Fassina prova a scuotere l’afasia di LeU

Dopo la batosta elettorale Liberi e uguali è praticamente sparito dalla scena. Ora si riprende il percorso verso la costituzione del partito, ma su elementi importanti le posizioni delle varie componenti divergono nettamente, e sarebbe impensabile non chiarire questi problemi. Prova a farlo Stefano Fassina proponendo un documento che serva di base alla discussione

La batosta elettorale ha tramortito Liberi e uguali, che dopo il voto è praticamente scomparso dalla scena. Ora si parla di proseguire il percorso verso la costituzione del partito. Che probabilmente si farà, per ragioni pratiche (altrimenti niente rimborsi elettorali) e anche perché continuare a scindere l’atomo, cioè quei pochi rimasugli di sinistra che sono rimasti, non sembra davvero una buona idea.

Ciò detto, se questo partito nascerà sarà con un parto cesareo, non spontaneo. Le due componenti principali, Mdp e Sinistra italiana, viaggiano – sia sulla tattica che sul piano dell’analisi – su binari diversi. Mdp non nasconde di sentire forte il richiamo di un’alleanza con il Pd, come ha detto esplicitamente in un’intervista il capogruppo alla Camera Federico Fornaro. Che ha pure aggiunto che “dovremmo evitare un giudizio ingeneroso e unificante degli ultimi venti anni mettendo sullo stesso piano, ad esempio, i governi dell’Ulivo, quelli di Berlusconi e di Renzi”. Il che significa evitare di riconoscere che la strada sbagliata della sinistra viene da lontano, anche più di venti anni, e cioè almeno da quando si è fatta dell’Unione europea una bandiera accettando, più o meno coscientemente, tutto quello su cui sventolava; e che è appunto questo il motivo per cui la sinistra si sta estinguendo. Fornaro non è il solo a pensarla così: questa analisi è condivisa da tutto Mdp, a cominciare da Bersani.

Sinistra italiana è unita nel considerare inagibile qualsiasi ipotesi di centro sinistra, e quindi anche un rapporto con il Pd. Ma si divide poi sulla strategia verso l’Europa, con il segretario Nicola Fratoianni che aderisce alla linea di Varoufakis, cioè cambiare l’Europa dal di dentro promovendo una alleanza transnazionale, mentre Stefano Fassina ritiene irrealistica questa prospettiva e punta invece al recupero di spazi di manovra del nostro Stato e all’opposizione ad ogni decisione europea che contrasti con la nostra Costituzione, pur senza mettere in discussione il nostro rapporto con l’Unione.

Insieme a un gruppo di persone Fassina ha elaborato un documento, presentato all’assemblea del Network per il socialismo europeo (altro movimento che fa riferimento a LeU), con il proposito di suscitare un dibattito su questi temi, sui quali la discussione è stata finora scarsa e semi-clandestina: certo perché non si voleva mettere in risalto un altro elemento di divisione, ma è altrettanto certo che la questione va affrontata, perché è di indubbio valore strategico e non si può far finta che non esista.

Alleghiamo qui il documento, sperando che ne nasca finalmente un dibattito approfondito.
 

Lunedì, 14. Maggio 2018
 

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