Un'Europa per cui lottare

Secondo l'indagine demoscopica Eurobarometro la grande maggioranza degli italiani è favorevole all'Unione, ma a patto che cambino le politiche e che si attui una reale cooperazione. Una strada obbligata, anche perché abbandonare l'euro ci esporrebbe a seri rischi

L’Unione europea è un obiettivo storico di progresso e di pace che non possiamo mancare. Lo si capisce con il cuore, con la mente e anche con la pancia.

 

Siamo 28 paesi piccoli e medi, tuttavia competiamo con sistemi economici molto più grandi come gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone; ma, soprattutto, le scelte che concepiamo collettivamente in ogni istituzione democraticamente rappresentativa devono confrontarsi con i mercati globali e le loro correnti speculative che in termini economici valgono molte volte l’intero PIL mondiale. Se continueremo a muoverci singolarmente, saremo alla mercè di tutti.

 

Le politiche di austerità e di rigore applicate dalle Ue stanno portando al disastro, a una crisi che ha superato per gravità quella del ’29. I tedeschi difendono quella malintesa visione dell’austerità come una questione etico-morale, prima ancora che economica. Ma è un approccio ideologico palesemente asimmetrico. Infatti, la crisi si è concretizzata nell’esplosione del debito delle imprese private e, in particolare, degli istituti finanziari (quelli tedeschi molto più di quelli italiani) a causa dei loro comportamenti molto poco rigorosi; dopo, però, gli effetti e gli oneri di quei comportamenti sono stati addebitati ai bilanci pubblici e, dunque, alle popolazioni cui vengono tagliati salari, pensioni e servizi sociali in cambio di … più tasse.

 

L’Unione europea rischia di diventare il tripudio dei suoi difetti complementari: i cialtroni mediterranei che non pagano le tasse poi comprano le BMW e le Mercedes dei tedeschi i quali ci rimproverano di essere evasori, ma fondano la loro economia sulle esportazioni verso il resto dell’Europa di cui affossano la crescita. In questo modo non c’è futuro né economico né civile e morale.

 

L’Unione dell’Europea – come avvenne per quella della Germania – si fa riducendo le differenze fra i vari paesi, non ampliandole attraverso le politiche di austerità. La storia europea è a un bivio epocale: alle generazioni future dobbiamo lasciare la sua unità che è il presupposto della sua prosperità materiale e morale, di una società più coesa e civile in un ambiente naturale più sano. Non dobbiamo lasciargli il ritorno ai contrasti nazionalistici e la sottomissione assoluta delle popolazioni alle decisioni dei pochi signori del mercato che governano le correnti speculative sovranazionali.

 

Chi dice ‘ognuno a casa propria’, e chiede di abbandonare l’euro, sostiene una pericolosa sciocchezza. Per tornare indietro occorrerebbe che fra i paesi dell’Unione ci fosse molta più coordinazione e solidarietà di quanta ne sia necessaria per andare avanti. All’Unione europea si è arrivati perché, dopo il secondo devastante conflitto mondiale, i governi e i leader politici dei principali paesi giurarono che nel vecchio continente non ci sarebbero state più guerre.

 

L’indagine demoscopica Eurobarometro ci dice che oggi il 74% degli italiani vorrebbe una maggior cooperazione fra i 28 paesi dell’Unione. Il 65% ritiene che l’Italia non resisterebbe da sola alle sfide della globalizzazione; ma il 55% chiede di cambiare le politiche dell’austerità. Eppure il 95% delle forze politiche presenti nel parlamento italiano è su posizioni o direttamente antieuropeiste o favorevoli alle politiche di rigore. Forza Italia è antieuropeista o è per le politiche di rigore. Il Pd è europeista ma, con alcune lodevoli eccezioni, ha condiviso le politiche di Monti e il pareggio di bilancio in Costituzione. Grillo è contro l’Europa (e la stessa unità italiana); anche i Fratelli d’Italia sono antieuropeisti, e il Nuovo centro destra è d’accordo con l’Agenda Monti.

 

Dunque, chi rappresenta i cittadini italiani consultati dall’Eurobarometro? C’è un grande vuoto di rappresentanza democratica che corrisponde al programma per l’Europa della lista l’Altra Europa con Tsipras. Riempire quel vuoto è necessario, possibile e giusto. Dobbiamo riuscire a rompere l’egemonia degli interessi e della visione che ha portato l’Europa alla grave crisi in cui si trova.

 

Le politiche comunitarie sono sbagliate e fanno il gioco degli euroscettici; se il programma della lista Tsipras avrà adeguata rappresentanza nel parlamento di Strasburgo sarà più facile cambiarle.

 

*Felice Roberto Pizzuti è candidato per la Lista Tsipras nella circoscrizione Centro - da Sbilanciamoci.info

Martedì, 20. Maggio 2014
 

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