Il 27 febbraio, sul sito Corriere.it - Corriere di Bologna -, è comparsa la notizia relativa alla "politica delle veline" posta in atto da Trenitalia.
L'eclatante caso di gestione discriminatoria del personale è ben documentato sul sito: nel corso delle selezioni del personale per il servizio Club Eurostar vengono scelte solo le ragazze più giovani, più carine, e con solo qualche anno di esperienza alle spalle. Nel frattempo gli uomini e le donne più anziane che già lavorano allinterno dei salottini del Club sono contattati ed invitati a fare domanda di trasferimento. A chi non accetta di spostarsi dal Club Eurostar, viene prospettato senza mezzi termini il trasferimento alla biglietteria.
La gravità e la delicatezza della questione hanno imposto l'intervento, tempestivo e puntuale, dei soggetti in grado di affrontarla e risolverla, i sindacati e la Consigliera di parità della regione Emilia Romagna e, se non si troverà una soluzione in via conciliativa, il giudice.
Pare invece del tutto inopportuno chiamare a votare i lettori sul caso, come è stato fatto dal Corriere contemporaneamente alla pubblicazione della notizia. Una condotta o è discriminatoria o non lo è, e decidere spetta al giudice. Possono esistere opinioni diverse sulla legislazione e sulla politica antidiscriminatoria, ma non sulla qualificazione di fatti accaduti: se dal sondaggio risultasse che la maggioranza dei lettori preferisce avere a che fare con fanciulle giovani e carine piuttosto che con signore/i di mezza età ciò attenuerebbe forse il carattere discriminatorio dell'episodio? Indire un sondaggio sulla "politica delle veline" significa contribuire alla banalizzazione di un comportamento aziendale molto grave, sottoponendo i numerosi lavoratori coinvolti alla giuria dell'inesperto lettore che, più o meno casualmente, apprende la notizia.
La tutela della dignità e professionalità dei dipendenti di Trenitalia esige che la decisione sulla vicenda sia assunta - esclusivamente - da un giudice, nel corso di un regolare processo, in cui sia assicurato il fondamentale diritto alla difesa (art. 24 Cost.). E nulla, neppure un sondaggio, può interferire sulla decisione.
Ecco perché vorremmo che in futuro casi di questo tipo non fossero sottoposti al voto popolare. In fondo il compito di una buona testata giornalistica è quello di informare, non decidere.
la notizia figura sul sito:
http://corrieredibologna.corriere.it/ricerca/bologna/search.do
il sondaggio:
http://corrieredibologna.corriere.it/appsSondaggi/pages/corbologna/archivio.jsp
C. Alessi, Professore di diritto del lavoro, Università di Brescia
M.V. Ballestrero, Professore di diritto del lavoro, Università di Genova
M. Barbera, Professore di diritto del lavoro, Università di Brescia
F. Borgogelli, Professore di diritto del lavoro, Università di Siena
S. Borelli, Ricercatrice di Diritto del lavoro, Università di Ferrara
G. De Simone, Professore di diritto del lavoro, Università di Genova
D. Gottardi, Professore di diritto del lavoro, Università di Verona
L. Guaglianone, Professore di diritto del lavoro, Università di Brescia
S. Renga, Professore di diritto del lavoro, Università di Ferrara
Stefania Scarponi, Professore di Diritto del lavoro, Università di Trento
A.T. Tinti, Ricercatrice di Diritto del lavoro, Università di Bologna