Una grande Agenzia per prevenire gli infortuni

Luigi Agostini avanza una proposta: fondere Inail e Ispel e caratterizzare l'attività della nuova struttura soprattutto verso la prevenzione, con una razionalizzazione di mezzi oggi non ben impiegati

Rimini capitale degli infortuni sul lavoro? Questa sembra essere la singolare constatazione, dopo un primo sguardo alla “mappa” fornita di recente dall’istituto di ricerca Eurispes. Vediamo la classifica degli infortuni in agricoltura verificatisi nel 2005. Ecco proprio Rimini col 15,74 (tasso d’infortuni ogni 100 addetti), Genova col 14,08, Trieste col 13,64. Il fanalino di coda è rappresentato da Pesaro con l’1,84, Matera con lo 0,65, Palermo con lo 0,16. Se però si passa all’industria in testa troviamo Taranto con 12,73, Gorizia con 10,28, Ragusa con 7,90. Mentre nelle costruzioni torna in testa Rimini col 10,74, Bolzano col 10,63, Gorizia col 9,71. Stanno invece in coda Caserta, Benevento e Napoli (3,02-2,99-3,66). Nei trasporti balza avanti Rieti col 19,25, seguita da L’Aquila col 18 e Bologna col 15,17 e in coda Latina, Roma e Pisa (2,91-1,07-1,07). Fatta infine la media dei vari settori il primo posto è occupato da Taranto con l’11,33, Gorizia è al 9,60 e Ragusa all’8,78. La palma dei minori infortuni totali va a Biella col 3,00, Palermo col 2,57, Roma con l’1,63. Sono statistiche che risultano un po’ singolari e difficilmente spiegabili.
 
E’ possibile, come sostiene Paola Agnello Modica, segretaria Cgil (responsabile delle politiche dell'ambiente e del territorio, della prevenzione, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro) che Rimini conquisti quel primato perché là sono più accurate le denuncie. Quelli raccolti dall’Eurispes, infatti, come tutti i dati ufficiali, sono fondati solo sulle denunce effettuate. Restano fuori i dati provenienti dal lavoro nero. Secondo l’Inail, osserva l’Agnello, in questo ambito si consumerebbero ben duecentomila infortuni clandestini ogni anno. Un'altra osservazione la espone Luigi Agostini, oggi direttore del Cespe e membro del Consiglio d’amministrazione dell’Inail. Può essere che quel dato riminese sia collegato alla massiccia presenza di una manodopera extracomunitaria mandata al lavoro un po’ allo sbaraglio, senza un’adeguata formazione.

Il problema è che bisognerebbe costringere alla formazione non solo i lavoratori, sottolinea Paola Agnello Modica, ma anche gli imprenditori e perfino i progettisti. I datori di lavoro, infatti, spesso si convincono di poter mettere in piedi un’attività in 24 ore e i secondi spesso non studiano le ripercussioni di determinati ambienti e del rapporto tra macchine e persone.

Se questo è un punto sui cui intervenire, un altro riguarda i cosiddetti “ispettori”. Anche qui l’azione più importante è quella di prevenzione.  Paola Agnello spiega che le iniziative primarie sono quelle delle Asl (mentre gli ispettori del Lavoro sono destinati soprattutto all’edilizia). Gli ispettori Asl sono chiamati a verificare gli impianti, a comminare se è il caso la sanzione. Con una norma per cui se c’è una violazione penale è segnalata al magistrato ma contemporaneamente si da un tempo al datore di lavoro per rimettere a posto le cose. E se lo fa paga una sanzione ridotta. Come è successo in numerosi casi. Ma questo corpo di vigilanti non è messo nelle condizione di operare la prevenzione: gli interventi finiscono con l’arrivare solo dopo il fattaccio. Tutto nasce dal fatto che le risorse delle Asl sono assorbite dalle spese farmaceutiche e ospedaliere, non s’investe nella prevenzione. Questa costa al sistema-paese, osserva l’Agnello, il tre per cento del Pil, 41 miliardi di Euro.

L’ossessione della prevenzione è anche di Luigi Agostini che ricorda un detto del fondatore della medicina del lavoro  Bernardino Ramazzini. Lui chiedeva al paziente “Come stai? e subito dopo “Che lavoro fai?”. Perché dall’attività lavorativa della donna o dell’uomo ricavava la diagnosi. La proposta di Agostini è quella di dar vita ad una grande Agenzia nazionale sulla sicurezza del lavoro, sul modello della protezione civile, accompagnata da una mappa nazionale del rischio. Oggi, infatti, gli ispettori si muovono alla cieca, senza una programmazione. Sarebbe possibile concentrare competenze e responsabilità, unificando l’Inail (Istituto Nazionale contro gli Infortuni sul Lavoro) e l’Ispel (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro). La nuova Agenzia dovrebbe essere articolata territorialmente con l’obiettivo primario di puntare alla consulenza-proposta, più al preventore che all'ispettore, in collegamento con le parti sociali e istituzionali. Costruendo così nel territorio informazione, formazione, politiche premiali.

L’Inail, sostiene Agostini, potrebbe mettere a disposizione risorse economiche, attraverso il reinvestimento di parte del surplus annuale, connesso alla sua natura di Ente a capitalizzazione; risorse conoscitive, attraverso l’uso del suo potente sistema informatico e di due strumenti come l’osservatorio sull’occupazione (DNA) ed il portale sulla disabilità (SuperAbile). Inoltre l’Inail ha un grande patrimonio composto da architetti, ingegneri, tecnici informatici, geologi, biologi, chimici, medici statistici. Un piccolo esercito professionale oggi prevalentemente dedicato ad erogare servizi assicurativi. La prospettiva è quella di reimpostare il discorso sulla prevenzione e sulla riabilitazione, creando una nuova figura professionale (il Preventore) ed un vero e proprio corpo d’intervento.

Agostini accenna, a questo proposito, ad un’esperienza in discussione presso la Regione Lazio, nonchè ad un accordo già concluso con Federchimica. Ma altre intese potrebbero essere estese ad altre produzioni strutturate come la navalmeccanica, la siderurgica, la tessile. E’, in definitiva, il tentativo di non accontentarsi della sacrosanta indignazione del momento. E sarebbe davvero interessante se i diversi soggetti interessati, a cominciare dai sindacati, prendessero in considerazione la proposta di Agostini per la realizzazione di un'agenzia unica, simile alla protezione civile. E’ o non è un’emergenza quella della sanguinosa catena che affligge ogni giorno il mondo del lavoro?

Venerdì, 8. Giugno 2007
 

SOCIAL

 

CONTATTI