Dalla pace possibile a una guerra evitabile

L’accordo preparato da Rabin con Arafat e benedetto da Clinton avrebbe potuto mettere fine a decenni di conflitto, ma la destra israeliana, ascesa al potere, l’ha ignorato e punta all’espulsione dei palestinesi. Il nodo Hamas nelle possibili trattative future

Il conflitto fra Israele e la popolazione palestinese era possibile ma inatteso. Da molti anni Israele ha il dominio della Cisgiordania. Solo la Striscia di Gaza non si è mai rassegnata a una condizione di sconfitta. Ma era anche isolata con confini bloccati dal Mediterraneo da un lato e da Israele dall’altro.

Gaza, in ogni caso, non rappresentava un problema per Israele, o così ritenevano  i diversi governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni fino al governo di  Netanyahu. Per la prima volta era invasa, costretta lasciare sul terreno oltre 1.400 morti e senza poter impedire  la cattura di oltre 200 ostaggi.

La risposta di Israele non si è fatta attendere. La Striscia di Gaza è stata attaccata con la potenza aerea di cui Israele  dispone. Migliaia palestinesi sono state vittime dei bombardamenti.  L’ospedale Gaza è stato bombardato. “Non vi sono negli ospedali abbastanza letti, medici e infermieri, né abbastanza medicine o anestetici. La maggioranza dei feriti…deve essere operata senza anestetici” ( (Mosab Abu Toha “Cheating death in Gaza - Financial Times, 27 October).

Centinaia di migliaia di palestinesi hanno dovuto abbandonare le loro case, cercando riparo nelle aree meridionali confinanti con l’Egitto. L’obiettivo è rendere inerme la striscia di Gaza, avviando la liquidazione di Hamas  che ne ha il controllo. Per il governo di Netanyahu  questo dovrebbe essere l’ultimo capitolo di un conflitto che sembrava risolto dopo il sostanziale controllo israeliano della Cisgiordania governata da Abu Mazen e l’isolamento della Striscia.

Secondo i comandanti dell’esercito Israele deve assumere il controllo della Striscia di Gaza, che comprende 2milioni e trecentomila palestinesi, sotto  il governo di Hamas. Una volta eliminato il pericolo di Gaza, la Palestina non sarebbe più un problema. Una parte dei palestinesi (circa un milione e ottocentomila) vive in Israele: una ridotta quota è nel sudest di Gerusalemme; la maggior parte , circa 2 milioni e ottocento mila, vive nella Cisgiordania governata da Abu Mazen. Una volta preso il controllo della Striscia e liquidato il potere di Hamas, la Palestina sarebbe disgregata  e definitamente sotto il controllo israeliano.

Gli Stati Uniti, come ha spiegato Biden nel suo viaggio in Israele  per incontrare Netanyahu, sono contrai all’invasione di Gaza, in parte perché non è considerata necessaria, essendo già sotto il controllo aero israeliano; poi perché gli Usa intendono ottenere il consenso dall’Arabia saudita e dell’Egitto che l’invasione di Gaza rende difficile, se non impossibile.

La strategia americana  incontra tuttavia un ulteriore ostacolo nel Medio Oriente. Nella scorsa primavera, sotto la direzione e la mediazione di Xi Jinping,  che si è recato in Arabia Suddita, è stato concluso un accordo che sembrava impossibile fra Arabia saudita e Iran, accordo poi sottoscritto a Pechino sotto la direzione di Xi.

In sostanza, i paesi del Medio Oriente sono schierati a favore dei palestinesi. Il problema maggiore per Israele e per gli Usa è la posizione dell’Iran. Un suo intervento diretto potrebbe imporre una risposta altrettanto diretta americana in un conflitto in  grado di coinvolgere l’insieme del Medio Oriente.

Gli Stati Uniti per un verso si oppongono all’attacco dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza; dall’altro, cercano di sventare l’intervento diretto dell’Iran che ha, tuttavia, un rapporto diretto con l’Iraq, con la Siria, mentre  Hezbollah controlla sostanzialmente il Libano e dispone di un esercito di circa 70 mila unità.

Una guerra evitabile in Medio Oriente?

Quello che sappiamo è che Yitzhak Rabin, prima generale israeliano a capo della guerra contro Siria ed Egitto, poi due volte capo del governo israeliano, aveva concordato una politica capace di far coesistere pacificamente Israele e Palestina, dando una soluzione al più grande problema del Medio Oriente. E a Washinton Bill Clinton aveva festeggiato l'annunciata risoluzione del conflitto insieme a Begin e Arafat, insigniti del Premio Nobel per la Pace.

Ma l’annuncio della pace fu di breve durata. Il governo israeliano, a lungo dominato da esponenti di destra (salvo una breve parentesi all'inizio del secolo), partì dalla convinzione che Israele dovesse espandere la propria sovranità su tutto il territorio, compresa la parte abitata dal popolo palestinese. Dopo più di vent'anni, la possibile pace è stata sostituita dalla guerra sotto il governo di destra israeliano ancora una volta guidato da Netanyahu, che ha ormai realizzato il periodo di governo più lungo nella storia israeliana.

La guerra ha oltrepassato i confini del Medio Oriente per assumere un carattere globale. Gli Stati Uniti sono a favore di Israele e i paesi europei sono sostanzialmente sulla linea americana. Cina e Russia non sono direttamente coinvolte, ma la loro posizione è a favore di uno Stato palestinese  indipendente - che comprenda le regioni guidate da Hamas - accanto a quello israeliano. E qui è evidente la differenza con la posizione europea schierata a favore di una liquidazione  di Hamas. E’ significativa per la sua portata generale la recente presa diposizione del capo del governo greco Mītsotakīsquando afferma che  “non può esservi soluzione alla crisi mediorientale senza la “strategica sconfitta” di Hamas”.

Il Medio Oriente è una sorta di pentola bollente. La Palestina, sotto il controllo armato di Israele, ricorda la vecchia condizione coloniale dei paesi, in Asia e in Africa, prima di ottenere l’indipendenza.

L’occupazione di Gaza rappresenta , tuttavia, un  problema per Israele. Secondo dati occidentali, Hamas ha un esercito di circa 40.000 combattenti. Sulla frontiera settentrionale di Israele Hezbollah è dotato di missili a lungo raggio che possono colpire i territori israeliani distanti dal confine libanese.

Ciò che si può dire è che la questione palestinese in passato era risolvibile. Oggi il conflitto è esploso. E il mondo è diviso, come è stato dimostrato all'assemblea delle Nazioni Unite il 27 ottobre, dove 120 paesi, la grande maggioranza, hanno votato contro l'attacco israeliano alla Palestina.

Il futuro è estremamente incerto. Ma ciò che sembra chiaro è che il conflitto israelo-palestinese poteva essere evitato. La politica di Rabin mirava alla coesistenza pacifica tra Israele e Palestina come Stato indipendente. Quella politica è stata (erroneamente) cancellata. Ora, invece della coesistenza pacifica fra due Stati, ci troviamo di fronte al rischio di un conflitto mondiale. Un quadro in cui l’Europa resta impotente, mentre, all’interno di ciascun paese europeo, la popolazione è divisa di fronte a una guerra che poteva essere scongiurata riconoscendo il diritto di due popoli a vivere in due Stati indipendenti.

​2.  Ciò che sappiamo è che la guerra era evitabile e che  Rabin generale israeliano prima generale alla teta della guerra contro Siria e Egitto, poi due volte capo del governo aveva concordato una poltica in grado di far coesistere pacificamente nella stessa terra Israele e Palestina dando una soluzione al maggior problema del Medio Oriente. Aveva l’accordo europeo e, non a caso, insieme con Arafat ebbe il premio Nobel per la pace con Bill Clinton che celebrava insieme la soluzione del conflitto.

Ma l’avvio della pace ebbe un corto respiro. La destra israeliana che governa da venti anni dopo una breve parentesi, sotto la guida del primo governo di Netanyahu nel 1956 iniziò un’opera di sabotaggio dell’accordo. E Israele lungamente dominata dai governi di destra (salvo una breve parentesi a cavallo dei due secoli) ne ha tratto la convinzione che poteva estendere il suo dominio tutte e terre palestinesi. Dopo oltre venti anni la pace possibile è stata sostituita dalla guerra sotto il governo di destra di Israele guidato da Netanyahu che ha ormai superato il più lungo periodo di governo della storia israeliana.

Una guerra a cui i governi di Israele e di Palestina avevano dato la possibilità di una pacifica convivenza. Oggi la guerra che ha superato i confini del Medio Oriente per assumere un carattere tendenzialmente globale. Con l’Europa che fu al centro dell’intesa tra Arafat eBeghinsenza voce.

In sostanza il Medio oriente è l’area centrale del confitto negli attuali rapporti globali nei quali si sono formati schieramenti  contrapposti. La Cina e la Russia non sono coinvolti direttamente, ma la loro posizione è a favore di uno stato palestinese a fianco di quello israeliano. I Paesi europei sono sostanzialmente sulla linea  americana insieme a Australia e Canada. Il Medio riedente è una sorta di pentola bollente.

Il futuro rimane incerto. L’unico fatto certo è che la Palestina sembrava cancellata con l’isolamento della striscia di Gaza e la posizione di Abu Mazen che controlla la Cisgiordania in opposizione a Hamas. In sostanza, la Palestina come un territorio frastagliato e privo di sovranità sotto il controllo armato di Israele.  Una situazione che ricorda la condizione coloniale di paesi che in Asia come in Africa hanno conquistato la loro indipendenza.

L’occupazione di Gaza pone tuttavia un problema a Israele. Hamas secondo le rilevazioni occidentali dispone di un esercito di 40.000 guerriglieri armati (Financial Times. Hamas ha un armamento che può creare problemi all’interno di Israele. La stessa cosa vale per Hezbollah dotata di missili a lunga gittata che possono colpire territori distanti dal confine libanese.

Il futuro rimane incerto. Ciò che si può dire è che la questione palestinese era risolvibile. Oggi lo scontro riprende cambiando segno. Il mondo è diviso e il futuro è estremamente incerto. Ma ciò che oggi appare chiaro è che la vicenda Israele- palestinese poteva aver un diverso destino.  La poltica di Rabin mirava a una pacifica coesistenza fra Israele e la Palestina come stato indipendente. Quella poltica è stata (erroneamente) eliminata. Ora al posto di una pacifica convivenza, siamo confrontati  con una situazione conflittuale che coinvolge il Medioriente e le  maggiori potenze a livello planetario.

Un quadro nel quale l’Europa rimane divisa e impotente difronte alla guerra che investe il Medio Oriente e ai suoi rischi a livello globale.

Mercoledì, 1. Novembre 2023
 

SOCIAL

 

CONTATTI