Questanno il Rapporto annuale sul mercato del lavoro (MdL) 2012-2013 del CNEL, di norma presentato a luglio, ha avuto la sua uscita il 1° ottobre. La ragione può essere legata alla nomina del professore Carlo DellAringa, da sempre estensore e relatore del Rapporto, a sottosegretario del ministero del Lavoro.
Nella stessa giornata sono usciti i dati ISTAT sulloccupazione relativa ad agosto 2013, che hanno aggiornato in peggio i dati contenuti nel Rapporto Cnel.
Infatti lISTAT ci dice ( si vedano tutti i dati nel Prospetto 1 e 2 ) che ad agosto 2013 gli occupati erano 22.498.000, con 347mila unità in meno rispetto ad agosto 2012. Il numero dei disoccupati ha toccato 3.127.000 con 395.000 unità di incremento (+14,5%) su agosto dellanno precedente. Il tasso di disoccupazione è arrivato al 12,2% (+ 1,5% nellanno di riferimento). Se guardiamo alla disoccupazione giovanile (15-24 anni), essa ha raggiunto la quota del 40,1% (+5,5% nellanno).
Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni ( persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o disoccupate ) si sono attestati al 36,3% per una cifra di 14.332.000 unità.
Per quanto riguarda invece il Rapporto sul MdL 2012 - 2013, il CNEL ci dice che il 2013 è lanno peggiore della storia delleconomia italiana del secondo dopoguerra, ma che crediamo anche possa intercettare il punto di svolta del ciclo economico. In effetti la crisi, esplosa negli USA nel 2007, dura da ormai sette anni e sta pesantemente piegando il paese. La contrazione del PIL è ormai arrivata al - 8% con le conseguenti ripercussioni. Crollano infatti i consumi e cade loccupazione.
Figura 1) (*)
Nella Figura 1) sul confronto tra PIL, domanda di lavoro e occupazione vediamo che, a fronte di una caduta del PIL di 8 punti (dal 100 del 2008 al 92 del 2013), la flessione degli occupati è molto meno rilevante. Questo vuol dire che loccupazione è caduta in proporzione meno del PIL a causa di:
- un aumento della CIG, non solo ordinaria e speciale, ma anche in deroga estesa a coloro che non ne avevano diritto;
- una riduzione del numero di ore di lavoro straordinario;
- un aumento della diffusione del part-time, quasi 3.800.000 contratti, soprattutto quello involontario (del lavoratore che non ha trovato un lavoro a tempo pieno, pur cercandolo, ed ha accettato il tempo parziale.
Figura 2)

La Figura 3) sul tasso di disoccupazione 2003 - 2013 va corretta con laggiornamento ISTAT che porta al 12,2% il dato del 2013.

La stagnazione della produttività del lavoro, la perdita di competitività delleconomia del paese, la riduzione dei margini di profitto delle imprese, la caduta dei salari reali, laumento della pressione fiscale rappresentano elementi che hanno fatto crollare il potere dacquisto ed i consumi interni.
Nella Figura 4) vediamo la scomposizione della crescita del valore aggiunto nei vari settori industriali nel periodo 2008 - 2012: la produttività, le ore lavorate e gli occupati. E interessante esaminare per ogni settore industriale come varia il rapporto e la relazione tra occupato, ore lavorate per occupato, produttività del lavoro e la variazione del valore aggiunto.
Figura 4)

Figura 5)
Per il CNEL levoluzione del mercato del lavoro italiano suggerisce che parte dellaumento del tasso di disoccupazione (12,2%) sia di carattere strutturale. Vi è il rischio che molti di coloro che sono stati espulsi dal mercato, o non sono neanche riusciti ad entrarvi, restino a lungo fuori dal processo produttivo.
Infatti nel Rapporto si stima che per riportare all8% (il valore del 2011) il tasso di disoccupazione entro il 2020, si dovrebbe avere un 2% lanno di incremento del PIL. Viste però le previsioni per il 2014, che saranno contenute nella legge di stabilità, questo obiettivo appare molto lontano.
Nel frattempo aumentano nel MdL i lavoratori delle classi anziane (55 - 64 anni) con 277.000 unità in più nel solo 2012 rispetto al 2011. Per effetto della riforma pensionistica della Fornero il minor numero di persone che esce dal mercato riduce la domanda sostitutiva e blocca il turn over del circuito produttivo.
Aumenta lofferta di lavoro da parte delle donne e dei giovani.
Rispetto alle classi di età agli estremi si riscontra un dato molto significativo. I giovani dai 15 ai 29 anni sono il 7% del totale dei lavoratori attivi, mentre gli over 55 sono più del 12% del totale degli attivi.
I NEET sono arrivati al 23,9% della popolazione giovanile ( 35% nel Mezzogiorno).
La recessione peggiora ancora di più la tendenza in atto da anni alla precarizzazione: i part-time involontari possono essere a tempo determinato; i contratti a termine e quelli dei parasubordinati raggiungono ormai i 3 milioni, un esercito di precari, il 12,6% delloccupazione complessiva.
Aumentano in modo rilevante i lavoratori a basso salario, per i quali il Rapporto parla di trappole della povertà, con impieghi che sono anche senza stabilizzazione e senza qualificazione.
(*) Le Figure da 1) a 5) sono riprese dal Rapporto CNEL - I due prospetti 1. e 2. sono ripresi dallISTAT