Badanti, il governo non torturi le famiglie

L’idea di far diventare i datori di lavoro sostituti d’imposta è un modo per aumentare problemi e spese di chi è già in difficoltà. Fanno questo lavoro in circa due milioni, quasi tutte donne e più della metà in nero. Regolarizzarle non costerebbe molto e farebbe aumentare occupazione ufficiale e Pil. Basterebbe attuare alcune proposte di buon senso

La politica farebbe bene ad ascoltare chi rappresenta le famiglie e i loro dipendenti soprattutto a proposito di assistenza a persone non autosufficienti, che avviene in larga misura utilizzando badanti. Le proposte cervellotiche di questi giorni nascono anche da questo non ascolto. Imporre alle famiglie la funzione di sostituti d’imposta vuol dire gravarle di incombenze alle quali sono assolutamente impreparate, gravarle di ulteriori spese, spingerle ancor di più a preferire il nero. Le associazioni di rappresentanza farebbero bene a coalizzarsi, dato che diversamente non le ascolta nessuno.

I modi per ottenere il pagamento dell’Irpef dalle badanti e liquidargli gli 80 Euro di Renzi ci sono, dal momento che Inps conosce i loro redditi. Ma naturalmente possono funzionare solo per quelle in regola.

I soggetti non autosufficienti sono oltre tre milioni. Circa due milioni ricevono l'indennità di accompagnamento (517,84 Euro mensili). Istat prevede per il 2030 cinque milioni di soggetti non autosufficienti dei quali un milione ultraottantacinquenni.

All'Inps nel 2017 risultano assicurati 864.526 addetti stranieri (compresi badanti, colf e baby sitter), donne per l'88%. Censis stima  altrettante persone in nero nel 2014. Per Fondazione Moressa il totale, tutti compresi, supera i due milioni (agosto 2019).

Per affrontare il nero la proposta  dell’associazione Professione in famiglia è la seguente.

Deduzione dal redditodi tutta la spesa per badante, operatore di aiuto o collaborazioni similari con le necessarie rettifiche affinché non ci guadagnino solo i redditi alti. Nostra opinione è che l’offerta di un vantaggio fiscale apprezzabile potrebbe indurre 350-400mila famiglie a regolarizzare rapporti sommersi. In un documento del Censis si stima “il risultato finale degli effetti diretti e indiretti pari a un costo per lo Stato di 72 milioni di euro”. Il Forum del Terzo settore è meno ottimista e stima “un maggior esborso pubblico di circa 250 milioni di euro annui”. E prevede un aumento “al calcolo del PIL di almeno 0,30-0,40 punti percentuali, e al calcolo degli occupati per circa 2 punti percentuali.”

Occorre un Contratto di lavoro che sia di semplice applicazione e non generatore di litigiosità e vertenze alla fine del rapporto. E un sistema di bilateralità adeguato alle esigenze di lavoratori e datori di lavoro. Due titoli per esemplificare le nostre idee di innovazione contrattuale: la paga oraria conglobata per la Colf a ore; il part time per la badante. Per la Colf da poche ore si potrebbe avere un voucher di facile gestione esclusivo per questo tipo di prestazione.

Abbiamo  regolamentato il rapporto di co.co.co. per la figura definita ”Operatore di aiuto”. E funziona con imprese, soprattutto cooperative, che vendono il servizio alle famiglie sollevandole dall’incombenza di gestire rapporti di lavoro e assicurando qualità della prestazione.

Si riconosce l’utilità delle badanti? Occorre una sanatoria per le immigrate irregolari e la messa a punto di un sistema di reclutamento e formazione che sia praticabile, decente e tale da favorire la regolarità anche per fare fronte alla sempre più evidente scarsità di personale disponibile per questo lavoro. Il presidente della comunità di Sant’Egidio ha dichiarato che mancano 50mila badanti.                                                                                                                                                           

Non solo le famiglie in parte preferiscono il nero, ma in troppi casi anche le lavoratrici. Quando si tratta di immigrate irregolari il nero è l’unica soluzione possibile alla faccia della severità delle sanzioni per le quali non si ha notizia di alcuna applicazione. Quando le lavoratrici, pur regolari, preferiscono il nero è per la convinzione (troppo spesso a ragione) che per loro i soldi versati all’Inps siano gettati al vento.  Si torni alla possibilità di incassare il versato a Inps quando si rimpatria nel paese di origine. E si impari da altri Paesi quali Francia e Germania. Non è il caso di inventare la ruota più di una volta.

 Il 5 ottobre si è svolta l’Assemblea nazionale delle donne Cgil con il bel titolo “Belle ciao”; molti interventi ben congegnati; ma la parola badanti non l’ha detta nessuna/o.

(Aldo Amoretti è Presidente dell’associazione Professione in Famiglia)

Giovedì, 24. Ottobre 2019
 

SOCIAL

 

CONTATTI