Attraverso la crisi con molte idee sbagliate

Si sta diffondendo la speranza che il peggio sia passato, ma prevalgono ancora le spiegazioni minimaliste o moraliste su quanto è successo. E in Italia intanto il governo prosegue imperterrito la sua politica

Si sta diffondendo un certo ottimismo sull’andamento della crisi. Nessuno pensa che sia finita, ma molti sono arrivati ad affermare - abbondano le dichiarazioni pubbliche in proposito - che il peggio sia passato. Alcuni dei più recenti dati congiunturali - in Europa come in America e in Cina - sembrerebbero confortare questa che, per ora, appare poco più di una speranza. D’altronde, come ricordava qualche giorno fa in una conferenza Joseph Stiglitz, nell’economia mondiale sono stati iniettati 7 trilioni di dollari, un numero che si fa fatica persino ad immaginare. Sarebbe ben strano che uno sforzo così inusitato non avesse sortito alcun effetto.

Uno sforzo che non potrà essere senza conseguenze. Il Fondo monetario ha stimato che entro i prossimi cinque anni il rapporto debito-pil dei paesi del G20 sarà in media del 110%, se le cose andranno bene; e del 140 se andranno meno bene. Viene quasi da sorridere al ricordo della contrarietà della Germania al nostro ingresso nell’euro perché il nostro debito era giudicato troppo alto. La "Superclasse", come l’ha chiamata Robert Reich, si è mangiata un pezzo del nostro futuro e probabilmente anche del futuro dei nostri figli.

Sarebbe il caso, almeno, di pensare a cosa e come si debba cambiare perché tutto questo non si ripeta. Ma quelle che prevalgono sono ancora le spiegazioni minimaliste ("si è sbagliato nei controlli sulla finanza") o addirittura moraliste ("Tutta colpa dell’eccessiva avidità, della mancanza di etica"). Scapperebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

In Italia, al di là di qualche bel discorso (le parole non costano niente), tutto sembra procedere come se nulla fosse accaduto. Si è approvata una legge sul federalismo fiscale nebulosa quanto pericolosa. Il ministro Maurizio Sacconi ha cambiato colore al suo libro sul lavoro, che da verde è diventato bianco: significa che si tratta dell’impostazione definitiva, ma rispetto alle versione preliminare la logica non è cambiata. Flessibilità del lavoro, riduzione delle garanzie per chi ce l’ha con la scusa di estenderle a chi non ce l’ha, welfare il più possibile appaltato ai privati, con abbondante uso del cosiddetto non profit, che piace tanto anche a una parte della sinistra, come cavallo di troia.

Il presidente del Consiglio si è dato da fare con il terremoto, e ancor di più con veline e "figliocce". Il suo gradimento, dice, è al massimo, e purtroppo non stupirebbe che fosse vero. Nessuno parla più di qualche suo piccolo problema, ma ormai non dovrebbe mancar molto alla pronuncia della Consulta sulla costituzionalità del "Lodo Alfano", che gli evita i processi e gli ha permesso, per esempio, di separare le sue sorti da quelle dell’avvocato inglese David Mills, condannato a quattro anni e mezzo per corruzione in atti giudiziari. Ma anche se la Corte bocciasse, non c’è da sperare troppo. Probabilmente il Nostro troverà il modo di scamparla anche stavolta. Come ripetono continuamente in tutti i film e telefilm americani, anche quando uno sta per morire, "va tutto bene".

Venerdì, 8. Maggio 2009
 

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