Di straordinario c'è solo il minor costo

La detassazione varata dal governo viene presentata come un rimedio al problema dei bassi salari, ma i conti parlano chiaro: la retribuzione netta di un’ora straordinaria è esattamente il 60% di quella di un’ora di lavoro ordinario. E anche il costo per l'azienda è minore in proporzione. Perché non si chiede che vengano almeno pagate nello stesso modo?

Dopo una rapida discussione il governo ha comunicato alle parti sociali e poi deciso nella sua prima riunione di sgravare di oneri fiscali la retribuzione del lavoro straordinario. La tesi è che il povero Cipputi disponibile a lavorare oltre il normale si trovi un poco di soldini in più dentro la busta paga di ogni mese. Per taluni questa sarebbe la soluzione brillante al problema dei bassi salari. Le risposte di chi è contrario, specie dal fronte sindacale, sono imbarazzate.

 

Tanto per cominciare, un risvolto ingiusto insito nella norma e che fin’ora nessuno ha osservato consiste nel fatto che chi ha un reddito tra 28 e 30mila euro guadagna il 28%, chi sta tra 28 e 15mila euro guadagna 17%, mentre chi è al di sotto di quel salario solo 13%. Ma c’è di più, come nota Il Sole 24 Ore del 25 maggio. I più poveri, mettiamo le donne a part time delle pulizie, ci possono anche rimettere, perché avrebbero imposta zero mentre su queste somme pagano comunque il 10%. Dice infatti il giornale: “Il lavoratore può rinunciare espressamente e per iscritto all’agevolazione e mantenere la tassazione ordinaria che, in caso di basso reddito, può essere più favorevole ”.

 

Ma la cosa più sorprendente è che non si tiri fuori un argomento che io trovo importante e che è la ragione principale per la quale le imprese sollecitano tale soluzione: il lavoro straordinario paga meno e costa meno di quello ordinario. Quindi per le aziende c’è una convenienza doppia: è una flessibilità in più a minor costo. Più bello di così!

 

Molti restano stupefatti e scettici rispetto a questa affermazione perché è molto diffusa l’opinione contraria. Allora abbiamo fatto un po’ di conti su una situazione-tipo. Abbiamo preso come esempio  il contratto del commercio assumendo il caso del quarto livello, cioè una figura centrale quale l’addetto/a alle vendite.

 

I conti del lavoro ordinario si fanno individuando la retribuzione annua come segue:

 

- retribuzione gabellare                              9.257,52

- indennità di contingenza                          6.290,64

- E.D.R.                                                              24,84

- festività non godute (due)                              99,83

- tredicesima mensilità                               1.297,75

- quattordicesima mensilità                        1.297,75

- trattamento di fine rapporto                      1.353,21

- rivalutazione TFR  (media 3 anni)               128,06

- fondo sanitario integrativo                           120,00

- fondo previdenza complementare              283,16

 

TOTALE RETRIBUZIONE ANNUA                 20.152,76

 

Diviso 1.639 ore lavorate nell’anno

 

RETRIBUZIONE DI UN’ORA ORDINARIA             12,34

 

Su questo importo l’azienda paga oneri sociali Inps e Inail per un importo di euro 3,81. Quindi un

 

costo orario del lavoro ordinario pari a euro                             16,15

 

Il lavoratore, ipotizzando un monoreddito senza carichi familiari, pagherà un importo Irpef medio di euro 1,72 e subirà trattenute previdenziali per un importo medio di euro 1,14 , e quindi gli resteranno in tasca   

 

NETTI  euro  9,48  per ora ordinaria.

 

Può non risultare esattissimo il calcolo del TFR perché esso viene fatto a fine carriera sulla base di parametri soggetti a variazione.

 

Come abbiamo calcolato le ore effettivamente lavorate?

Quelle teoriche pari a 2.088, meno quelle mediamente non lavorate così suddivise:

-   ferie                                                                173                              

-   festività                                                             72

-   riduzione orario ed ex festività                    104

-   assemblee e permessi sindacali                  12

-   malattie, infortuni, maternità  (6,5%)             73

-   formazione, permessi 626                               7

 

Nel conto della retribuzione annua siamo stati prudenti perché non abbiamo considerato il premio annuo che sussiste nelle aziende dove si fa contrattazione decentrata o altre voci minori quali la mensa.

 

Il conto sul lavoro straordinario è molto più semplice.

Le tre voci della retribuzione mensile:

 

- retribuzione gabellare                                  771,46

- indennità di contingenza                              542,22

- E.D.R.                                                                 2,07

 

Totale retribuzione mensile         1.297,75

 

Questa cifra si  fraziona per il divisore convenzionale che è 168

 

Se ne ricava l’importo 7,72 sul quale va applicata la maggiorazione per lavoro straordinario del 15% (fino alla 48° ora perché oltre è il 20%). Se ne ricava che

 

RETRIBUZIONE DI UN’ORA STRAORDINARIA  8,88

 

Su questo l’ azienda paga oneri pari a  2,75. Quindi

 

costo orario del lavoro straordinario pari a euro 11,64.

 

Il lavoratore a sua volta pagherà all’Inps il 9,49% pari a 1,00 euro e di Irpef  l’aliquota marginale del 27% pari a euro 2,13 ed una addizionale pari a 0,15, per un totale di Euro 3,28 . Quindi gli resteranno in tasca  

 

NETTI  euro  5,60  per ora straordinaria.

 

La retribuzione netta di un’ora straordinaria (euro 5,60) è esattamente il 60% di quella di un’ora di lavoro ordinario (euro 9,48).

 

Quindi anche nel corso degli anni passati la protesta delle aziende che lamentavano un eccesso di contributi sociali sul lavoro straordinario non aveva fondamento, in ragione del suo costo complessivo che era comunque inferiore a quello ordinario. La loro richiesta è stata comunque accolta e gli oneri sociali sono stati parificati.

 

Adesso fanno mostra della loro sensibilità al tema della retribuzione netta che rimarrebbe comunque inferiore anche se gli togliamo le tasse. Mi sembra ragionevole porre la questione che paghino per il lavoro straordinario almeno quanto il lavoro ordinario. Per i lavoratori sarebbe un progresso pagare sullo straordinario l’equivalente dell’aliquota media e questo sarebbe un bel risparmio per lo Stato alla luce della soluzione adottata dal governo, che ha il solo vantaggio di essere sperimentale e quindi soggetta a poter essere modificata.

 

Perché i sindacati non sollevano la questione? Perché temono che si toglierebbe qualsiasi freno alla disponibilità dei lavoratori a lavorare oltre l’orario normale. Però, non ho mai visto situazioni dove si facciano ore straordinarie se non ce n’è l’esigenza e la convenienza per l’impresa. Se ne aumentasse il costo la convenienza sarebbe ridotta.

 

Differente può essere il discorso per i dipendenti pubblici per i quali in passato è esistita la consuetudine di attribuire ai lavoratori quote di straordinario che non venivano in realtà lavorate come maniera per mascherare aumenti della retribuzione. Ma ho l’impressione che questo sistema sia stato superato nella grande parte delle amministrazioni.

 

Mi sembra comunque un bene chiarire la realtà dei conti.

 

Giovedì, 22. Maggio 2008
 

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