Chi farà la storia della crisi economica del 2008 si troverà a confrontare le politiche con le quali i diversi governi hanno cercato di fronteggiarla. Si scoprirà che alcuni paesi avranno adottato misure più efficaci, e dalla crisi saranno usciti prima o con minor danno, mentre altri avranno palesemente sbagliato. DellItalia il futuro storico non potrà dire nulla, sarà un buco nero. Il governo italiano si è estraniato dal resto del mondo. Berlusconi ha negato la crisi o lha oscurata. Cera un governo si scriverà - che diffidava giornali e televisioni dal soffermarsi sullargomento. Questo non significa che il governo si astenesse dal dare direttive e consigli. Rimasticando come una chewing gum un keynesismo per sentito dire, in base al quale se si consuma si aumenta la domanda, le imprese producono e nessuno è licenziato, il capo del governo non si stancava di predicare lottimismo.
Un invito fasullo e irridente perché nel frattempo la più grande impresa italiana ferma la produzione per molte settimane,
Eppure quando sta per finire il primo anno di crisi una cosa appare evidente in America, da dove la crisi è partita, come in Europa. A differenza del 1929, non abbiamo visto lunghe file di depositanti agli sportelli delle banche in procinto di fallire. Ci fu il caso della Northen Rock in Gran Bretagna, ma Gordon Brown con una tempestività da vecchio laburista non esitò a spegnere il fuoco dellallarme, nazionalizzandola, così come in seguito ha continuato a fare con
Quello che vogliamo dire è che, avendo la maggior parte dei governi adottato misure di carattere eccezionale si pensi allazzeramento dei tassi dinteresse da parte della Fed è probabile che non vedremo altre banche fallire, e questo può essere un bene. Ma, come successe negli anni Trenta, sarà leconomia reale e, in primo luogo, loccupazione a pagare. Strauss-Kahan, direttore del Fondo monetario internazionale, ha esortato i governi a intervenire con più tempestività e energia: Sono particolarmente allarmato dal fatto ha dichiarato - che le nostre previsioni già oscure
diventeranno ancora più nere se non saranno adottati sufficienti stimoli fiscali. In altri termini le misure monetarie, come il taglio dei tassi, sono necessarie ma insufficienti.
La risposta dei governi alla crisi è molto differenziata. In Europa la linea più aggressiva è quella di Gordon Brown.
In questo quadro, limpegno più deciso è quello del presidente eletto Barack Obama. Mentre aveva annunciato, durante la campagna elettorale, limpegno a investimenti pubblici di 175 miliardi di dollari, il suo staff sta ora concordando col Congresso una spesa pubblica aggiuntiva dellordine di 800 miliardi di dollari che si aggiungono ai 700 già previsti per il sostegno alle banche e alle aziende in crisi. La somma delle due misure equivale a oltre il 10 per cento del prodotto interno lordo. Una cifra colossale la cui motivazione può stare solo nella convinzione che siamo di fronte alla crisi più grave dal tempo della Grande Depressione degli anni Trenta.
E qual è latteggiamento del governo italiano nel mezzo di questa tempesta? Non allarmatevi, anzi non lasciatevi allarmare da giornali e televisioni irresponsabili...e, per favore, riprendete a consumare ripete Berlusconi. Intanto, Tremonti si compiace del fatto che la finanziaria elaborata nellestate è stata approvata da una maggioranza senza voce, come se nulla fosse successo in questo autunno del 2008.
Il PD e i sindacati hanno avanzato un certo numero di proposte. Ora è il momento di raccoglierle e articolarle in un piano complessivo che non può essere sfrondato, assumendo ora luna ora laltra proposta. La loro efficacia dipenderà dal simultaneo funzionamento di un piano organico, senza di che si tratterà di gocce dacqua nel mare della crisi.
Un pacchetto di interventi dovrebbe prevedere un insieme di misure complementari. Un primo intervento è quello che si prospetta sulla Cassa integrazione a rotazione - una misura per la quale si sono in passato costantemente battuti i sindacati. Essa ha il vantaggio di non emarginare gruppi di lavoratori, implicitamente avviandone una parte alla perdita del posto di lavoro. Ma se si tratta di una misura apprezzabile in circostanze ordinarie, oggi per essere efficace e diventare una vera alternativa alla minaccia del licenziamento, deve essere estesa a una grande massa di lavoratori che operano al di fuori dei settori e delle dimensioni aziendali attualmente previsti. E debbono inoltre essere rivisti i tetti che limitano fortemente lintegrazione del salario. In mancanza di questi aggiustamenti, saremmo di fronte a un provvedimento che lascerebbe alla mercé della perdita del posto di lavoro la maggioranza dei lavoratori delle piccole e medie aziende e a un consistente abbassamento del salario medio dei lavoratori che ne fruiscono. Un secondo intervento dovrebbe provvedere allaumento e allestensione dellindennità di disoccupazione per tutti coloro che perdono (o hanno già perduto) il lavoro, indipendentemente dalla forma contrattuale. Un terzo intervento dovrebbe riguardare la restituzione del fiscal drag a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, che negli ultimi anni hanno subito il taglio dei salari reali per il forte aumento dei prezzi dei generi di prima necessità.
Si tratta fin qui di misure tendenti a scongiurare la minaccia di licenziamenti di massa e a fornire un sostegno al reddito. Ma, isolate, non bastano. Leconomia ha bisogno di misure di rilancio per evitare lapprofondimento della recessione. Da questo punto di vista, è essenziale sostenere le piccole e medie imprese. Visto che il governo ha garantito alle banche tutto laiuto necessario a scongiurare pericoli dinsolvenza, è necessario un accordo col sistema bancario per garantire il credito desercizio a tutto il sistema delle piccole e medie imprese. Infine, ma non meno importante, di fronte alla caduta generalizzata degli investimenti, il governo dovrebbe mettere in atto un piano di investimenti pubblici infrastrutturali in grado di essere immediatamente operativi.
Si tratta di piani dintervento in direzione dei quali si muovono con diversa intensità i governi di tutto il mondo. Possiamo farne a meno in Italia? Abbiamo alternative diverse? Su questi punti lopposizione e i sindacati (perché non unitariamente?) dovrebbero confrontarsi e incalzare il governo. (Tralasciando temi improvvisati e inconsistenti , come limbroglio del contratto unico o la sciocchezza della pensione a 65 anni per le donne si veda a questo proposito larticolo di Benetti).
Conosciamo lobiezione a una complessiva piattaforma anticrisi: il disavanzo di bilancio e lingente dimensione del debito pubblico. Nelle circostanze attuali si tratta di un'obiezione infondata e, in sostanza, di un alibi. La recessione accresce automaticamente il disavanzo per le minori entrate e per un inevitabile aumento della spesa assistenziale. Ma non basta. Se il paese rimane bloccato in uno scenario di recessione per tutto il 2009 e oltre, il rapporto fra debito e Pil è automaticamente condannato a crescere.
Da qualsiasi punto di vista si giudichi la politica del governo, siamo di fronte allirresponsabile tentativo di sviare il dibattito da parte di commedianti che recitano a soggetto - dalla separazione delle carriere dei magistrati allelezione diretta del capo dello Stato. Lopposizione, se vuole veramente fare il suo mestiere, ha tutte le condizioni per battere un colpo, per tornare a esistere e riconquistare la fiducia di quanti osservano con frustrazione la debolezza e lincertezza delle sue posizioni.