in Germania, scritto appositamente per facilitare la comprensione dell’attuale dibattito nella RFT.

La traduzione dall’originale inglese non è ufficiale, ma si è cercato di rendere l'espressione "minimum wages" articolandola nei due significati diversi che avrebbe in italiano: "minimi salariali", quando è riferita a salari contrattati tra le parti (a prescindere che siano o meno estesi erga omnes successivamente), e "salario minimo" quando è riferita ad una definizione legislativa di minimi categoriali o universali.

E' interessante notare che la discussione sul salario minimo sia vivace in Germania anche per problemi insorti a causa di alcune debolezze che si stanno manifestando nel sistema contrattuale tedesco, ma che, comunque, ci sia la preoccupazione di salvare significato e ruolo alla contrattazione salariale tra le parti.

Giacomina Cassina

Ufficio internazionale Cisl

 
Nel 2007 la Germania ha scoperto i suoi “working poor”, ovvero un numero crescente di persone che, pur avendo un’occupazione regolare, vivono in uno stato di relativa povertà e dipendono da risorse addizionali allocate dal sistema di protezione sociale. Secondo uno studio recente della Confederazione dei sindacati tedeschi (DGB), il numero degli occupati che contribuiscono alla protezione sociale ma, allo stesso tempo, dipendono da risorse fornite dai programmi di welfare del paese sono attorno ai 600.000. Circa 400.000 lavorano a tempo pieno. Negli ultimi due anni, il numero dei lavoratori inquadrabili in questa tipologia è raddoppiato.

 

Per affrontare il problema dei rediti troppo bassi, il dibattito sul salario minimo in Germania è stato estremamente vivace negli ultimi sei mesi. A oggi (marzo 2008), questo dibattito è tutt’altro che scemato. Una recente sentenza ha stabilito l’illegalità della definizione di un salario minimo per i lavoratori addetti alla distribuzione della corrispondenza.

 

Questo articolo si propone di aiutare a comprendere meglio le ultime notizie relative alla definizione dei minimi salariali in Germania: nella prima parte, saranno indicate le procedure per la definizione dei minimi salariali, così come sono attualmente; nella seconda, si descriverà la recente attuazione di misure per il salario minimo degli addetti alla distribuzione della corrispondenza; nella terza, saranno riassunte le attuali tendenze nella definizione dei minimi salariali e, nella parte finale si tenteranno alcune conclusioni.

 

 

1. Procedure per la fissazione dei minimi salariali.

 

La Germania non ha un sistema di salario minimo legalmente definito. C’è, invece una rete di accordi collettivi settoriali che fissano i minimi salariali. Da un punto di vista giuridico, la definizione dei minimi salariali è lasciata, nella quasi totalità dei casi, alle parti sociali. L’autorità pubblica interviene solo su domanda di queste ultime per l’estensione (erga omnes) dei contratti collettivi esistenti.

 

Per ampliare la copertura dei contratti collettivi, lo Stato ne estende l’ambito di applicazione con un provvedimento legislativo (“Allgemeinverbindlichkeitserklärung”, letteralmente “dichiarazione di cogenza generale”). L’estensione impone l’obbligo di applicazione anche a soggetti che non hanno partecipato alla definizione dei contratti collettivi.

 

Due sono le procedure legali nell’estensione degli ambiti di applicazione dei contratti:

 

1)                 Secondo la Legge sulla contrattazione collettiva (“Tarifvertragsgesetz”, TVG), le organizzazioni degli imprenditori e i sindacati possono concludere dei contratti collettivi relativi ai minimi salariali. Se gli imprenditori che sono vincolati dai contenuti e dalle condizioni definite dal contratto impiegano almeno il 50% di tutti gli addetti del settore, l’accordo può essere dichiarato vincolante per l’insieme del settore da parte del ministero del Lavoro e degli Affari sociali. Prima di essere dichiarati vincolanti per tutti, però, tali accordi devono essere approvati dal Comitato per la contrattazione collettiva  Tarifausschuss”). Questo comitato è composto da tre rappresentanti del sindacato e da tre degli imprenditori di diversi settori economici. Almeno 4 dei 6 componenti devono votare a favore.

Poiché gli imprenditori tendono sempre più a rifiutare il loro consenso nel Comitato per la Contrattazione Collettiva, da qualche tempo questo strumento è in crisi. Le organizzazioni degli imprenditori hanno adottato un atteggiamento decisamente ostile verso l’estensione dei contratti collettivi salariali.

 

2)                 Secondo la "Legge sui lavoratori al seguito" (“Arbeitnehmerentsendegesetz”, AEntG) i contratti collettivi sui minimi salariali possono essere estesi a livello nazionale dal ministro federale del Lavoro alle imprese interessate, a seguito di richiesta e dopo consultazione delle parti sociali.

In origine, la Legge sui lavoratori al seguito mirava a tutelare le imprese e i lavoratori dalla concorrenza estera basata sui bassi costi salariali. Era usata per definire un insieme di standard minimi relativi al lavoro, validi per tutti i lavoratori stranieri al seguito di imprese che entravano in Germania e che avevano i contratti dei loro paesi d'origine. Attualmente, l’ambito di applicazione di questa Legge è stato molto ampliato: serve ormai per definire un insieme di standard minimi per chi lavora in Germania, a prescindere dal fatto che si tratti di lavoratori al seguito o meno.

La  Legge sui lavoratori al seguito si applica, però, solo a un certo numero di settori e di imprese come le costruzioni e le imprese di pulizia di immobili, cui si sono aggiunti recentemente i servizi postali. In questi ambiti, sono in vigore sette contratti collettivi estesi a tutte le imprese di demolizione, costruzione, copertura dei tetti, pittura e smaltatura, impianti elettrici, pulitura di immobili e servizi postali.

Secondo l’Istituto di ricerche economiche e sociali della Fondazione Hans Böckler (“Wirtschafts- and Sozialwissenschaftliches Institut”, WSI) circa 1,4 milioni di occupati sono coperti da contratti salariali estesi ai sensi della Legge sui lavoratori al seguito. Il salario orario varia tra i 6.36 € (pulizie di immobili, Länder dell’Est) e i 12.30 € (costruzioni, Länder dell’Ovest).

 

 

2. Minimi salariali per i lavoratori addetti alla distribuzione della corrispondenza.

 

Il 1° gennaio 2008, il monopolio della Deutsche Post sulla distribuzione di corrispondenza fino a un peso di 50 grammi è stato smantellato. In contemporanea è stato introdotto il salario minimo per i lavoratori di questo servizio.

 

Fino al 2007, i salari e l’orario di lavoro alla Deutsche Post erano regolati dal contratto collettivo concluso tra l’Associazione dei datori di lavoro dei servizi postali (“Arbeitgeberverband Postdienste”) – un’associazione datoriale dominata dalla Deutsche Post – e il Sindacato dei servizi uniti (“Vereinigte Dienstleistungsgewerkschaft”, Ver.di). I concorrenti della Deutsche Post si rifiutarono di concludere un accordo analogo con il sindacato Ver.di.

 

Per proteggere gli addetti della Deutsche Post dal dumping salariale, i sindacati chiesero l’introduzione di un salario minimo. Non si considerò l’opzione di un’estensione ai sensi della Legge sulla contrattazione collettiva, data l’indisponibilità dimostrata dagli imprenditori a votare l’erga omnes nel Comitato per la contrattazione collettiva. Il sindacato, pertanto, chiese che i servizi postali fossero integrati nell’ambito di copertura della Legge sui Lavoratori al Seguito.

 

Il Partito socialdemocratico (SPD) si dichiarò favorevole a un emendamento della Legge sui lavoratori al seguito, ma i partiti Cristiano-democratici (CDU e CSU) sono apparsi piuttosto riluttanti: temevano che ciò potesse costituire un “freno all’occupazione” nonché una restrizione delle opportunità occupazionali per i lavoratori poco qualificati e per i disoccupati.

 

Nel novembre 2007, infine, la coalizione governativa elaborò un decreto per emendare la Legge sui lavoratori al seguito, ma ha chiesto une revisione dei contratti collettivi salariali nelle imprese e nelle filiali la cui attività fosse “prevalentemente” rappresentata da servizi di distribuzione della corrispondenza.

 

Questa restrizione limitava il numero dei lavoratori coperti da contratto collettivo. Di conseguenza, il personale della distribuzione alla Westdeutsche Allgemeine Zeitungsgruppe (WAZ), un gruppo che pubblica un giornale regionale, non avrebbe fatto parte di un’impresa che “prevalentemente” distribuiva corrispondenza. Probabilmente questa è la ragione per cui la stessa Deutsche Post aveva appaltato allo staff di distribuzione della WAZ il compito di consegnare, a partire dal marzo del 2008, la pubblicità non indirizzata a destinatari specifici.

 

Il contratto collettivo modificato è stato esteso attraverso la dichiarazione del ministro federale del Lavoro dopo che, per l’approvazione dell’emendamento alla Legge sui lavoratori al seguito, sono state espletate tutte le procedure richieste. I servizi di distribuzione della corrispondenza sono definiti come tutte quelle operazioni che hanno a che fare con la raccolta, il trasporto e la consegna di corrispondenza scritta che pesi meno di 1.000 grammi. La paga oraria varia da 8.00 € a 9.80 € a seconda dei livelli contrattuali applicati ai lavoratori e della regione in cui operano. Dal primo gennaio 2008, pertanto, questi minimi salariali sono applicati a circa 200.000 lavoratori della distribuzione di corrispondenza.

 

Mentre il governo tedesco e il sindacato Ver.di considerano l’estensione dei contratti salariali come un primo passo verso un “lavoro dignitoso” per gli addetti ai servizi postali, i principali concorrenti della Deutsche Post – il gruppo PIN, la TNT, il gruppo Hermes Logistik – denunciano i salari contrattati considerandoli una fossilizzazione di un monopolio della consegna della corrispondenza, che poi finisce per appaltare a imprese di servizi di consegna privati per poter competere in modo efficace sul nuovo mercato liberalizzato.

 

Il gruppo PIN, una consociata della casa editrice Axel Springer, ha sostenuto che 1.000 dei suoi 9.000 addetti erano in esubero a causa di questa decisione della Deutsche Post e, quando la Axel Springer le ha tagliato i trasferimenti a causa della supposta non competitività del gruppo PIN, la holding ha presentato i documenti per l’istanza di fallimento.

 

Il gruppo Hermes Logistik, affiliato alla Otto Group, ha annunciato di aver rinunciato, fino a nuovo avviso, al progetto di mettersi sul mercato dei servizi di consegna.

 

La TNT, impresa di servizi di consegna a dimensione mondiale con sede in Olanda, ha rifiutato di pagare il salario minimo a partire dal gennaio 2008. Ha annunciato che avrebbe pagato un salario orario tra i 6.50 € e i 7.50 € in applicazione del contratto firmato nel dicembre 2007 tra il Sindacato delle nuove consegne di corrispondenza (Gewerkschaft der Neuen Brief- und Zustelldienste, GNBZ) e l’Associazione degli imprenditori della consegna di corrispondenza, espressi e lettere (Bundesverband der Kurier-Express-Postdienste, BedKEP). TNT considera che i propri servizi di consegna della corrispondenza rappresentano un “valore aggiunto” e, pertanto, non li ritiene comparabili coi normali servizi postali per i quali è stato introdotto il salario minimo. Ma la qualifica del servizio di consegna della TNT come “servizio postale a valore aggiunto” lascia piuttosto perplessi. Ufficialmente, non è riconosciuto né il potere contrattuale della GNBZ, né la validità di un contratto che pretenda di definire il contenuto del lavoro svolto come un valore aggiunto rispetto al servizio postale.

 

Il 7 marzo 2008, il gruppo PIN, la TNT e il BdKEP hanno vinto in prima istanza una causa finita con la dichiarazione in giudizio che il salario minimo non si applica ai lavoratori che già sono coperti da un altro tipo di contratto. Il Tribunale ha deciso che la Legge sui lavoratori al seguito non è una base giuridica sufficiente perché un accordo sia esteso a lavoratori già coperti, anche se l’estensione potrebbe portare a un miglioramento delle condizioni di reddito per questi addetti. Il ministero del Lavoro ha fatto immediatamente ricorso contro questo giudizio. La sentenza in questione non è ancora in applicazione (è di primo grado) e, pertanto, il salario minimo resta in vigore, a tutt’oggi, per tutti i lavoratori addetti alla consegna della corrispondenza.

 

 

3. Alcune tendenze relative alla fissazione dei minimi salariali.

 

Nonostante la sentenza di cui si è detto, il governo tedesco ha intenzione di introdurre ancora degli emendamenti alla Legge sui lavoratori al seguito. I sindacati e gli imprenditori possono chiedere, entro la fine di marzo, che siano inseriti altri tipi di imprese e altri settori nella Legge in questione.

 

In febbraio, la Confederazione federale delle agenzie di lavoro temporaneo (Bundesverband Zeitarbeit Personal – Dienstleistungen, BZA) e l’Associazione delle Agenzie tedesche di Lavoro Temporaneo (Interessengemeinschaft Deutscher Zeitarbeitsunternehmen, IGZ) hanno chiesto l’inserimento dei lavoratori temporanei nella Legge sui Lavoratori al Seguito. Nel 2007 la IGZ ha firmato un contratto con sette sindacati (tutti aderenti alla DGB), accordandosi in anticipo su un salario minimo orario tra i 6.36 e i 7.31 € (a seconda che il lavoro sia nei Länder dell’Est o in quelli dell’Ovest) con la premessa che tale accordo collettivo sia dichiarato estendibile a tutti.

 

L’Associazione Federale dei Servizi di Sicurezza (Bundesverband der Watch- und Sicherheitsunternehmen, BDWS) ha manifestato l’intenzione di chiedere a sua volta l’inclusione nella Legge sui lavoratori al seguito. Tuttavia, un accordo negoziato con Ver.di non è andato in porto, nel febbraio 2008, perché il sindacato ha rifiutato di accettare una proposta inferiore a 7.50 € orari, mentre gli imprenditori offrivano solo 5.75 €.

 

Inoltre, il ministro del Lavoro, Olaf Scholz, ha detto di essere favorevole all’introduzione di un salario minimo definito per legge e universale. Il suo ministero sta lavorando ad un decreto che modifichi la Legge sugli standard lavorativi (“Mindestarbeitsbediengungsgesetz”) in questo senso. Per ora, questa Legge permette alle autorità pubbliche di determinare standard lavorativi minimi universali, compresi gli standard salariali, ma non ha mai giocato alcun ruolo nella definizione del salario minimo. Ciò è dovuto soprattutto al fatto che la stessa Legge può intervenire solo nel caso in cui manchi la contrattazione o ci sia solo un basso tasso di copertura contrattuale in un determinato settore economico. Nonostante il declino della copertura contrattuale, in Germania la maggioranza dei lavoratori gode ancora delle garanzie del contratto collettivo. Il decreto dovrebbe rendere più flessibili alcune restrizioni in materia. Il vantaggio dell’emendamento che si sta preparando consiste nello stabilire un salario minimo universale, non negoziabile, che permetterebbe comunque di definire livelli contrattuali più alti attraverso la contrattazione successiva. Attraverso la coesistenza di un salario minimo universale e di minimi salariali settoriali più alti, la responsabilità delle parti sociali nella definizione dei minimi contrattuali resterebbe preservata e, al contempo, un reddito minimo sarebbe garantito a tutti i lavoratori.

 

 

Conclusioni.

 

Il recente caso della definizione del salario minimo per i lavoratori dei servizi postali è un test cruciale per ogni altro tentativo di definizione di salari minimi in Germania. La citata sentenza, anche se non avrà effetti legali, rende però politicamente molto difficile introdurre nuovi emendamenti alla Legge sui lavoratori al seguito. Pertanto, l’inclusione di altre imprese o settori nella Legge in questione e, attraverso questa inclusione, l’estensione dei contratti salariali, sarebbe rinviata nel tempo e, dipendendo dalla decisione finale della giustizia, potrebbe anche diventare impossibile. Per ora, il governo tedesco sembra intenzionato a proseguire nei suoi piani. Ma il tempo che rimane è anche usato da chi si oppone al provvedimento per far campagna contro questo orientamento governativo.

Mercoledì, 23. Aprile 2008
 

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