Una proposta per gli amici della Costituzione

Seguendo i consigli e l'esempio di Federico Caffè, è sempre più urgente condurre una battaglia ideale e culturale per segnare una discontinuità di paradigma rispetto all'ideologia meoliberista imperante

Da più parti, dai Comitati per il NO, all'Arci, all'ANPI e alla stessa Cgil, ci si interroga come dare migliore continuità alla vittoria nella consultazione referendaria, che ha respinto il pericolo forse più grave corso dalla Costituzione e quindi dalla nostra democrazia dal secondo dopoguerra. Certo, c'è ancora il doveroso impegno per una legge elettorale, non solo omogenea per i due rami del Parlamento, ma aderente al vero spirito della Costituzione a partire dalla rappresentatività che non può essere sacrificata alla cosiddetta governabilità che maschera, neanche troppo, e almeno in Italia, il governo dei mediocri trasformisti più che degli ottimati.

Come sul piano economico va rifiutato lo scambio (trade–off) tra efficienza ed equità, cosi sul piano politico va rifiutato lo scambio tra efficienza (governabilità) e rappresentatività (democrazia). Ed è inutile dilungarsi come quel doppio rifiuto sia il presupposto per uno sviluppo veramente civile. Inusitati premi di maggioranza, capi lista bloccati e le candidature multiple, sono da considerare inaccettabili. Un'elezione che sia veramente democratica richiede che i cittadini possano scegliere tra candidati, ancorché indicati o selezionati da partiti, che abbiano, però, dirigenti legittimati da congressi svolti con regole certe. Dirigenti e candidati eletti in base a programmi chiari ed espliciti oltre che vincolanti, soprattutto se responsabilizzati poi nel governo del Paese. Rimane ancora inapplicato l'art. 49 sui partiti.

E, a proposito di programmi, va precisato che la larga affermazione del NO, mentre ha segnato senz'altro la sconfitta del più largo assembramento mai visto di forze economiche e politiche nazionali ed estere dietro a Renzi, non ha registrato veri vincitori, come qualcuno sembra pensare. Voglio dire che il NO, soprattutto dei giovani che per larga parte hanno determinato il risultato, è stato il rifiuto di politiche decennali che hanno dimenticato il programma di democrazia sociale delineato dalla Costituzione per accodarsi alle politiche neoliberiste (che di liberismo e tanto meno di liberalismo non hanno nulla). E così, la sinistra politica e sindacale ha ceduto progressivamente alle sirene della cosiddetta "terza via", che, sulla mercificazione del lavoro nella centralità dell'impresa anziché della persona e sulla esaltazione della finanza deregolata, hanno portato alla crisi e all'attuale situazione (1). E di cui siamo tutti, seppure in modo differenziato, responsabili. Crisi Aggravata da un sistema europeo diventato "trappola per topi", e nemico dei propri cittadini.

Se dunque, per usare un concetto gramsciano, si è vinta una battaglia - ancorché molto importante - di "movimento", non si è certo vinta la guerra di "posizione" nei confronti delle culture neoliberiste tuttora egemoni. Ecco, quindi, un compito importante per quelle forze che con maggiore impegno e coerenza hanno difeso la Costituzione.

Impostare un programma di ricerca e di proposizione in coerenza con i valori e con il progetto di democrazia progressiva delineato dalla Costituzione e di fatto nel tempo abbandonato, se non attuato al contrario, come nel caso del risparmio e del credito (2). Traducendoli in concreti progetti di legge su cui chiedere il confronto con le forze politiche e misurarle così sul piano della coerenza fattuale e non verbale. Un contributo che fornirebbe anche punti di riferimento utili al travaglio nel campo progressista. Ma, considerando le ultime esperienze delle Commissioni costituzionali del Parlamento, potrebbe anche svolgere, a tal riguardo, un utile compito di supplenza.

Federico Caffè, di da poco è ricorso il trentesimo della scomparsa, che fornì un inestimabile contributo ai lavori costituenti, per tutta la sua vita, con il suo riformismo, cercò di rendere concreti i valori costituzionali. "Così, oggi, ci si trastulla nominalisticamente nella ricerca di un 'nuovo modello di sviluppo'. E si continua ad ignorare che esso, nelle ispirazioni ideali, è racchiuso nella Costituzione; nelle condizioni tecniche, è illustrato nell'insieme degli studi della Commissione economica per la Costituente" (3).

Un programma di lavoro che potrebbe riprendere da quello delle altre Commissioni del ministero per la Costituente e non solo di quella economica. E non meno, rivisitando gli elevatissimi dibattiti nella Commisione dei 75 presieduta da Meuccio Ruini che scrisse il testo della Costituzione e poi nella medesima Assemblea Costituente (4).

Caffè, testimone diretto del consolidarsi presto degli interessi settoriali che non collaborarono lealmente ai lavori della Commissione economica per la Costituente e deluso per il perdente tatticismo delle sinistre che, nel momento della loro maggior forza nei governi di unità nazionale, rinunciarono a riforme che pure altri paesi europei occidentali stavano facendo, preferì presto dedicarsi all'insegnamento e alla funzione di "consigliere del cittadino" (5). Un insegnamento fondato su quei valori prima ricordati, critico per le tante iniquità, per i limiti del mercato nelle sue configurazioni oligopolistiche e dalle sue tante esternalità negative, fossero gli inquinamenti ambientali o quelli finanziari non meno pericolosi, ma aperto ed equanime nella presentazione dei diversi indirizzi di pensiero.

Una volta esistevano scuole di partito quando questi avevano valori da difendere e da criticare e così anche i sindacati. Erano scuole che si articolavano in una visione generale e spesso critica. Oggi prevalgono aspetti parziali e gestionali (di "governance") e sono concentrati su questioni anche utili ma frammentate; dando spesso per acquisito un dato assetto economico e istituzionale. Mentre andrebbe riconquistata la libertà dell'Utopia per il coraggio di un vero riformismo democratico e progressista, come invitava a suo tempo a fare un genio come Bruno de Finetti (6) .

Da più parti si lamenta l'inadeguatezza della classe politica e si ravvisa la necessità di intervenire "per salvare la politica" sul piano della formazione culturale e dell'impegno etico. Un giornale ne ha fatto di anche recente oggetto di un'inchiesta in più puntate; e, a distanza ravvicinata, si sono succeduti due interventi provenienti da aree culturali molto differenti. Quelli di Nadia Urbinati, Salvatore Veca e Francesco Pallante (a firma di Wanda Marra, "Cercasi classe dirigente. Libertà e Giustizia, intellettuali in campo per salvare la politica", Il Fatto Quotidiano, 5 febbraio). Quello dell'attuale Rettore della Bocconi Gianmario Verona, che propone le solite ricette dell'abbassamento delle tasse e delle privatizzazioni (a firma di Stefano Feltri: "I partiti devono scegliere i migliori non i più fedeli", Il Fatto Quotidiano, 3 febbraio).

E inutile sottolineare le differenziate impostazioni culturali, essendo quella della Bocconi di prevalente visione neoliberale. Università collegata alla Trilateral come emerge dalla intervista dell'ex Rettore e precedente Chairman del gruppo italiano, Carlo Secchi, dell'associazione fondata da Rokefeller e da Kissinger, oggi sostituito dalla presidente della Rai Monica Maggioni (ma l'ordine dei giornalisti non ha nulla da dire?). Il cui scopo, dice Secchi, è quello di "influenzare gli avvenimenti" (7).

Ecco un altro compito che dovrebbe essere ripreso dagli "amici della Costituzione": una scuola di buona politica e di economia civile, fondata su quei valori costituzionali. Ci sono diverse iniziative interessanti in tale direzione, ma credo che vadano fortemente rilanciati, procedendo anche a forme di collaborazione e coordinamento, riunendo più forze in un compito certo arduo e con impostazione multidisciplinare, multiculturale, umanistica e cosmopolita (8).

Nonostante il moltiplicarsi di voci critiche, prevale ancora l'esaltazione del mercato senza precisare quale, mentre l'attuale farebbe inorridire lo stesso Adam Smith. E prevale una visione istituzionale di carattere oligarchico ed autoritario (correlato al consolidarsi oligopolistico del mercato). Un pensiero ancora diffuso nelle cattedre universitarie, nei testi scolastici, nelle élite nazionali, europee e internazionali. Che con il sistema delle revolving doors (porte girevoli) si alternano in responsabilità politiche e nelle più alte cariche amministrative.

Tutto ciò rende sempre più urgente condurre una battaglia ideale e culturale per segnare una doscontinuità di paradigma e per la quale fortunatamente abbiamo un punto di rferimento chiaro e solido perché frutto, come disse Giuseppe Dossetti, di 50 milioni di morti e del sangue di tanti eroi della resistenza (quelli che l'hanno fatta veramente alla "luce di un ideale"(9)). E oggi fortunatamente consolidato dal risultato referendario.


* Iscritto ANPI, sez. Adele Bei, collabora con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
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Note

1 - E' soprattutto sul lavoro e sui suoi valori che la "Terza via" si dissocia dal campo socialista e progressista. Così ben argomenta Mauro Fotia, La 'Terza via' Come progetto conservatore, Dissensi, aprile 2002, 2.

2 - L'art. 47 recita: "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio, in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito".

3 - Caffè, F., Storia e impegno civile nell'opera di Giovanni Demaria. In Tullio Biagiotti, Giampiero Franco, Pioneering Economics: international Essays in Honour of Giovanni Demaria , Cedam, Pavia, 1978, pp. 184-189.

4 - Presso il ministero per la Costituente, istituito dal governo Parri e diretto da Pietro Nenni, lavorarono: la Commissione per l'elaborazione della legge elettorale politica; la Commissione per studi attinenenti la riorganizzione delo Stato; la Commissione economica, a sua volta articolata in 5 sottocommissioni (industria; problemi monetari e commercio con l'estero; finanza; agricoltura; credito e assicurazioni) e la Commissione per lo studio dei problemi del lavoro. Per una breve rassegna dei lavori della Commissione economica, F. Caffè, Un riesame dell'opera svolta dalla Commissione economica per la Costituente, in Studi per il ventesimo anniversario dell'Assemblea Costituente,Vol. III, Vallecchi, Firenze, 1969. Ripubblicato in G. Amari (a cura), Federico Caffè, un economista per gli uomini comuni, Ediesse, Roma 207.

5 - Federico Caffè, 1945-1975, Gli stessi errori?, intervista di Fernando Vianello , Sinistra 77, ottobre 1977.

6 - B. de Finetti, L'Utopia come presupposto necessario per ogni impostazione significativa della scienza economica ... e per ogni tentativo di salvare l'umanità dall'autodistruzione, in Requisiti per un sistema economico accettabile in relazione alle esigenze della collettività, Franco Angeli, Milano, 1975. Ripubblicato in G. Amari, F. de Finetti (a cura), Bruno de Finetti, Un matematico tra Utopia e Riformismo, Ediesse, Roma, 2015.

7 - "Dopo Prodi, Monti e Letta ora al Governo abbiamo la Guidi", Intervista di Carlo Secchi a Il Fatto Quotidiano del 25 aprile 2014. Dice Secchi: "non determiniamo gli eventi ma li possiamo condizionare".

8 - Tale ad esempio è quella delineata dalla filosofa delle capabilities, Martha Nussbaum, in Coltivare l'umanità: i classici, il multiculturalismo, l'educazione contemporanea, Carocci, Roma 2006. E ancora, della stessa, Non per profitto: perché le democrazie hannop bisogno della cultura umanistica, Il Mulino, Bologna, 2011.  Un bel libro di apertura multiculturale e cosmopolita che andrebbe letto nelle scuole, è D. De Masi, Mappa mundi, modelli di vita per una società senza orientamenti. Rizzoli, Milano 2015.

9 - Un concetto di Ferruccio Parri nelle lettera di commiato ai collaboratori nel lasciare la Presidenza del consiglio del Governo di unità nazionale; ricordato da Caffè che ne faceva parte, come capo di gabinetto di Meuccio Ruini, ministro della Ricostruzione.

Mercoledì, 3. Maggio 2017
 

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