Per crescere bisogna deciderlo

Valorizzazione del Demanio, concessioni per i litorali, acquisti centralizzati di beni e servizi per la P.A., controllo degli appalti, imposta patrimoniale, ruolo della Cassa Depositi e Prestiti e altre misure su cui c’è l’accordo della comunità scientifica internazionale: sono tutte misure che potrebbero essere prese rapidamente
Il cappello a tre punte ha una curiosa caratteristica: alzando o abbassando la punta centrale o spostando sulle orecchie una di quelle laterali, il viso assume un'atteggiamento stupefatto, corrucciato o malizioso, come si vede in alcuni dipinti settecenteschi. Procuratevi un cappello ed uno specchio e provate per credere. Il governo Monti ha calzato un tricorno (di partiti) e lo colloca nelle varie posizioni a seconda dei provvedimenti, magari per accontentarne uno e scontentarne due. Le espressioni del viso sono quelle della pubblica opinione.
 
E' ora giunto però il momento di compiere quello che si suole definire un salto di qualità affinché al rigore di bilancio faccia da contrappunto la leva della crescita, liberando il Paese dall'incubo dei dibattiti sull'articolo 18 basati sul lessico equivoco, che indica il "reintegro per riconosciuta assenza di motivazioni" come "reintegro per motivi economici". Si tratta di correggere l'errore fatale delle destre al potere in Europa che per ridurre il valore di una frazione (il rapporto deficit/Pil) ritengono che l'unica soluzione consista nel rimpicciolire il numeratore (disavanzo) anzichè accrescere il denominatore, accelerando il ritmo di sviluppo.
    
Per una politica della crescita da attuare nella morsa della recessione il cerchio-bottismo non basta più. Le scelte decisive in un arco temporale ristretto (secondo Keynes "nel lungo periodo siamo tutti morti") sono chiare. La comunità scientifica internazionale - o, almeno, quella al di fuori del cerchio dei pretoriani del liberismo accoppiato al rigore sadomaso dell'attuale dirigenza comunitaria - concorda su alcune direttive strategiche, volte a favorire lo sviluppo con una politica finanziaria pubblica attiva. Infatti le ricette degli chef bocconiani non cambiano sapore se ammantate di etichette intellettualistiche, per rendere palatabili delle manovre indigeste.
    
Lo specchio delle possibili scelte per il nostro Paese è abbastanza ampio: alcune di esse sono state già prospettate e in qualche caso rifiutate in prima battuta dal governo, per resistenze dei gruppi interessati. Molti osservatori obiettivi sono attualmente ansiosi di sapere se il ministro Passera, come la Gabbianella di Sepulveda, stia per imparare a volare.
 
Ricordiamo alcuni degli interventi potenziali, da applicare presumibilmente non uno alla volta, ma in un mix armonico e da realizzare in tempi almeno altrettanto rapidi di quelli delle manovre che hanno colpito pensionandi, pensionati, statali, contribuenti anche dei ceti medio-bassi. Questo elenco di proposte può essere interessante in coincidenza con i futuri vertici del presidente del Consiglio con i partiti che lo sostengono. E' ben vero che alcuni di questi provvedimenti potrebbero intaccare diritti pregressi; ma ciò non dovrebbe menomamente costituire un problema per un governo che li ha largamente violati, nei confronti, ad esempio, della rivalutazione per conguaglio monetario delle pensioni medie, nonchè del citato articolo 18.
    
Li elenchiamo brevemente: valorizzazione Demanio pubblico; concessioni litorali; acquisti centralizzati beni e servizi per la P.A.;  controllo appalti; imposta patrimoniale; ruolo Cassa Depositi e Prestiti; zone franche; detassazione nuove imprese; Cassa Integrazione e aiuti alle imprese.
 
Il problema della valorizzazione del Demanio pubblico era stato affrontato anche da precedenti governi. Le soluzioni sinora attuate non hanno dato buoni frutti. Burocrazia, conflitti di interessi, debolezza delle municipalità hanno vanificato, ad esempio, l'introito per le esauste finanze comunali della vendita delle caserme cedute al Comune di Roma. La costituzione di un'immobiliare pubblica alla quale affidare l'affitto o la vendita di proprietà demaniali, o la emissione di obbligazioni da esse garantite per abbattere il debito pubblico, è stata in varie forme proposta ma mai attuata. Ritengo che ostacoli procedurali la rendano difficile, almeno in tempi brevi; sono forse possibili soluzioni parziali o territoriali.
    
Un aumento sensibile delle tariffe sulle concessioni dei litorali è certamente possibile, anche se accanitamente ostacolato dai gestori. L'Ue da tempo richiede un'asta competitiva con periodi relativamente brevi delle concessioni stesse. Secondo calcoli prudenziali su qualche migliaio di Km. di spiagge balneabili, il gettito supererebbe i 3 miliardi, frazione rilevante ma non eccessiva dei ricavi degli stabilimenti.
    
La centralizzazione degli acquisti di beni e servizi ed una rigorosa gestione dei pubblici appalti con riduzione al minimo della catena dei sub-appalti e soprattutto del cuneo della corruzione (che la Corte dei Conti stima in 70 miliardi, di fatto equivalente ad un ricarico sui costi per la P.A.) dovrebbero consentire un risparmio di almeno 10 miliardi di euro per il primo anno. Rimane sullo sfondo, dopo una fugace apparizione all'alba del governo Monti, quella patrimoniale sulla quale avevano concordato anche i super-ricchi che si confessano tali e l'allora più mite signora Marcegaglia, imposta che con aliquote moderate potrebbe fornire qualche miliardo. Passi avanti, invece, sembrerebbe fare la Tobin Tax.
    
Un ruolo importante potrebbe svolgere la Cassa Depositi e Prestiti con i suoi 70 miliardi di liquidità, su cui appuntano però sguardi voraci sia gli enti locali che le imprese creditrici della P.A. Un silenzio di tomba è sceso sulle zone franche. Si era parlato de L'Aquila, di Trieste (che l'aveva con gli Asburgo), di Gioia Tauro, etc. Presumo difficoltà comunitarie. Del pari silente la Banca del Sud, ultima creazione del governo della Commedia dell'Arte.
 
Queste risorse dovrebbero essere impiegate, come detto in altri articoli, per una robusta detassazione di salari e pensioni medi (quelli minimi per 10 milioni di contribuenti sono già esenti). Nei confronti delle imprese l'espansione produttiva dovrebbe godere di esenzioni fiscali e contributive per alcuni anni; ciò non comporterebbe flessioni di gettito, perché l'aumento degli incassi Irpef e dell'Iva sull'accresciuto volume di occupazione e di produzione compenserebbe anche l'importo dei contributi figurativi. Gli sgravi Irap di 150 milioni, decisi da Monti, non superano la cosiddetta inerzia dei minimi quanti.
    
Rimane da esaminare un intervento accennato in precedente articolo: l'utilizzo degli importi della Cassa integrazione in deroga per reimpiegare nelle imprese a costo per così dire "scontato" i lavoratori in temporanea mobilità per por freno al paradosso di pagare poco per non fare niente.
 
Le obiezioni a queste manovre sono di due tipi. Sono "rozze". Ciò non dovrebbe preoccupare il nostro presidente, che in dichiarazioni recenti ha fatto di questa rozzezza la sua bandiera. Soprattutto per quanto concerne la Cassa integrazione, inoltre, alcuni interventi si scontrano con la proibizione comunitaria degli aiuti di Stato. Pensiamo però, anche tenendo conto di recenti dichiarazioni di Sarkozy e di Hollande, se non sia giunto il momento di battere i pugni sui tavoli comunitari, chiedendo per quel che concerne l'abolizione di questo ostacolo: "Se non ora, quando?".
 
Vorremmo aggiungere un'ipotesi apparentemente fantascientifica. Per sollevarsi dalle recessioni i singoli Paesi ricorrevano  alla svalutazione del cambio, per lo più stampando moneta in luogo di titoli, scontando l'impatto inflazionistico, che generava indirettamente il beneficio ulteriore della perdita di valore del debito pregresso. All'epoca dell'istituzione dell'euro per qualche tempo il cambio euro/dollaro fu alla pari. Una svalutazione del 30% rilancerebbe la ripresa dell'Eurozona; potrebbe, però, scatenare una guerra commerciale. Tuttavia una svalutazione più moderata, ancorchè significativa, sarebbe forse tollerata e magari gradita nell'ottica di una ripresa globale.
Lunedì, 16. Aprile 2012
 

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