Europa, facciamo della crisi una chance

I partiti di sinistra oggi hanno un'identità molto debole, ma la mobilitazione contro la guerra è un capitale politico da cui partire per rafforzarla

Cari amici,
sono molto d'accordo con la diagnosi di Antono Lettieri nella “cronaca”: “L’Europa e la guerra dell’impero”. Vorrei aggiungere qualche considerazione sul futuro dell' Unione europea, dal punto di vista di una persona di sinistra.

1) Ogni crisi offre anche una chance - l'integrazione europea ha avuto spesso bisogno di una crisi per progredire.

2) La mobilitazione di una grande parte della popolazione in tutte le metropoli europee è un capitale politico, che la sinistra deve usare per un Europa politica e sociale. Anche i partiti della sinistra europea erano - salvo il Labour Party (dove Blair accusa molte difficoltà e sembra essere in minoranza) - tutti d'accordo sul no della guerra americana.

3) A confronto con i partiti democristiani a livello europeo, la sinistra europea come identitá politica è debolissima. Non solo perché per una parte della sinistra l'Europa rimane piú o meno una proiezione del tradizionale assetto capitalistico, ma (e questo mi sembra piú importante) perché i movimenti di sinistra e i sindacati rimangono più radicati nella loro base sociale nazionale, per cui l'Europa appare molto distante. Oggi dovremmo capire che l'Europa e piú di un'economia e che c'è un potenziale di movimento sociale largo, che va al di lá della sinistra tradizionale, che aspetta una leadership veramente europea (e non solo politici che usano l'Europa tatticamente per conflitti a livello nazionale).

4) Malgrado molte idee, mi sembra che la sinistra europea non riesca a esprimere, al di fuori di qualche proposta di regolazione sociale, una compiuta visione strategica per un'Europa politica. D’altra parte, i dilemmi del “sociale” dipendono anche dal fatto che il sociale non solo è molto complesso ma, a causa delle tradizioni specifiche, anche molto differente a livello nazionale - cioè la regolazione europea ha dei limiti oggettivi. Per questo, una strategia della sinistra europea deve basarsi su una visione generale capace di coinvolgere insieme i temi della pace e della guerra, della societá civile (democrazia, partecipazione, sussidiarietá, sindacati, associazionismo), di quella che in Germania definiamo “economia sociale di mercato” (interpretando la politica sociale non solo come uno strumento di controllo sociale, ma anche di efficienza, di produttività e di sviluppo economico).

Questa strategia deve essere consapevole della specificitá europea e del ruolo dell' Europa nel mondo. Forse vale la pena di rileggere qualche testo del vecchio presidente della commissione, Jacques Delors.

Saluti da Colonia (Germania)

P.S. scusatemi gli sbagli della lingua italiana

Giovedì, 10. Aprile 2003
 

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