Bilancio del governo col senno del poi

Non c'è dubbio che l'azione del gabinetto Prodi sia stata impopolare e che il senso comune si sia convinto che c'è stato un "aumento delle tasse". I conti a posteriori mostrano che non è così. E se la Finanziaria 2007 fosse stata meno decisa, oggi con la crisi finanziaria rischieremmo molto

Sicuramente si discuterà a lungo sulla seconda esperienza di governo di Prodi, anch’essa conclusasi precocemente. Certamente tra i motivi c’è l’eterogeneità della coalizione (per usare un eufemismo); più che altro un cartello anti-berlusconiano. Non c’è dubbio che il Bruto della situazione sia stato Mastella, ed è probabile che la sua decisione sia dipesa più dal rifiuto di Veltroni di servirgli una legge elettorale ad hoc, che dai guai giudiziari della moglie.

 

Ma è vero anche che il governo era largamente impopolare, e che l’impopolarità era iniziata con la finanziaria 2007 (i precedenti decreti Bersani-Visco al contrario erano stati accolti favorevolmente). Che vi fosse ostilità da parte del “popolo delle partite iva” è cosa largamente comprensibile; coloro che avevano deciso di ridurre il grado di evasione non erano certo entusiasti del nuovo corso fiscale, ma si tratta di un elettorato ampiamente schierato a destra. La delusione c’è stata in larghi settori del lavoro dipendente e dei pensionati che si attendevano misure di sostanzioso aumento del reddito disponibile. Una (piccola) parte di lavoratori dipendenti (ed ancora più piccola di pensionati) a reddito medio-alto o alto, che si sono visti decurtare lo stipendio mensile di 50 o 100 euro, si è offesa per essere considerata tra i “ricchi”. Ancora un micidiale errore è stato l’aumento del ticket sulle analisi cliniche, al punto che se uno doveva fare una semplice analisi delle urine gli conveniva farle senza prescrizione, cioè come privato; errore corretto affannosamente anche perché le Regioni hanno visto un calo di entrate su quel versante. Aggiungiamo anche l’aumento del bollo sulle auto, che pure rientrava in un tentativo di misure ecologiche anti-inquinamento.

 

Il principale risultato della finanziaria 2007 è stato la riduzione di un punto di Pil del deficit, e l’inversione dell’andamento del rapporto debito/Pil. Durante la precedente legislatura il governo Berlusconi aveva infatti portato all’arresto della discesa del rapporto, e poi negli ultimi due anni ad una risalita di tre punti percentuali, fino al 106,8%. Si può discutere se non fosse il caso di prendersela con più calma, cioè fare una finanziaria più espansiva. Col senno del poi, dove il poi è costituito dalla crisi finanziaria che ha investito le banche di tutto il mondo, i rischi per il nostro paese sarebbero stati alti. Basti ricordare le grida di vigili economisti e l’allarme delle agenzie di rating quando Tommaso Padoa Schioppa annunziò che la finanziaria poteva essere ridotta di cinque miliardi. Basta constatare come il differenziale dei nostri titoli rispetto a quelli francesi o tedeschi  sia cresciuto dopo lo scoppio della crisi dei mutui subprime.

 

Un’altra questione discutibile è legata alla scelta di attuare la riduzione del cuneo fiscale (ripartito in tre punti per le imprese e due per i lavoratori), che ovviamente implicava la necessità di coprire 7,5 miliardi; il tutto in una situazione in cui la sentenza della Corte Europea riguardante l’iva sulle auto aveva aggiunto la necessità di reperire 15 miliardi aggiuntivi (che in effetti furono reperiti sulle medesime imprese, con loro grande piacere). La riduzione del cuneo era una delle principali promesse fatte da Prodi durante la campagna elettorale, e quindi era chiaro che il governo ci tenesse a rispettare l’impegno preso.

 

Il risultato fu una revisione dell’Irpef e degli Anf (assegni al nucleo familiare) che complessivamente incrementò di circa 4 miliardi il reddito disponibile dei lavoratori dipendenti e dei pensionati con redditi Irpef inferiori a 40.000 euro circa. Circa un 5% è stato ripreso dagli aumenti delle addizionali regionali e comunali, sbloccate dalla finanziaria, e decise dagli enti locali per fare fronte ai tagli dei trasferimenti. Si tratta di una redistribuzione di modesta entità, ma non irrisoria; ma coloro che l’hanno percepita sono soprattutto contribuenti con famiglie numerose, cioè una minoranza. Tutti gli altri (fino a 40.000 euro) hanno avuto aumenti appena percepibili, e di qui la delusione nei confronti del governo. Delusione che neppure le misure della finanziaria 2008, per oltre due miliardi per proprietari ed affittuari della casa d’abitazione, hanno modificato.

 

Il messaggio che è largamente passato è stato “l’aumento delle tasse”; è ben vero che la pressione fiscale, cioè il rapporto tra contributi ed imposte rispetto al Pil, è aumentata, ma questo aumento è derivato, oltre che dalla ripresa dell’economia (che purtroppo sta finendo) dalla riduzione dell’evasione, dovuta al cambio di “clima”, personificato dalla presenza di Vincenzo Visco alla parte Finanze del ministero dell’Economia.

 

In un clima di questo genere è anche possibile presentare un certo fenomeno fiscale in modo negativo; un esempio perfetto è costituito dall’annunzio degli “artigiani di Mestre” che la tredicesima dei lavoratori dipendenti sarebbe stata, nel 2007, “più bassa”. La notizia è stata subito ripresa da tv e giornali; presentarla come l’ennesima beffa prodiana è stato un gioco da ragazzi. Di cosa si tratta? Da sempre le detrazioni da lavoro erano distribuite su dodici mensilità, ed anche le deduzioni di Tremonti erano trattate alla stesso modo; quindi tutti i lavoratori cui spettavano detrazioni (fino al 2002) o deduzioni (fino al 2006) avevano il fenomeno di una tredicesima più bassa, perché senza la minor imposta connessa alla detrazione o deduzione. La stessa cosa si è verificata anche nel 2007 con il ritorno alle detrazione; la novità è che le detrazioni sono state incrementate ed estese anche a lavoratori che prima non ne godevano. Le deduzioni tremontiane finivano a 33.500 euro, mentre le detrazioni sono state estese fino a 55.000. Il fenomeno quindi è diventato più visibile; ma un lavoratore a 33.500 euro ha comunque avuto, nell’anno, una minor imposta di 124 euro rispetto a quello che avrebbe avuto con la normativa 2006. Chiaramente 124 euro non sono una grande somma, ma sono comunque un aumento di reddito disponibile, non una diminuzione.  

            

Domenica, 3. Febbraio 2008
 

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