Attenti al lupo

Il comportamento di Silvio Berlusconi in questa campagna elettorale è diventato preoccupante. I leader del centro sinistra fanno probabilmente bene ad essere più pacati, ma stupisce la cautela, tranne eccezioni, degli organi di informazione
Gridare "al lupo" significa dare un falso allarme. Però, non bisognerebbe nemmeno dimenticarsi che, nella storiella che ha dato origine al detto, il lupo alla fine arriva davvero. Il comportamento di Silvio Berlusconi in questa campagna elettorale, più che indecente (a quello siamo abituati) è preoccupante. Mai si era vista una tale ostentata insofferenza a qualsiasi regola, una tale sequenza di calunnie, anche violente, contro gli avversari politici, una tale protervia nel manipolare i dati o semplicemente nal darli falsi. Un sito di professori milanesi, La Voce, si è impegnato nell'opera meritoria di controllare le dichiarazioni del politici (di destra e di sinistra) quando citano cifre che riguardano l'economia (vedi qui). In testa alla classifica degli "errori" - guarda un po' - c'è proprio Silvio Belusconi. Se poi questi "errori" li pesassimo, ne basterebbe uno solo di Berlusconi a schiacciare quelli di Rutelli e Fassino (che comunque sono stati "pizzicati" solo una volta ciascuno).
 
Certo, la credibilità dell'uomo è ormai a livelli infimi, anche in ambienti in cui prevalgono persone di certo non vicine al centro sinistra. Quando, per esempio, ha proclamato che lo schieramento di Prodi avrebbe tassato pesantemente i titoli di Stato, anche quelli in circolazione, ci si sarebbe aspettati un crollo delle quotazioni. Se non il panico, almeno un sensibile ribasso. Niente, le quotazioni non si sono mosse: i mercati hanno dimostrato di ritenere che dietro le affermazioni del presidente del Consiglio non ci fosse niente di serio.
 
Del resto, ne ha dette tante da scriverci sopra un libro ("Le mille balle blu", di Marco Travaglio e Peter Gomez, appena uscito da Rizzoli). Ma quando viene preso in castagna non solo non si ritira in buon ordine, ma diventa una belva, parte all'attacco, proclama che ci sono "rischi per la democrazia". Come nel recente caso dell'allarme ai turisti americani, per esempio. Suggerito dall'Italia? Ma scherziamo, non ne sapevamo niente, Prodi, che ha avanzato dei sospetti, è colpevole di "ingerenza" negli affari interni americani. Ora, a parte che si sa che il nostro ha chiesto aiuto per la sua campagna alla squadra di Karl Rove, l'eminenza grigia di George Bush (cosa che naturalmente smentisce),  e Rove ha certo la possibilità di organizzare giochetti del genere; ma bisogna anche ricordare che un funzionario del Dipartimento di Stato Usa, intervistato dal TG1, ha ammesso che iniziative di questo tipo vengono sempre concordate prima con i governi interessati. L'amico Bush, anche lui in forte crisi di consensi, pur di non essere lasciato solo in Iraq è disponibilissimo a dare tutti gli "aiutini" che può, come si è visto anche con l'invito a Berlusconi al Congresso.
 
In ogni caso, le persone informate e attente sono certo in grado di capire quando il presidente bara (cioè molto spesso). Ma non tutti gli elettori sono informati e attenti, ed è quello su cui conta Berlusconi. Comunque, non si può non provare preoccupazione, ripetiamo, quando si vede una campagna elettorale tutta basata su colpi sotto la cintura, quando si assiste attoniti a una prepotenza che negli ultimi tempi è diventata il tratto distintivo del presidente del Consiglio.
 
Probabilmente fanno bene, i leader del centro sinistra, a mantenere i toni bassi, a non mettersi su quella china pericolosa. Ma certo ci si aspetterebbero dall'opinione pubblica e dagli organi di informazione (quelli che non controlla, naturalmente) delle reazioni più adeguate a un tale comportamento. Sembra invece, a parte Repubblica, di cogliere una certa circospezione, una cautela forse eccessiva. Il ragazzo della favola gridava "al lupo" e a un certo punto nessuno gli credeva più. Neanche quella volta che il lupo era arrivato davvero.
Sabato, 25. Marzo 2006
 

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