Federalismo avvelenato

Gianni Pittella e Marco Esposito analizzano le conseguenze della riforma voluta dalla Lega: più soldi alle regioni ricche e meno a quelle povere. Per esempio la Puglia perderà 61 euro per abitante, la Lombardia ne avrà 59 in più. Sfatano luoghi comuni: non è vero che al Sud la vita costa meno. E lanciano l’allarme sulle conseguenze: il Meridione pagherà più tasse per avere meno servizi

Un federalismo che di federale ha solo l'architettura ma i cui principi si basano sul risentimento di un territorio su un altro, sperequato in modo da gravare meno sulle regioni ricche e più su quelle povere con conseguenze pesanti per l'intero Meridione, insomma un «federalismo avvelenato». È quello che, nell'omonimo saggio, il vicepresidente del Parlamento europeo Gianni Pittella e il giornalista economico Marco Esposito invididuano si stia preparando con la complessa riforma che entrerà a regime nel 2019 ma che già dal prossimo anno farà i vedere i suoi frutti, almeno nelle regioni a statuto straordinario.

Pur nella vaghezza delle indicazioni legislative e nella fumosa scarsità di dati, Pittella ed Esposito hanno elaborato dati sorprendenti e lanciano un forte allarme su quanto si va preparando, indicando responsabilità tra chi questa riforma fortemente la vuole e la vuole in questo modo e chi non si oppone, non corre ai ripari, non fa sentire la sua voce.

A detta dei due autori il paradosso è lampante: con la riforma la Puglia rischia di pagare già nel 2012 il prezzo più alto: dovrà rinunciare a 536 milioni di trasferimenti statali e a 131 milioni di gettito da benzina per un totale di 667 milioni, a fronte dei quali con l'addizionale Irpef di un punto e mezzo incasserà soltanto 417 milioni: una perdita secca di 250 milioni, pari a 61 euro per abitante. Al contrario, la Lombardia rinuncerà a 1.059 milioni di trasferimenti e a 676 milioni di accisa sulla benzina per un totale di 1.735 milioni, mentre grazie all'Irpef porterà in cassa 2.317 milioni, ovvero 582 più di adesso, pari a un guadagno di 59 euro per residente. Benefici consistenti andranno anche a Lazio, Emilia Romagna e Veneto. Il Sud (continentale) deve pagare una tassa d'ingresso nel federalismo di 0,9 miliardi di euro, cioè 64 euro per abitante.

Zittite da un senso di colpa generato dalla cattiva amministrazione (anche se non tutte le responsabilità sono ascrivibili a fattori locali) ben instillato dalla potenza mediatica del Nord, le regioni meridionali non reagiscono accettando il principio punitivo. Ma come spiegare allora i casi di quelle regioni di cui non si parla mai ma che invece sono ben amministrate? La Basilicata, che in questo alveo può ben figurare, pagherà un costo pro-capite di 163 euro; e lo stesso il Molise dove ogni individuo pagherà 149 euro.

Mette in guardia Bruno Manfellotto nell'introduzione: il rischio di questa manovra è che il Nord resterà deluso, perchè si aspetta una valanga di soldi che non ci sarà, e il Sud frustrato perchè si ritroverà impoverito nei fondi e nei servizi. D'altronde, sottolineano Pittella ed Esposito, la Copaff (Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale), incaricata di elaborare e gestire la riforma fiscale disegnata nella legge 42 del 2009, ha il presidente e il vicepresidente scelti dal ministro Tremonti, un altro scelto dal ministro Bossi, le nomine al suo interno sono state effettuate complessivamente da 13 ministri settentrionali, uno del centro e uno del sud; il rappresentante delle regioni è un lombardo e le regioni a statuto speciale non sono rappresentate perchè non direttamente interessate.

Prevedono gli autori che nel paese ci saranno due grandi aree fiscali: una relativamente leggera, che coinciderà con il territorio dotato di migliori condizioni infrastrutturali e di sicurezza, un'altra dove si pagheranno più tasse per avere servizi inferiori. Eppure, a ben guardare, già oggi sono tante le gabelle che i meridionali pagano più salate rispetto ai loro conterranei settentrionali. Così come la favola del costo della vita, più basso al Sud. «Federalismo avvelenato» smonta anche la logica dei raffronti fatti considerando, tra le due aree principali del paese, prodotti che comparabili non sono poiché sono eterogenei. Basta acquistare lo stesso pacco di pasta (non di marche differenti) a Milano e Napoli per scoprire che il costo della vita è più caro al Meridione. Se poi a questo si somma la scarsità dei servizi, delle infrastrutture e quella tassa mai citata che è la criminalità organizzata, che i meridionali devono obbligatoriamente pagare, allora si ha una visione più completa e reale della situazione di quanto già non lo sia quella che affiora dall'analisi dei numeri e dei tabulati.

Gianni Pittella e Marco Esposito
Federalismo avvelenato
Ed. Zefiro – pp. 121 - € 10

Martedì, 22. Febbraio 2011
 

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