Berlusconi continua a minacciare a giorni alterni la crisi. Quale crisi? Evidentemente confonde il governo con le sue aziende, o con il Pdl, rispetto al quale gode di un diritto di vita o di morte.
Per far cadere il governo, il Pdl deve proporre una mozione di sfiducia. Questo può sempre farlo. Ma deve anche motivarla. Con quale argomento? Non cè più lalibi dellImu. Lunico argomento sarebbe che il Partito democratico, invece di seguire le acrobazie di Violante, sceglie di applicare la legge, deliberando la decadenza di Berlusconi da senatore. Motivazione inconsistente, con la quale nessun partito potrebbe illudersi di condurre una campagna elettorale.
Ma, prescindendo da ciò che potrebbe decidere il Pdl, il ritiro dalla maggioranza non implica la caduta del governo. Il presidente della Repubblica con ogni probabilità rinvierebbe Letta al Senato per verificare se vi è una maggioranza alternativa. Non è impossibile, anzi probabile, che una nuova maggioranza si costituisca. Chi avrebbe interesse a provocare il ricorso alle urne in un autunno che vede il paese avviarsi a finire il 2013 con la più grave recessione tra i paesi industrializzati, con un livello di disoccupazione molto più alto di quanto ci dicono le statistiche - che mascherano lesercito di cassintegrati e di quanti non cercano lavoro (così scomparendo dalle rilevazioni) per la semplice ragione che il lavoro non si trova.
Chi può garantire a Berlusconi che, una volta che non riesca più a sfuggire allesecuzione delle sentenze, il suo esercito lo segua compatto, tra le macerie del suo tempio? Una frantumazione del Pdl è unipotesi realistica e ragionevole. Così come sullaltro fronte, cè da chiedersi come possa Grillo tenere incatenati i suoi a una prospettiva inconsistente e perversa come il sostegno al Pdl nel ricorso alle urne con lindecente Porcellum.
Se la crisi di governo non è nelle disponibilità di Berlusconi, non trattandosi delle sue aziende, il Partito democratico si troverebbe ad assumere il controllo del governo, libero dallalleanza innaturale che più dura, più è destinata a danneggiarlo. Si può essere costretti una volta a sostenere il governo Monti, subendone gli esiti disastrosi. (Sia detto per inciso: esiti mascherati dalla riduzione dello spread, che riguarda tutti i paesi in crisi dellEurosud, e che è il risultato della politica di Draghi che ha messo a disposizione delle banche risorse illimitate e quasi gratuite per lacquisto di titoli di Stato, permettendo loro guadagni sulla differenza degli interessi).
Chiusa senza gloria lesperienza del governo tecnico, il Partito democratico si è sobbarcato a unalleanza definita di emergenza, e pur sempre indecente, col Pdl, accrescendo il disagio interno tra i militanti e gli elettori come dimostrano le vicissitudini pre-congressuali. Liberarsi da questo quadro di costrizioni e di progressiva perdita di identità è una possibilità che il Pd dovrebbe cogliere senza titubanze e timori infondati di fronte al fucile scarico del Pdl.
Il problema non è cosa fare nei prossimi giorni, quando si dovrà deliberare la decadenza di Berlusconi. Ma cosa fare nelle settimane successive. Un problema che si proporrebbe sia con un governo Letta-bis sostenuto da una nuova maggioranza, sia, eventualmente, da un governo di minoranza, chiamato a cambiare la legge elettorale, certamente, ma non solo, dal momento che entro ottobre bisogna presentare ai controllori di Bruxelles la proposta di legge di stabilità (la vecchia finanziaria).
Si tratterà di dire con quali politiche il paese intende uscire dalla recessione, rilanciare la crescita, dare lavoro ai giovani e alle loro madri e padri fermare la deriva. Una presa di responsabilità difficile. Ma anche un modo di tornare a parlare un linguaggio concreto di fronte al paese. Problemi di fondo, ben più gravi della sorte di Berlusconi, intrecciati con le disastrose politiche europee. Sarebbe anche unoccasione da non perdere per far dire a Renzi qualcosa non diciamo di sinistra, ma di merito su ciò che vorrebbe fare da grande, una volta presa la direzione del partito, in attesa di assumere la responsabilità di guidare il paese, se gli si presenterà loccasione.