Chi torna e chi parte

Torna E&L dopo una lunga assenza dovuta a problemi tecnici, con alcune piccole modifiche che speriamo saranno gradite.
Destinato ad andarsene (in autunno o in primavera?) sembra, invece, il governo Berlusconi. I contraccolpi della sconfitta elettorale hanno destabilizzato una maggioranza che, disastrosa nel governare, si reggeva solo sull'immagine carismatica e vincente del leader. Il voto l'ha incrinata irreparabilmente e la coalizione, come diceva Rino Formica, si "sfarina", in modo molto più rapido e catastrofico (per essa) di quanto ci si potesse aspettare. Il governo è entrato ormai in una agonia pre-elettorale che, come tutte le agonie, più sarà lunga e più sarà penosa, soprattutto per il paese.

Nonostante la crisi palese del governo, Berlusconi insiste sul suo programma di tagli alle imposte. Pierre Carniti spiega  in un suo intervento perché una mossa del genere non serve a stimolare la ripresa e propone invece di riprendere la riflessione su pubblico e privato in economia, a patto che tutti siano capaci di abbandonare i pregiudizi ideologici che da sempre viziano questo dibattito.

Anche gli imprenditori hanno votato - e ben più nettamente - contro Berlusconi, silurando rapidamente il candidato "d'amatiano" alla presidenza di Confindustria e tributando un plebiscito a Luca di Montezemolo che proponeva una linea del tutto opposta: basta con lo scontro sociale e il tentativo di dividere il sindacato, basta con le imprese che sanno solo chiedere senza porsi il problema del rilancio di un'economia sempre più in crisi e marginalizzata. Poi, certo, l'inizio del dialogo non è stato felice. La Cgil ha abbandonato il tavolo in disaccordo sul mettere in agenda il tema del modello contrattuale (sul quale peraltro CGIL CISL e UIL dovranno prevenire a una piattaforma sperabilmente unitaria). Ma dove D'amato avrebbe fatto una dichiarazione di guerra, Montezemolo ne ha fatta una conciliante, che, se seguita da fatti, può far rimanere aperta la prospettiva delle concertazione.

Di cose da fare ce ne sono. Umberto Romagnoli analizza il decreto delegato sul mercato del lavoro del settembre scorso. L'ossessione della flessibilità non avrà solo l'effetto di rendere precari un gran numero di lavoratori: in realtà apre una prospettiva analoga anche per le imprese, con una resa implicita a un destino di declino industriale.
Sul piano internazionale, i fatti più rilevanti di questo periodo sono stati gli sviluppi della situazione in Iraq, le prospettive delle presidenziali Usa, dove la coppia Kerry-Edwards ha superato nei sondaggi quella Bush- Cheney, e il varo della Costituzione europea. Su quest'ultimo evento pubblichiamo una prima riflessione di Antonio Lettieri, che intreccia la prospettiva delle riforme istituzionale con i risultati elettorali delle elezioni di giugno per il Parlamento europeo e le profonde incertezze che caratterizzano le politiche dell'Unione.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mercoledì, 28. Luglio 2004
 

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